Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia riportano in scena la celebre commedia di Neil Simon tra ritmo comico, affiatamento e umanità.
Dal 9 dicembre 2025 all’11 gennaio 2026, il Teatro Manzoni di Roma ospita La Strana Coppia, tratto dall’omonima commedia di Neil Simon del 1965. Un testo che ha attraversato decenni e linguaggi, diventando prima un film di culto nel 1968 diretto da Gene Saks, con la memorabile coppia Jack Lemmon e Walter Matthau, poi una fortunata serie televisiva americana (1970–1975) e, infine, un séguito cinematografico nel 1998, La Strana Coppia II, ancora firmato da Simon.

Portare oggi in scena questo classico della commedia brillante significa confrontarsi con un immaginario fortissimo e con un meccanismo comico di estrema precisione. La versione italiana affidata a Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia, entrambi figli d’arte, riesce nell’impresa con intelligenza, rispetto del testo e consapevolezza del mestiere teatrale.
La comicità, si sa, non ammette improvvisazioni: tempi, pause, respiri e ascolto del pubblico sono elementi fondamentali. Guidi e Ingrassia dimostrano di padroneggiarli con naturalezza, costruendo uno scambio scenico vivo, non automatico, in cui la relazione con la platea diventa parte integrante dello spettacolo. Il teatro, del resto, è presenza e diretta: quando un attore si diverte, trattiene una risata o gioca sul filo dell’imprevisto, il pubblico lo percepisce e ne viene coinvolto ancora di più.
Giampiero Ingrassia dà vita a un Felix di travolgente comicità clownesca: gesti, tic, vocalità e movimenti del corpo sono calibrati con grande precisione, frutto evidente di anni di studio e di un lavoro rigoroso sulla fisicità. Ogni espressione è funzionale al personaggio, ogni eccesso è controllato, e la risata scatta quasi inevitabilmente.
Accanto a lui, Gianluca Guidi interpreta con misura e sensibilità l’amico accogliente e compassionevole, colui che apre la propria casa a Felix dopo il divorzio. Il suo personaggio diventa il contrappunto perfetto: più istintivo, disordinato, emotivamente disponibile, ma non meno complesso.
I due protagonisti, entrambi separati dalle mogli, si ritrovano così a condividere uno spazio e una quotidianità che mettono a dura prova la loro amicizia. Le loro personalità opposte, uno trasandato e incurante, l’altro maniacalmente ordinato, generano una serie di gag divertenti e situazioni grottesche che nascono dal carattere e non solo dalla semplice battuta.
La scenografia, che ricostruisce l’interno di un appartamento newyorkese, è credibile e funzionale. Pur restando sostanzialmente statica, trova la sua vera vitalità nel movimento degli attori, che abitano lo spazio con energia, ritmo e precisione. A completare il quadro, i quattro amici che si ritrovano per le partite di poker: personaggi ben caratterizzati, ciascuno con una propria identità riconoscibile, inseriti in un gioco di ensemble affiatato e ben coordinato.
Fanno il loro ingresso anche le sorelle del piano di sopra, interpretate da Claudia Tosoni e Chiara Ruta, uniche presenze femminili dello spettacolo. Le due attrici si inseriscono con naturalezza nel meccanismo della commedia, rispettandone il ritmo serrato e contribuendo con misura e vivacità al gioco scenico. Il loro intervento diventa un incastro efficace alla dinamica maschile della convivenza, aggiungendo leggerezza e movimento senza mai spezzare l’equilibrio del gruppo.
Accanto ai molti elementi riusciti dello spettacolo, emerge però una scelta che risulta difficilmente condivisibile: l’utilizzo di sigarette in scena. Se è vero che il fumo può contribuire alla definizione dei personaggi e al realismo dell’azione, è altrettanto vero che il teatro non è cinema e non è realtà, ma finzione dal vivo condivisa con il pubblico. In questo senso, l’uso di sigarette reali appare una soluzione superflua, che non aggiunge valore drammaturgico e rischia invece di compromettere la fruizione dello spettacolo.
Il fumo che si diffonde in sala, soprattutto nelle prime file, crea un disagio fisico concreto, distrae l’attenzione e spezza quel patto di immersione su cui si fonda l’esperienza teatrale. Considerando inoltre un pubblico spesso di età non più giovanissima, la scelta risulta poco attenta nei confronti degli spettatori. Esistono oggi numerose alternative sceniche in grado di restituire lo stesso effetto senza ricorrere a elementi invasivi.
Superata questa criticità, La Strana Coppia continua però a funzionare proprio là dove il teatro trova la sua forza più autentica: nella relazione umana. Sotto la superficie brillante della commedia, il testo di Neil Simon racconta la difficoltà della convivenza, non solo nel matrimonio ma anche nell’amicizia, mettendo in scena fragilità, nevrosi e solitudini che si scontrano e si riconoscono.
Eppure, a differenza del rapporto di coppia, l’amicizia sembra non fondarsi sugli stessi compromessi a volte soffocanti. Può attraversare conflitti, allontanamenti, persino separazioni, senza perdere il suo valore originario. Alla fine, Felix e Oscar si separano, ma non si perdono. Anzi, si trasformano: l’uno impara a prendersi cura della casa, l’altro a prendersi cura di sé e a guardare avanti. È qui che la commedia rivela la sua verità più profonda: quando un’amicizia è autentica, non si consuma nel conflitto, ma cresce attraverso di esso, continuando a esistere anche quando le strade si dividono.

E La Strana Coppia, nella versione di Guidi e Ingrassia, riesce così a farci ridere senza dimenticare che dietro ogni gag si nasconde sempre un frammento di vita.
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La strana coppia di Neil Simon – adattamento e regia Gianluca Guidi – con Gianluca Guidi, Giampiero Ingrassia, Fabrizio Corucci, Riccardo Graziosi, Rosario Petix, Simone Repetto, con Claudia Tosoni e Chiara Ruta – scene e costumi Carlo de Marino – Luci Umile Vainieri – Musiche Maurizio Abeni – Produzione Virginy L’isola trovata – Teatro Manzoni di Roma dal 9 dicembre 11 gennaio 2026




