Jodie Foster e Annette Bening ci raccontano su Netflix, una storia tanto incredibile quanto vera, recitata in modo impeccabile
Sull’onda della cortese disponibilità della testata che mi ospita continuo inarrestabile a creare il mio sporadico excursus di non recensioni, giunto oggi al suo secondo glorioso pilastro. Cominciamo dunque con l’elenco dei validi motivi per non dedicare un paio d’ore del vostro tempo alla visione del film: Nyad – Oltre l’oceano ispirato –con controversa fedeltà- alla vicenda di Diana Nyad, che attraversò, dopo cinque tentativi, a sessantacinque anni, nuotando per cinquantatre ore consecutive, lo stretto che separa Cuba da Key West, Florida.
Dunque non guardatelo se:
Non vi interessano i biopic (letteralmente lo è)
Cercate un film apertamente a tema lgbtq (così definito nella presentazione, ma nello svolgersi della vicenda la relazione tra le due protagoniste viene presentata –malgrado le sue innumerevoli ambivalenze- come un’amicizia)
Vi appassionano solo i film sperimentali
Vi seducono solo attrici giovincelle e patinate
I sentimenti forti vi innervosiscono
Le imprese sportive vi annoiano
Covate un’irrazionale fobia dell’acqua (soprattutto dopo avere visto “Lo squalo” da bambini)
Siete talmente pigri da giudicare come fanatismo il coraggioso rilanciare altrui.
Fate parte di quella attenta congrega di analisti della fabula, che si pongono sensate interrogazioni di carattere logico e pratico quali: “Ma queste due, traversata a parte, una vita non ce l’hanno?” oppure: “Non mi pare sempre lei quella che nuota, forse c’è una controfigura”, “Ma il TajMahal non stava in India invece che sott’acqua?”.
Viceversa il film potrebbe restituirvi quella sostanza così desueta e a tratti commovente composta da un magma incandescente di emozioni, commozione, solidarietà, determinazione, e la tenacia verso il sogno che non teme il fallimento, la solitudine, il rischio come il giudizio di follia. Annette Bening incarna magnificamente l’ossessione e la volontà prometeica di conquistare quel sogno indicibile che ha la voce esclusiva del proprio daimon interiore. Jodie Foster, incoronata da rughe che sono di per sé incantevole sorriso, la sostiene e la determina nella vittoria finale, incarnando la magnificenza di una spalla nel ruolo scelto, come l’esempio raro del ruolo decisivo che può avere il sostegno altrui, seppure quasi estorto, nella conquista definitiva, nello spartioceano che regala o toglie senso a un’esistenza intera.
I tentativi precedenti di Nyad fallirono tutti per motivi seri: tempeste, malori, squali assassini, piaghe, ustioni, cubomeduse mortali, asma, allucinazioni. Pare impossibile che abbia deciso di tentare ancora ma lei lo ha fatto. Malgrado chiunque la scoraggiasse, con ragione. Il film ha fatto oggi emergere dubbi di cronaca sensati, quali il fatto che qualcuno avesse già superato quel traguardo prima, così come che il Guinness dei primati si sia rifiutato di confermare il fatto per l’assenza di osservatori indipendenti e alcune possibili irregolarità nella velocità media misurata. Ma è un film, va ricordato, e non ha nulla a che fare con il buonsenso, dunque per questo rischia di riaccendere scintille sopite di desideri inconfessabili allo spettatore incauto. Rischiando di farci realizzare quanto bisogno ce ne fosse.
Nyad – Oltre l’oceano, il film è diretto da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, tratto dal libro di Diana Nyad e adattato per lo schermo da Julia Cox. Con Annette Bening, Jodie Foster, Rhys Ifans, Anna Harriette Pittman, Luke Cosgrove, Karly Rothenberg, Marcus Young, Eric T. Miller, Ethan Jones Romero, Erica Cho, Garland Scott, John Solo, Katherine Montes, Jeena Yi, Jeena Yi, Tisola Logan, Disponibile su Netflix dal 3 Novembre.