di Ilaria Sambucci
La scrittrice irlandese Anne Enright pochi mesi fa ha pubblicato il suo ultimo romanzo “L’attrice”, edito da La nave di Teseo e tradotto da Milena Zemira Ciccimarra.
Produttrice, regista televisiva e autrice di diversi racconti, saggi e romanzi, Anne Enright ha raggiunto la notorietà internazionale nel 2007 con “La Veglia”, libro che ha vinto il “Booker Prize” (premio letterario assegnato ogni anno al miglior romanzo scritto in inglese e pubblicato nel Regno Unito o in Irlanda).
Il suo ultimo lavoro racconta la storia di Katherine O’Dell, una leggenda del teatro irlandese seppur non troppo fortunata. Il narratore che introduce questa figura è sua figlia Norah che ne delinea i tratti e i comportamenti. Norah ricorda, durante un’intervista, quanto la figura materna sia stata ingombrante e a volte invadente nel corso della sua vita.
Il doloroso e tormentato rapporto madre-figlia riporta alla mentre il carme 85 del poeta latino Catullo “Odi et amo”. Un dissidio interiore che incide fortemente sulla personalità della figlia.
Nella prima parte del romanzo Norah riporta il lettore indietro nel tempo. I primi decenni della sua infanzia che vedono la madre poco presente a casa. In particolare il narratore descrive i dettagli delle feste di compleanno: giornalisti, attori, letterati e persone comuni abbagliate dalla celebrità di Katherine O’ Dell tanto da trascurare la presenza di Norah della quale ignoravano anche il nome.
La diva irlandese veniva da una famiglia di attori e, dopo aver lavorato al botteghino e al tavolo degli attrezzi, ha iniziato a calcare il palcoscenico quando era ancora bambina interpretando piccoli ruoli. Il suo primo debutto arrivò all’età di tredici anni quando un’attrice si ammalò di scarlattina e lei, con un preavviso di tre ore, fu pronta a sostituirla. Fu un trionfo, Katherine aveva eseguito tutto alla perfezione. Il suo momento di gloria non tardò ad arrivare infatti pochi anni dopo debuttò con “A Prayer Before Morning” di Sheldon Cox, meglio noto col suo titolo cinematografico “Mulligan’s Holy War”. In quest’opera Katherine interpreta una infermiera irlandese Suor Mary Felicitas che lavora in un ospedale di campo in Normandia prendendosi cura dei feriti. In quel luogo un soldato di cui si è innamorata, dopo un ultimo bacio, le muore in grembo. L’interpretazione di Suor Mary Felicitas ha fatto dell’attrice irlandese una diva mondiale. Da qui il titolo del romanzo. Purtroppo il successo giunto così rapidamente non dura a lungo. Katherine, abituata ai riflettori e alle innumerevoli attenzioni del pubblico, specialmente della sua città, non reagisce bene al calo di interesse nei suoi confronti. È così che subentra pian piano la depressione che porta la donna a un crescendo di pazzia che le farà compiere uno strano crimine.
Lo scrittura dell’autrice, Anne Enright, è particolarmente densa. Risultano essere interessanti i particolari relativi all’Irlanda degli anni Settanta e i vari richiami allo spirito patriottico irlandese. Potrebbe risultare leggermente difficile seguire alcuni tratti del libro se non si ha familiarità con la vita teatrale e cinematografica inglese