Una donna di spalle guarda verso il mare, il suo sguardo è fermo, gli occhi rivolti verso un punto impreciso dell’orizzonte; unprimissimo piano ne rivela il profilo, con voce placida si rivolge all’amante lontano.
Risale al 2014 “Voce umana” di Edoardo Ponti, cortometraggio tratto da “La voix Humain” di Jean Cocteau, del 1958, portato in scena per la prima volta l’anno seguente come tragédie lyrique da Francis Poulenc.
“A forza di carezzarmi, mi hai levato la cenere dal cuore” – rievocato, il passato si fa immagine; si dispiega il monologo, grave, ininterrotto, laddove il tempo subisce una battuta d’arresto: due sagome si muovono ora nella lenta sequenza, creazioni di nostalgia dai tratti sfocati.
Ed ecco, lo squillo di un telefono consente l’accesso al giorno presente: buio, poi di nuovo luce, lo stesso profilo di donna; l’interruzione della linea la costringe ad arrestare la chiamata lasciandola assorta.
Traslata nella Napoli del 1950, la narrazione procede veicolata dalla voce di quell’interlocutrice solitaria; come un ombra la sua figura si sposta insofferente cambiando stanza e posa nell’interno della grande casa.
Nell’alternarsi di azioni, tra ricordo e silenzio, è il grande telefono nero ad identificarsi come fulcro semantico: unico strumento di contatto con l’amante lontano è anche veicolo di un abbandono, un distacco farcito di menzogne, smorzato dalla creazione estemporanea di realtà illusorie.
Laddove la premessa è quella di parlare con franchezza, accettare lucidamente l’inevitabile separazione; unico svincolo di sopravvivenza è per la donna quello di dissimulare il suo strazio esternando un coraggio che non le appartiene: turbata di fronte allo specchio che ne moltiplica l’immagine, Angela vede mutare i lineamenti del suo viso di fronte alla sofferenza.
“Sto attaccata a questo filo, in fondo a un precipizio” – con voce sempre più stracciata, la donna riconosce la propria disperazione; un lungo piano sequenza inquadra lentamente gli oggetti, le tende bianche, la carta da parati, lo scrittoio, la tavola apparecchiata per due, tutto tace.
Resa ancora più vivida dall’interpretazione di Sofia Loren (David speciale ai David di Donatello 2014), dedicataria e madre del regista, ed Enrico Lo Verso (nei panni del signore), il corto, ora disponibile su Rai Play, è stato presentato al Tribeca Film Festival nell’ aprile 2014, per poi essere proiettato il mese successivo al Festival di Cannes 2014.