Le maternità personali descritte da Michela Murgia e Chiara Tagliaferri nel loro ultimo libro
Dodici vite, dodici narrazioni biografiche straordinarie nel senso letterale del termine: qui l’aggettivo indica esattamente l’essere extraordinarius, ossia “fuori dall’ordine” prestabilito, preesistente, l’essere oltre i tempi correnti pur abitandoli.
Le personalità raccontante nell’ultima raccolta Morgana. Il corpo della madre, dalla scrittura altrettante straordinaria di Chiara Tagliaferri e Michela Murgia per Mondadori, hanno in comune proprio questo: l’aspirazione a quella libertà di essere ciò che si è, lo stare fuori, volutamente, dalla linea già demarcata dalla società, dalle abitudini, dai contesti. Storie di vite che inseguono aspirazioni, le vocazioni personali, i propri obiettivi.
Michela Murgia e Chiara Tagliaferri regalano quest’ultimo romanzo, dopo Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe e Morgana. L’uomo ricco sono io, tratte dal podcast di Storielibere.fm, completando così una sorta di parabola creativa, narrativa: l’ultima Morgana presentata è, infatti, la scrittrice sarda, scomparsa nel 2023, ma viva più che mai nelle pagine di quest’ultimo loro lavoro.
L’ordinarietà viene scoperchiata dal coraggio, dalla volontà, dal sogno, dalla brama: ogni vita chiama la sua protagonista a vivere il proprio percorso, a viversi pienamente, nonostante poi gli esiti. Anzi, ognuna di loro riesce a chiamare e a dare corpo alla propria vita con parole uniche, azioni consapevoli, volute. C’è il capovolgimento della figura di Maria di Nazaret, svelata come donna che sceglie e sa di scegliere; ci sono decisioni drastiche, i dolori indicibili, troppi interiori e devastanti come quelli sentiti della poetessa Sylvia Plath. Il richiamo all’impegno attivo, sfociato poi in violenza, scandisce i passi fieri di Ulrike Meinhof, che tralascia e abbandona le figlie per mettersi a capo di una delle più pericolose bande armate tedesche del Novecento.
La figura di Elena Ferrante viene, invece, spiegata e descritta sotto la lente del suo “anonimato”, in una società che richiede e pretende il corpo, la visibilità. Scegliere di far parlare le proprie le storie, le proprie parole è uno schiaffo alle presunzioni attuali che apre, allo stesso tempo e in modo miracoloso, infinite relazioni con il pubblico lettore. Ciò che accumuna Louisa May Alcott, Nan Goldin e Suzanne Noël è una parola che racchiude la loro battaglia individuale, il talento raro. Queste donne hanno una dote fuori da ogni ordinarietà: la scrittura, la fotografia e la chirurgia plastica; la loro vita diventa la testimonianza di una costante corsa verso l’affermazione di se stesse attraverso ciò che le ha salvate, consacrate, caratterizzate.
In un versante diverso si pone Janet Lee Bouvier, madre di Lee e Jackie (la futura signora Kennedy): soldi e conquista del potere orientano i suoi scopi, gettati come spira avvolgenti e soffocanti anche nella vita delle sue figlie. Murgia e Tagliaferri danno spazio anche a Morgane inedite: David Bowie, artista dalle capacità trasformative uniche, e Goliarda Sapienza, scrittrice riscoperta dalla cui esperienza nacque il suo capolavoro L’arte della gioia.
Le madri di Plaza De Mayo rappresentano un capitolo particolare, simbolo e testimonianza vivente di lotta dolorosa e di resistenza: sono le madri degli oltre trentamila desaparecidos, gli scomparsi sotto la dittatura di Videla in Argentina, ma non solo. A resistere, dopo oltre quarant’anni, è la loro vicinanza, la loro sorellanza; ancora oggi, marciano in quella piazza significativa, sentendo di essere per sempre madri e figlie dei loro stessi figli.
Ogni esperienza brucia di desiderio, dolore, è alimentata da quella miccia a volere sempre di più, a realizzarsi in campi diversi. Dall’impegno politico al lavoro, dalla letteratura alla medicina: maternità profondamente personali, alcune scomode, uniche.
È l’essere, declinato in modi differenti, a caratterizzare ogni Morgana narrata: vite generative che hanno saputo scegliere, sfondando quell’oltre imposto, vite che hanno saputo immaginarsi e realizzarsi secondo le proprie modalità, la propria maternità. Dolore e vocazione impastati dall’anelito di libertà che ognuna ha coltivato dentro se stessa. Questo le ha rese e le rende stra-ordinarie anche ai giorni nostri.
Immagine in evidenza/di copertina: @mondadorilibri