Cerca

Le Pasquinate nell’arte e nel cinema

Le statue parlanti nella Roma Papalina: : ironia, dissenso e memoria popolare nei film di Luigi Magni,

Ci sono eventi e frammenti storici che permangono nel tempo senza conoscere età. E’ la storia delle Pasquinate, denominazione derivante dalla statua di Pasquino presente ancora nel centro di Roma, dove venivano appesi durante l’Era Papalina, ovvero nel periodo risorgimentale romano, molti messaggi anonimi chiamati appunto Pasquinate, scritti in stile ironico e satirico talvolta in versi con l’utilizzo di metafore e di similitudini con l’intento di inveire contro il Papa o i governanti dell’epoca.

Nino Manfredi ne “Nell’anno del Signore” – © Web

Nel XIX secolo, durante il Risorgimento italiano, Roma apparteneva allo Stato Pontificio. Sul soglio di Pietro vi era Papa Pio IX, il cui Pontificato era sostenuto dall’esercito francese contro le rivendicazioni del neonato Regno d’Italia, che puntava ad annettersi Roma e a farne la nuova capitale.
Molti rivoluzionari, i cosiddetti Carbonari, si riunivano nelle associazioni segrete per organizzare delle sommosse contro la potenza vaticana. Molti rivoluzionari, tra cui i celebri Leonida Montanari e Angelo Targhini, vennero processati e condannati a morte per decapitazione a Piazza del Popolo per aver organizzato sommosse contro il Vaticano stesso. Ma a Roma, molte voci controverse si muovevano silenziosamente, soprattutto a notte fonda, per evitare di esser scoperti dall’esercito francese, potendo però esprimere liberamente un proprio pensiero contro l’egemonia oppressiva dello Stato Pontificio, affiggendo messaggi sulle statue poste al centro della città (posizione strategica poiché in prossimità dei luoghi simbolo del Papato e della compagine politica), di modo che tutti potessero leggere ad alta voce le invettive artistiche create per l’occasione.

Il linguaggio utilizzato era principalmente il dialetto romanesco, ma i più eruditi potevano scrivere invettive in latino con l’utilizzo di giochi linguistici. Una delle più celebri frasi entrata a far parte dell’espressione comune è stata “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”, Quello che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini. Nel tempo, alcune penne sono state identificate alle figure di Giambattista Marino, Pietro Aretino e Niccolò Franco, quest’ultimo condannato a morte per aver scritto delle Pasquinate contro l’allora Papa Paolo IV nel 1570.

Le Pasquinate verranno utilizzate fino al XIX secolo, con l’avvento della Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 e con l’annessione del Vaticano al Regno d’Italia. Da allora, attualmente, solo Pasquino rimane l’unica statua parlante attiva ed è stato posto al suo fianco un apposito pannello per permettere a tutti di poter comporre delle Pasquinate e di collocarle nella medesima colonna così da conoscere il brivido di esser Pasquino per un giorno.

Le statue parlanti hanno assunto una denominazione popolare sebbene fossero statue molto antiche: Pasquino altri non è che la statua risalente a Patroclo o Menelao, la statua di Madama Lucrezia è in realtà la statua della Dea Iside, il Babuino, chiamato così per la sua ineluttabile bruttezza, è la raffigurazione di un fauno o di un sileno, l’Abate Luigi prende il nome dal sacrestano della Basilica di Sant’Andrea della Valle ma è la rappresentazione di un alto magistrato, di dubbia identità rimane la figura di Marforio (attualmente esposto ai Musei Capitolini) e l’unica eccezione è la figura del Facchino (il quale è stato erroneamente identificato con Martin Lutero), la cui statua ritrae esattamente un acquaiolo o facchino romano. L’insieme di queste statue parlanti vengono definite tardivamente come Congrega degli Arguti o dei Guitti.

Gigi Proietti ne “La Tosca” – © Web

Nel cinema di Luigi Magni, nel film del 1969 Nell’Anno del Signore, Pasquino è apparso più volte proprio per raccontare questa silenziosa ribellione contro il Papato e ben presto si scoprirà che il fautore delle composizioni affisse sulla statua di Pasquino è Cornacchia, il protagonista interpretato da Nino Manfredi, un semplice artigiano che si fingeva analfabeta e di semplici ideali, ma che nascondeva dietro di sé una figura che incarnava esattamente gli ideali rivoluzionari inneggiati contro il Papato. Scoperto dal governo papalino, Cornacchia è costretto ad entrare in un ordine monastico pur di non farsi arrestare e condannare alla pena capitale. Narrazione diversa invece avviene per il film di Luigi Magni La Tosca del 1973, dove la canzone Nun je da retta Roma, viene cantata dal protagonista Gigi Proietti insieme alla voce del popolo romano riconducibile alle figure delle statue parlanti, tra cui Madama Lucrezia e l’Abate Luigi.

Se quelle statue di marmo potessero parlare, quanti avvenimenti potrebbero raccontare, magari ironicamente e anche in dialetto romanesco.

Film sopracitati:

“Nell’ Anno del Signore” – Regia di Luigi Magni – 1969

“La Tosca” – Regia di Luigi Magni – 1973

error: Content is protected !!