La rilettura a cura di Veronica Cruciani del classico di Genet tra atmosfere algide e disfarsi di ruoli
Il 7 e l’8 febbraio, al Teatro della Tosse di Genova, è andata in scena una nuova rappresentazione de Le Serve di Jean Genet, per la regia di Veronica Cruciani.
![le serve](https://www.quartapareteroma.it/wp-content/uploads/2025/02/Le-serve©Laila-Pozzo02-scaled-1-1024x648.jpg)
Entrano in scena a sipario aperto le due attrici salutando il numeroso pubblico presente in sala, dando modo agli spettatori di assistere a qualcosa che solitamente è “nascosto”: il passaggio da attore a personaggio. Questo stratagemma metateatrale ha introdotto immediatamente il tema della scissione tra realtà e rappresentazione, un elemento chiave nella poetica di Genet e dove l’identità è sempre un gioco di riflessi, un continuo farsi e disfarsi di ruoli.
L’espediente iniziale anticipa, inoltre, uno fra gli elementi principali dello spettacolo la trasformazione delle protagoniste, evidenziando il loro sdoppiamento tra identità personale e ruolo sociale.
La messa in scena di Cruciani si distingue per scelte registiche audaci e una visione estetica che oscilla tra minimalismo e surrealismo. La regista accentua questa dimensione moltiplicando il gioco delle proiezioni, trasformando il classico doppio speculare delle due sorelle in un triangolo drammaturgico in cui La Signora diventa il perno di una relazione di dipendenza e odio.
Le attrici Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, nei panni rispettivamente di Claire e Solange, affrontano ruoli complessi che richiedono una profonda comprensione psicologica dei personaggi. Vigna, con la sua interpretazione di Solange, spicca per energia e precisione, mentre Vecchione restituisce un’immagine inquietante e sfaccettata di Claire, offrendo un’interpretazione intensa nelle sue variazioni emotive. Tuttavia, in alcuni momenti, la recitazione sembra eccedere nei toni, rischiando di appiattire le sfumature del testo in una reiterazione di dinamiche vocali e gestuali dal volume eccessivo.
Eva Robin’s, nel ruolo della Signora, mostra sicuramente la sua carismatica figura, pur nella sua fugace apparizione, anche se non esplorata a fondo.
Sul piano scenografico, la cura di Paola Villani si rivela un punto di forza dello spettacolo. L’uso simbolico dei flight case, che si trasformano in armadi, letti e piccoli giardini, contribuisce a creare un ambiente fluido e carico di tensione. La scena si costruisce progressivamente, sottolineando la condizione claustrofobica delle protagoniste, intrappolate in un microcosmo di ossessioni e desideri inconfessabili. Le luci fredde e i costumi, anch’essi virati su tonalità algide, con una dominazione di toni di blu, accentuano il senso di alienazione, mentre le didascalie emotive proiettate sugli elementi scenici aggiungono una stratificazione ulteriore alla narrazione.
L’elemento sonoro – a cura di John Cascone – gioca un ruolo significativo nella costruzione dell’atmosfera: le esplosioni di rock acido spezzano la frontalità dei quadri, enfatizzando il conflitto interiore delle protagoniste. Tuttavia, alcune scelte musicali risultano poco coerenti con l’ambientazione e rischiano di distrarre lo spettatore più che intensificare la tensione.
Dal punto di vista drammaturgico, Cruciani cerca di attualizzare il testo, evidenziandone le implicazioni politico-sociali. Se da un lato questa operazione offre spunti di riflessione sulla condizione femminile e sulle dinamiche di potere ancora presenti nella società contemporanea, dall’altro sembra indebolire la forza originaria dell’opera, spostandone l’accento dalla dimensione estetica e simbolica alla denuncia sociale. La traduzione di Monica Capuani, attualizzata e vibrante, conferisce al testo una nuova immediatezza, senza tradire la potenza poetica e crudele di Genet.
![](https://www.quartapareteroma.it/wp-content/uploads/2025/02/Le-serve©Laila-Pozzo07-scaled-1-1024x683.jpg)
In conclusione, Le Serve, anche se non ottimizzato nelle sue potenzialità, offre allo spettatore un’ottima occasione di andare a scoprire (o riscoprire) l’opera di Genet, mostrandone la contemporaneità e la complessità dei temi.
Le serve – di Jean Genet – con Eva Robin’s, Beatrice Vecchione, Matilde Vigna – regia e adattamento di Veronica Cruciani – Traduzione Monica Capuani – Assistente alla regia Ilaria Costa – Scene Paola Villani – Costumi Erika Carretta – Drammaturgia sonora John Cascone – Disegno luci Théo Longuemare – Movement coach Marta Ciappina – co-produzione CMC-Nidodiragno / Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano – visto il 7 febbraio al Teatro della Tosse di Genova