L’anno che vorremmo!

Redazionale di fine anno: auspici, speranze e qualche certezza!

In questo redazionale di fine anno voglio tornare su un tema che mi è caro: La speranza! Uno dei maggiori filosofi contemporanei come Block sostiene che la speranza è nettamente superiore alla paura. È vero che a volte dobbiamo prepararci al peggio, ma è doveroso sognare il meglio, un mondo migliore!

In un contesto globale complesso, caratterizzato da instabilità economica, sociale e politica, ammantata da un’etica ormai additata come pura utopia, gli auguri e le speranze di cambiamento rischiano a volte di suonare vuoti o ritualistici. Tuttavia, anche in mezzo a grandi difficoltà, c’è sempre spazio per riflettere su come ciascuno di noi possa contribuire a migliorare ciò che lo circonda, per quanto piccolo possa sembrare il gesto.

Il nostro tempo è segnato da conflitti che sembrano in contrasto con le lezioni della storia e con le aspirazioni di pace condivise da molte società. La guerra russo-ucraina, che continua a ferire l’Europa e la tragedia che si consuma quotidianamente a Gaza che costituisce un punto di non ritorno non solo per il Medio Oriente ma per tutto il mondo, non sono solo ferite geopolitiche, ma colpiscono soprattutto le nostre coscienze, costringendoci a confrontarci con la complessità delle cause e con la realtà spesso cruda delle risposte (inadeguate e ipocrite) internazionali. E aggiungiamoci anche una classe politica nazionale autoreferenziale, che continua a essere lontana dai reali bisogno della gente, senza alcun pudore tutta compatta a salvaguardare le proprie brame di autoconservazione, aggiungendo da addetto ai lavori la preoccupazione per una narrazione giornalistica ormai omologata a reti unificata, dove i veri cavalli di razza sono ormai merce rara per buona pace dei Montaneli, dei Bocca e delle Fallaci!

In un mondo pieno di incertezze, pericoli di ogni tipo, crisi multiformi, sofferenze abominevoli e quindi comprensibili motivi di rinuncia, abbiamo bisogno di sperare ancora di più! Con lucidità, coraggio e moderazione, ma ricordando con Dante che rinunciare a ogni speranza è il peggior supplizio. Nelle “piccole” cose come in quelle grandi che fanno il sale della vita, uno spettacolo teatrale, una mostra, una cena o un evento sportivo, il sorriso di uno sconosciuto, il fascino ineguagliabile dell’amicizia, la creatività potere dell’amore o dell’arte, il calore di una casa, e l’utile bagliore di un’innovazione sociale. Non dobbiamo mai rinunciare alla speranza di diventare migliori!

Mi congedo prima degli auguri di rito con l’invito laico a continuare a cercare il bene, a costruire legami e a credere nel potere trasformativo della speranza e della creatività. L’arte tutta, l’amicizia, l’innovazione sociale e persino un semplice sorriso ci ricordano che esiste sempre qualcosa di positivo su cui costruire un futuro migliore; un inno alla resilienza e alla bellezza della vita, anche nelle sue sfumature più semplici e quotidiane. Grazie a tutti a cominciare dai “miei ragazzi” capaci insieme a me di continuare a credere in un sogno, al mio amico Tonino Pinto, indomito e inesauribile “uomo di campo”, che riesce sempre a sorpredermi con la sua schietta lucidità e che da ragazzo del ’38 continua ad avere una visione del futuro. E infine ai lettori e agli addetti ai lavori che rappresentano l’unico vero zenith del nostro quotidiano lavoro e che continuano a sostenerci! Buon 2025 a tutti!

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Andrea Cavazzini

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