L’espressività corporea e vocale di Luca Trezza e Francesca Muoio allo Spazio Diamante di Roma
Lo Spazio Diamante in via Prenestina a Roma conferma la sua propensione nel porre in luce i nuovi talenti del teatro italiano. Nella serata del 22 ottobre scorso, all’interno della magnifica “Sala White” è andato in scena Fonès, con i due interpreti Luca Trezza e Francesca Muoio che firmano l’intera pièce, essendone anche scrittori, registi e scenografi.
Fonès è una rappresentazione teatrale che indaga le “voci” più intime e profonde, quelle interiori e visceralmente connesse ai personaggi e ai protagonisti stessi. Il titolo si ispira a una parola greca, Fonès, utilizzata nel dialetto napoletano per evocare tutte quelle voci che emergono dall’intimo dell’animo umano, provenienti da crepe invisibili come quelle nei muri; crepe che da sole possono narrare storie.
La coralità di personaggi miserevoli racconta le proprie disavventure attraverso le voci di Luca Trezza e Francesca Muoio e si materializza così sul palco, anche grazie ai cambi d’abito proposti dai due interpreti, la storia di una ballerina sedotta da un protettore, oppure quella di una sparatoria in strada. Il pubblico si trova di fronte a un mosaico di umanità che intreccia realtà e magia, il naturale con il soprannaturale.
Recitato tutto in dialetto napoletano, pone lo spettatore che non è familiare con la lingua partenopea, a chiedersi il significato di alcuni vocaboli. E non aiuta la comprensione del testo la velocità della recitazione che proprio l’uso dialettale richiede per imprimerne forza e sonorità. Questo complica, talvolta, la possibilità di seguire una struttura narrativa definita.
L’espressività corporea e vocale dei due attori, dal talento innegabile, trasforma il testo in musica, evocando un’immagine di Napoli come una rete di tensioni e speranze, un luogo sospeso tra tragedia e poesia.
La messa in scena è una rappresentazione simbolica di un qualsiasi Sud fatto di entusiasmo e disperazione, verità e menzogna, con storie che attraversano miserie quotidiane e illusioni di riscatto. E la scelta di regia di allestire la scena con nulla se non i cambi di abito dei protagonisti, denota subito che il teatro proposto da Trezza e Muoio sia un teatro che porti ad evocare sensazioni ma anche odori, come quello del mare in tempesta.
Il filo conduttore, così come il messaggio che i due protagonisti veicolano al pubblico, è probabilmente individuabile dalla libera traduzione del titolo offerta da Trezza: “Fonès sono le crepe”.
Quali crepe? Probabilmente quelle umane di una società complessa, attraverso cui si intravedono, oltre alla miseria dei personaggi, scintille di un’anima popolare carica di speranza.
Fonès ha vinto i premi come Miglior regia, Miglior drammaturgia, Migliori ruoli di attrice e di attore nella IV Edizione del Festival InDivenire, ospitato allo Spazio Diamante. Un progetto avviato nel 2017 da Alessandro Longobardi, con la direzione artistica di Giampiero Cicciò, che si distingue per la capacità di scoprire e promuovere opere teatrali originali, senza restrizioni di linguaggio o genere.
FONèS – scritto, diretto e interpretato da Francesca Muoio e Luca Trezza – produzione Compagnia Formiche di Vetro Teatro – Spazio Diamante 22 e 23 ottobre 2024
Foto di ©Grazia Menna