L’amore per teatro e danza di “Illusion”

Un uomo e una donna fendono le acque del lago a bordo di una barca. La quiete prima della tragedia: i due cadono in acqua, anzi sono tre, nel grembo di lei c’è una bambina che non nascerà sana. Si ritrovano improvvisamente in una bara. Il resto è cronaca, rimozione del ricordo, senso di colpa e rimorso, negazione e ammissione di responsabilità. Ma è anche tanto altro, lo spettacolo Illusion, e se ne sono accorti gli spettatori che hanno assiepato la platea del Teatro di Documenti, dal 17 al 20 novembre. Illusion è arrivato a Roma dopo aver incantato e raccolto diversi riconoscimenti in giro per il mondo: Sharm El Sheikh, Amman, Belgrado, Chisinau, Bratislava, Tangeri, Rabat, Casablanca, Agadir, Tunisi, Alessandria d’Egitto, El Cairo. 

Il progetto, realizzato dalla Compagnia Sofia Amendolea – Legge 180 Teatro, per la direzione e le coreografie di Fabio Omodei, ha portato in scena gli allievi Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Giulia Balbi, Gabriele Giusti, Lucrezia Lupo Guaita, Federica Prencipe, Luisa Rolli e Silvia Violante. Interpreti energici e perfettamente sincronizzati nelle geniali scenografie firmate da Monica Raponi. Una macchina scenica fatta di ombre, coreografie, canto ed uso del corpo per raccontare una storia. Che cosa è successo, al lago, per davvero?

Illusion è una favola che parla d’amore e di morte. Uno schermo bianco, posizionato sullo sfondo, si accende e si spegne come i ricordi della mente di questo uomo, anche Lui in candide vesti, che punzecchiato e sballottato da 7 donne, tutte uguali, viene spronato a ricostruire. Tra balli e canti sempre più veloci e vorticosi. Gabriele Giusti chiede venia, urla a ripetizione, mostrando una potenza vocale peraltro non comune.

A intermittenza ricompare lo schermo bianco, con le silhouettes a contrasto che nel loro incedere rimettono in ordine i fatti. Una drammaturgia profonda ma nel contempo leggiadra, fiabesca.
La chiusura è un cuore e la sorpresa della vita, che si fa spazio e ribalta anche il più cupo degli accadimenti. Lui è vivo, lei non più ma una nuova lei è uscita in tempo dal suo grembo. Il cerchio si può chiudere.

La performance ha raccolto applausi convinti dai presenti. Meritatissimi, anche dal nostro punto di vista.

Teatro Verona
Ilaria Savoia

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