La Supplente, tra poesia e tormento

In scena alla sala Toni Ucci di Castel Gandolfo, sabato 1° febbraio La Supplente di Giuseppe Manfridi, con Silvia Brogi.

Il piccolo e raccolto palco della Sala Toni Ucci si apre su una scena essenziale: una cattedra al centro, una lavagna sulla sinistra e, accanto, una finestra che, scopriremo più tardi, sembra affacciarsi su una stradina di montagna. Silvia Brogi porta in scena un monologo potente, vestendo i panni di una supplente delle scuole superiori. Fin dal primo istante, il pubblico viene coinvolto come parte integrante dello spettacolo, assumendo il ruolo di studenti.

Silvia Brogi

L’attrice entra con un’energia travolgente, dando voce alla complessità del personaggio attraverso gesti e parole di intensa carica emotiva. Davanti a loro, i ragazzi, ovvero il pubblico, si trovano una supplente bizzarra e fuori dagli schemi. I suoi discorsi oscillano tra il tempo, il qui e ora, i miracoli improvvisi, il peso del passato. E poi, con insistenza, torna sulla differenza tra un docente e una supplente: lei è una supplente. Lo ripete più volte, quasi a volerlo scolpire nella mente degli studenti. Supplente non è solo un ruolo, ma una condizione esistenziale. Il suo non è un precariato lavorativo, ma un precariato dell’anima. È una vita appesa a un filo, pronta a spezzarsi da un momento all’altro.

C’è un’attesa che attraversa tutta la lezione: quella di una telefonata importante. Il telefono, che tiene acceso con ostinazione, è un piccolo enigma. Cosa deve accadere? Quale segreto sta per essere svelato? Intanto, la letteratura irrompe nella lezione. I poeti, gli endecasillabi di Manzoni, Leopardi, Foscolo. Le parole dei grandi autori non sono suoni vuoti, dice, ma vengono da dentro, sgorgano dal corpo. E lei le vive e trasmette con una passione incandescente, raccontando ai ragazzi le mille sfaccettature dei poeti, la loro umanissima imperfezione. Fino a confessare, quasi in un sussurro, di essere una poetessa anche lei. E quella telefonata che attende? Sembra riguardare la pubblicazione delle sue poesie.

Poi il suo sguardo si perde oltre la finestra. Parla di una stradina nel bosco, di fiori, ma nulla di tutto questo è realmente visibile. Sono immagini della sua mente, visioni di un tempo lontano. Ed è qui che il racconto si fa più intimo: rievoca un episodio d’infanzia, una fuga in bicicletta a otto anni, una discesa a rotta di collo senza guardare la strada. Solo una possibilità su tre di uscirne vivi. Eppure, lei è sopravvissuta. Un miracolo. Ma forse il tempo di quel miracolo è già scaduto. Da quel giorno, ha vissuto come una supplente sulla terra, sospesa, in attesa di un altro volo in picchiata.

Silvia Brogi

E quel momento arriva, improvviso, sotto gli occhi degli studenti, che neppure se ne accorgono. Solo un’impercettibile sparizione. La regia e gli effetti visivi contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa: il fermo immagine della protagonista, la luce violacea che avvolge la scena, le voci fuori campo degli studenti che rievocano quell’ora di supplenza con una docente fuori dal comune. Uno spettacolo che tocca corde profonde e ci lascia con una riflessione senza tempo: la vita è questione di attimi, come un lampo, un flash. È “adesso”.

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La Supplente di Giuseppe Manfridi – con Silvia brogi – regia di Claudio Boccaccini – Musiche di Antonio di Profi – Teatro Sala Toni Ucci, Castel Gandolfo  sabato 1 febbraio 2025

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