“Le finestre del tempo”, donne dolcemente a confronto

Pieni e vuoti. Rimozione e recupero. Gioventù e il timore per gli anni che passano. Immagini che perdono i contorni, si fanno ombre. Il puzzle si sfalda ma, con l’aiuto di qualcuno, si può ricomporre. Finestre di una casa, prospettive che si allargano e che rimbalzano dentro, nei pensieri e nel cuore.

Le finestre del tempo, visto in scena al Teatrosophia di Roma, dal 3 al 5 febbraio, è uno spettacolo che con delicatezza entra nei meandri a volte confusi della mente di un’anziana signora, Giuliana. Ha paura di ricordare perché teme che i ricordi possano farle male, ma, nel contempo, ricerca ponti con il passato, con la giovinezza e gli amori che furono, per questo motivo porta al collo un registratore portatile che ad ogni Play diffonde note dolci e nostalgiche. Giuliana si aiuta in casa con una sedia a rotelle, ma in realtà pare non ne abbia particolare bisogno, e si circonda di poche, pigre, abitudini, per riempire una noia che sa di rassegnazione rispetto ai migliori anni ormai andati.  

Produzione firmata Melanchòlia Teatro. Il testo, profondo, scritto da Sergio Scorzillo, viene esaltato nella sua poetica dall’attenta regia di Mauro Toscanelli, che, con l’assistenza di Filippo Dell’Arte, ha disciplinato un impianto scenico semplice ma curato nei dettagli. Particolare l’attenzione rivolta al disegno luci: lampade artificiali, vere, fanno il paio con le ante che ricevono luce, grazie alla forza evocativa del teatro, sia dai palazzi intorno, ma addirittura dai Colli romani. Che però sono nella testa di Giuliana, perché lei si trova a Milano. L’anomalìa viene subito notata da Patrizia, la giovane nuova coinquilina. Arrivata con la freschezza, la curiosità e l’entusiasmo della giovane età. La sua indole solare spiazza sin dal primo istante la stanca Giuliana. Sì perché la ragazza ha tanta energia ma altrettanto rispetto e curiosità verso l’anziana signora, che inizialmente snobba, glissa, si risente, ma poi inizia ad aprirsi, racconta e si scioglie. Apre l’armadio e tira fuori qualche scheletro. Fino al lungo emozionante abbraccio finale, che ha più di un significato.

Giuliana e Patrizia, interpretate da Giuliana Adezio e Ilaria Fantozzi, incarnano sì l’archetipo del confronto generazionale, ma non vanno mai in competizione. Anzi, si avvicinano, una all’altra, smussando – è il caso soprattutto di Giuliana – spigoli dettati dalla diffidenza e dal timore che emergano le debolezze di un corpo e di una mente che non sempre rispondono perfettamente ai comandi. L’intesa tra le due attrici, di un’autenticità commovente, è la cifra che più distingue questo lavoro, sorretto da un valido testo e una solida direzione registica. Bravi davvero.

Le finestre del tempo di Sergio Scorzillo – Con Giuliana Adezio e Ilaria Fantozzi – Adattamento e Regia di Mauro Toscanelli – Aiuto regia di Filippo dell’Arte – Costumi Emanuele Zito – Produzione Melanchòlia Teatro APS – Foto di Francesca Ciommei.