L’essenza nascosta della notte

Un poeta racconta della poesia e di poeti altri ricordandocene il bisogno

I poeti sono inevitabilmente creature egocentriche, perché a fare il poeta ci vuole, come è noto, un’energia sovrumana, fa dunque piacere scoprirne uno che dedica tanto spazio agli altri poeti, come fa Aldo Nove, nel suo recente Inabissarsi edizioni Il Saggiatore. Si parte da Emily Dickinson, dalle sue parole intese come specchio di un abisso, quello da cui proveniamo, come istruzioni per l’uso dell’infinito, che ricamano sui sogni del bambino, per arrivare ad esprimere “Spirito” e “Anima” intese come “l’altro dall’altro in cui abitiamo” ovvero la nuda alienazione, parole anch’esse da maneggiare con cautela, perché anch’esse preda di consumismo inflazionato.

Sarà perché sto per pubblicare la mia seconda raccolta di poesie Il cuore bacato per Transeuropa edizioni, sarà che sono rimasta abbagliata da questo scrittore -scoperto tardivamente- che, con i suoi recenti  Sonetti del quarzo Einaudi Edizioni, ha saputo raccontare la storia recente come nessun altro, perché malgrado in uno stesso post contenuto sulla sua pagina FB sia il primo a sottolineare l’odierna inutilità di pubblicazioni (cfr. Tanto a febbraio esce. Escono cento milioni di libri a settimana. Non venderà un c@zzo. Ma in fondo è un grosso pezzo della mia anima. E l’anima non si vende) è anche il primo a saper utilizzare la poesia per spalancare orizzonti, eternamente risorgere contro ogni bruttura del presente, poiché se la poesia “non salva la vita” ne è comunque testimonianza e protagonista, nell’atto in cui il poeta sa reggerne il peso del processo trasformativo mercuriale, antidoto alle apocalissi quotidiane alle maledette burocrazie, un sogno nostro che sa essere più della cosiddetta realtà, ormai “robaccia marcia”. 

Se, come è noto, quello che non c’entra è il Potere direi invece che quello che c’entra è l’Individualità. In fondo quello che sembra segnare l’improvviso sbalorditivo successo di Lucio Corsi non è poi così diverso di quell’ingrediente un tempo ben noto che rese celebri personalità come De André, Guccini, De Gregori, Dalla, Branduardi, Battiato, ma anche Baglioni, Zero, Gaetano e tanti altri, ovvero l’odiernamente avversata capacità di essere personali, con sfacciataggine e, al tempo, dichiarato sostegno altrui. Proprio nello stesso calderone -al quale sfuggono a tratti paradossali sorprese, così come sorprendenti paradossi- che annulla con sempre maggiore determinazione questa capacità stessa Drusilla Froer parlava di questo, dell’unicità, non casualmente, nel complicato 2022.

Unici furono di certo i poeti citati nel processo di inabissamento: da Sanguineti a Holderlin, Amelia Rosselli, Franco Buffoni, Balestrini, Enszensberger, Brecht, Baudelaire, Pessoa, Lou Reed, Dante, Celan, Shakespeare, Gesù, Rilke, Beckett, Pavese, Leopardi, D’Annunzio, Penna, Goethe, Cristina Campo e tanti altri, che a fatica si capisce come Nove abbia potuto stiparli tutti in 220 pagine -scritte peraltro abbastanza larghe- apolidi cantori di un pubblico mite, generoso, attento. Tra i tanti cialtroni egotici di ferite laceranti, vendicative e sonnambule, i “vorrei ma non posso proprio”, gli immancabili “gli altri non capiscono”, il firmamento abissale si accende di mille luci, delle quali è bene ricordare spesso e volentieri. Gente che si è occupata di bazzecole come Realtà, Bellezza, Tragedia, Nulla, Eternità, chiedendosi e costringendo a chiedersi, ostinatamente, in convinta scomodità “… Perché vivi?”… L’abisso dunque siamo noi, il poeta lo attraversa, vi si specchia e si ritrova altro, nel coraggio del vuoto estatico che precede necessariamente l’ascolto alla chiamata, quella che non puoi rifiutare. 

“…la capacità di condurre il gioco della luce, ma solo dopo essersi inabissati nelle tenebre che la contengono/ Nessun senso del dovere./Nessun reale desiderio./Ma un imperativo che mi trascinava./Forse da anni./Certamente da anni./Spalancavo le mani al sole. Come potessi abbracciarlo e inglobarlo dentro di me. Nessuna pratica meditativa./Nessuna religione./Nessuna intromissione new age./Semplicemente, lasciavo che il sole entrasse e respiravo./Respiravo./Respiravo./Respiravo.

Non poco dentro “lo schifo assoluto di questo momento storico” che, malgrado tutto, perle ne contiene perché “i grandi amori non prevedono calcoli” purtroppo e per fortuna.