L’intervista a Laura Morante. Dal caos di oscillazioni psichiche, la scintilla è la distruzione.
Mancano poche ore al trionfante epilogo della quinta rassegna troinese, intrisa di “mythos”. Tra i monti del borgo siciliano, questa volta fa da cornice l’area prospiciente la basilica di San Silvestro, che si appresta ad accogliere il momento “mitologico” finale di questo lungo vaglio teatrale inframmezzato di ellenismo e coeva simultaneità. Rovistando fra le leggende greche, si “sfoglia” la tragedia, un’altra, l’ennesima. Un tumulto al femminile che sobbalza e che scuote, senza infiorettature scenografiche. Il profilo è quello di Medea da Euripide (485 a.C – 406 a.C), l’arpia-donna della Colchide, perfida e implacabile tessitrice, venata di empietà e sortilegio. A “disegnarla” la voce tenue quanto irruente di Laura Morante (classe 1956), che in una sofisticata compresenza di musica e parole, si fa carico di restituire le atrocità scellerate di una barbarica moglie-madre, nella sagacia incantatrice, nell’insania ingannatrice e cospiratrice, fra lampi di fallace ed effimero ravvedimento. Ci siamo concessi di interpellare la protagonista monologante, a cui dobbiamo anche la firma di questo adattamento, ad opera della direzione registica di Daniele Costantini e il coordinamento ideativo di Elena Marazzita.
Com’è nata l’idea, insieme ad Elena Marazzita, di rileggere con occhio moderno un personaggio oscuro come quello di Medea?
Purtroppo non ricordo con precisione come nacque l’idea, è passato troppo tempo. Avevo già portato in scena una lettura di Medea in forma di monologo, ma si trattava di un adattamento diverso, realizzato molti anni prima. Credo che semplicemente Elena mi propose di lavorare su Medea, considerandola un personaggio estremamente interessante da riportare sul palco e su questo ci siamo trovate subito d’accordo. Così ho ripreso in mano il testo di Euripide e ne ho curato un nuovo adattamento. Ma, a dire il vero, le circostanze esatte in cui è nato questo progetto non le ricordo più: è già passato qualche anno da quando è stato ripreso.
Quali sono le peculiarità di maggior rilievo che contraddistinguono il suo adattamento rispetto al testo euripideo originario?
Ho consultato diverse traduzioni del testo di Euripide e, partendo da quelle, ho realizzato un mio adattamento. L’unica vera differenza rispetto all’originale è che, in scena, Medea è sola: tutto si svolge in forma di monologo. È lei a raccontare, a dare voce e corpo anche agli altri personaggi, che prendono vita attraverso il suo sguardo e le sue parole.
Avendo lavorato sia in ambito teatrale che cinematografico, secondo lei temi complessi e intensi come quelli incarnati da Medea mantengono la stessa forza comunicativa anche sul grande schermo, o il teatro offre loro una risonanza diversa?
Mentre il cinema è entrato in una crisi profonda dalla quale non so se si risolleverà, tenendo conto anche del dilagare dell’intelligenza artificiale, che non sappiamo dove ci porterà e cosa succederà, il teatro è da millenni insostituibile. Non c’è nulla che possa sostituire lo spettacolo dal vivo. Quindi, da questo punto di vista il teatro è infinitamente più forte, più di quanto non lo sia il cinema che è esposto a tutti i cambiamenti, compresi anche i ricatti dell’industria cinematografica. Il teatro, dunque, non può essere sostituito da niente. Se una persona ha voglia di vedere uno spettacolo dal vivo, va a teatro. Non c’è nessun altro modo se non questo.
Dal punto di vista attoriale, quali sono le principali differenze tra un’interpretazione al leggio, una messa in scena teatrale completa e una performance cinematografica? Il grado di difficoltà è paragonabile oppure cambia radicalmente?
Certamente cambia, nel senso che per un attore, non intervenendo la memoria, la lettura è un impegno di gran lunga meno pesante, non ci sono i movimenti di scena. La parola e la voce, però, devono essere in grado di sostituire quello che non c’è, far sognare i movimenti che non si vedono e, in questo caso, anche i personaggi che non si vedono. La lettura è una sollecitazione totale dell’immaginazione. Se ogni volta che io devo entrare in scena per uno spettacolo sono presa dal panico, con la lettura da questo punto di vista sono, invece, molto più tranquilla, perché davanti a me ho il testo. Quindi la voce e le parole sostituiscono i movimenti di scena, gli altri personaggi e tutto il resto, sollecitando grandemente l’immaginazione. A me le letture piacciono molto. Mi piace anche proprio ascoltarle.
In futuro, le piacerebbe recuperare altri aspetti o figure della mitologia tragica per un nuovo adattamento per il palcoscenico?
No, ho già fatto un adattamento. Ho scritto un altro testo che faccio sempre con Elena che si chiama “Notte di sfolgorante tenebra”, incentrato su sei donne della tragedia greca: Clitennestra, Cassandra, Ecuba, Andromaca, Elena ed Elettra. Ovviamente, in questo caso, il mio intervento è molto più cospicuo perché ho dovuto rielaborare questi personaggi prendendoli da tante tragedie diverse, sullo sfondo della guerra di Troia.
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Medea da Euripide – adattamento a cura di Laura Morante – da un’idea di Elena Marazzita – Regia: Daniele Costantini – Con: Laura Morante – Davide Alagna (violino) – Giuseppe Gullotta (pianoforte) – Musiche di S.S. Prokofiev, F. Chopin, C. Franck, C. Debussy, G. A. Fano – Produzione: AIDASTUDIOPRODUZIONI – Mythos Troina Festival 10 Agosto 2025