Gianni De Feo porta in scena uno spettacolo intimo e poetico su quell’appagamento che nasce da una mite attesa e da una fertile fantasia omaggiando Endrigo e Brel
Un uomo in spiaggia di fronte allo sconfinato mistero del mare. Un’immagine che introduce un racconto di cui sono protagoniste due personalità apparentemente distanti ma unite da uno sguardo comune. Un racconto fatto di racconti, che vanno e vengono come le nuvole: indefinibili, sfuggenti, enigmatici. Gianni De Feo racconta i due artisti mescolando la dimensione onirica della parola e della favola con quella astratta ed emotiva della musica. Alla fisarmonica Marcello Fiorini che incanta il pubblico del Teatrosophia.
A trainare il tutto sono la gestualità estremamente espressiva di De Feo, intrisa dell’esperienza del mimo, e la sua voce profonda e magnetica. Possiamo dire che ricopre due ruoli, quello di Sergio Endrigo e quello di Jacques Brel, anzi tre, dal momento che dopo aver vissuto i due personaggi, si distacca dal gioco scenico dell’alternanza di questi due miti della musica e diventa narratore. Apporta degli elementi biografici per poi tornare su un livello poetico sottile e leggero come la sostanza delle nuvole. In fondo è come se neanche interpretasse Endrigo e Brel, ma un uomo comune che ha nel cuore le loro canzoni e la loro anima. Ancora più di un uomo comune per trucco e costumi ci troviamo di fronte forse a un teatrante, o forse no. Canzoni in forma di nuvole offre suggestioni, non risposte.
Canzoni in forma di nuvole di Ennio Speranza,, questo il titolo della pièce in scena sabato 27 e domenica 28, rivendica la libertà di confrontarsi con i due autori attraverso un linguaggio simbolico e la composizione di un affresco musicale e scenico che proponga uno squarcio di una propria rielaborazione della vita e della poetica di questi artisti. Centrale il tema dell’attesa, una disposizione d’animo volta a favorire un mondo immaginativo potente vissuto con pienezza e ardore.
Gianni De Feo è qui un giocoliere dell’assurdo, un performer dell’evanescente, un poeta intimista e dalla parola soave e abissale, un cantante (due nella finzione scenica) che conquista il palco con un’estro quasi raggelante per quanto sbalorditivo. De Feo non punta a raffigurare l’effettivo modo di fare di Sergio Endrigo, che sappiamo essere molto controllato, raccolto nei movimenti, timido nei modi, mite, ma consegna al pubblico una sua versione del cantante, più istrionica ed esuberante, seppure comunque contenuta e pacata rispetto a quella che vedremo essere la resa di Brel.
Pertanto è importante venire a vedere questo spettacolo non aspettandosi né nel testo né nell’interpretazione l’aderenza realistica al personaggio, ma una rivisitazione che aggiunge all’inclinazione intimista e riflessiva di Endrigo un particolare accento, quello della recitazione tumultuosa e viscerale di un attore che restituisce un pezzo dell’anima del personaggio senza pretendere un totale azzeramento del proprio stile. Non è dunque corretto dire che interpreta Endrigo, non nella sua esteriorità almeno, mentre è opportuno sottolineare che ci consegna il suo Endrigo e soprattutto i moti dell’anima di questa icona della musica italiana. La ricerca stilistica di De Feo lo ha portato infatti a prediligere una gestualità marcata e teatrale, che comprende movimenti morbidi e armoniosi, quasi danzasse, e un uso espressivo e sofisticato del corpo. Eleganza e intensità fluiscono liberamente, come le onde del mare, un movimento che riflette le emozioni più profonde dell’essere umano.
Diverso in parte il discorso per Jacques Brel: se per Endrigo il lavoro di De Feo comprende una rielaborazione molto personale dell’atteggiamento e modo di fare, per Brel in un certo qual modo c’è più aderenza al vero carattere del personaggio storico. Viene fuori tutta l’impulsività, l’ardore, la passionalità inarrestabile, così come il carisma, l’energia, la gestualità teatrale e l’uso espressivo e accentuato della corporeità. De Feo cattura di Jacques Brel quel fremito di ribellione e impeto e quel brio incandescente che fanno scintille sul palco. Di Endrigo invece trasmette la profondità degli abissi dell’animo, la maestosità di un’immaginazione che lo avvicina all’immensità dell’universo.
La totale piena libertà del corpo e della mente trasmessa magnificamente da Gianni De Feo si riflette sulla concezione libera e anticonvenzionale di questo spettacolo, che si articola come detto in racconti e canzoni. I primi non sono basati direttamente su scritti e diari dei due artisti, le seconde sono selezionate con cura attraverso un’attenta cernita tra brani più celebri e meno conosciuti, tutti riproposti in arrangiamenti musicali per sola voce e fisarmonica del compositore Marcello Fiorini, che ancora una volta dialoga con il teatro e l’interdisciplinarietà, inserendo inoltre nel tessuto musicale dello spettacolo delle proprie musiche originali. La sofisticatezza di De Feo si accompagna così all’eleganza di Fiorini, artista d’altronde anche lui abituato a sperimentare accostamenti e fusioni di generi musicali.
Sullo sfondo immagini e video che immergono ancora di più nell’atmosfera. Uno spettacolo originale e di ampio respiro, un teatro dell’assurdo musicale, dove si è avvolti dall’interpretazione trascinante di canzoni, quali ad esempio Canzone per te, La casa, Girotondo intorno al mondo, La Valse à mille temps, Ne me quitte pas.
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Canzoni in forma di nuvole – Testi di Ennio Speranza – Alla fisarmonica Marcello Fiorini – Arrangiamento e musiche originali Marcello Fiorini – Allestimento scenografico Roberto Rinaldi – Video Fabio Trifoni – Immagini Roberto Rinaldi e Manuela Giusto – Foto di scena e grafica Manuela Giusto – Regia Gianni De Feo – Produzione Florian Metateatro – Teatrosophia – 27 e 28 settembre 2025





