“Se mi innamoro di te, mi innamoro di un uomo o di una donna? Ti innamori di me”.
Ci colpisce immediatamente l’efficace e imponente scenografia di Alessandro Chiti. Un piano inclinato come il tetto di una serra. Tiziana Sensi, che interpreta Pina, dimostra fin dall’inizio di padroneggiare questo spazio, casa sua.
Un seminterrato da dove si vede la strada, gli altri. La situazione tragica, con cui inizia la storia ha un non so che di caratteristico e di sospeso che la rende meno cruenta e sofferta.
Un letto al centro del palco, a destra una vecchia poltrona e negli spazi piccoli oggetti presi da chissà dove. Ma in questo squallore, e qui il primo tocco di dolcezza della storia, ci sono dei fiori con cui Pina riempie la sua casa, come a renderla più gradevole con un tocco di grazia ad ingentilirla.
L’ambiente è malfamato, rispecchiando nell’insieme quello che sono costretti a vivere i nostri due personaggi. Perché, con Pina, dalla pioggia irrompe bruscamente Principessa.
I due, apparentemente, non potrebbero essere più simili. Eppure, quello che li differenzia, non è tanto il loro rapporto con la società quando il modo, la prospettiva, il punto di vista in cui guardano il mondo. Principessa, e in questo già lo si intuisce dal nome, ha un tratto fiabesco.
Diventa per Pina la buona fata, la madrina: un linguaggio che evoca in modo diretto il racconto magico. Ma non ci sono castelli incantati, streghe cattive e principi azzurri. Il tempo è quello presente e l’ambiente è quello della periferia di una metropoli. Un luogo che è tutt’altro che distante dalla nostra immaginazione: che non possiamo non sentire prossimo e vicino.
C’è complicità tra i due. In una società che li ha messi ai margini, che li ha provati, hanno trovato reciprocamente un compagno, un amico, una persona capace di ascoltarli. O qualcosa di più?
Questa complessità nel racconto, questo intreccio utile a delineare personaggi sicuramente complessi perché costruiti su leggere sfumature è reso, grazie alla regia di Luca Gaeta e le capacità attoriali di Tiziana Sensi e Mariano Gallo, in modo spontaneo e accessibile.
Questa commedia ci insegna a guardare il mondo con occhi nuovi. La vicenda inizia con una visione dal basso, come può essere il seminterrato di Pina, che ci pone nella prospettiva di vedere quello che ci circonda solo nei suoi lati più negativi e difficili. Ma come detto, è il modo in cui possiamo guardare alla vita che crea la straordinaria e felice possibilità di rendercela più semplice o comunque più leggera: e in questa possibilità di riscatto che è centrale la figura di Principessa.
Ma si può parlare di riscatto? Questi due personaggi, posso dirsi vincitori o vinti? Il finale dice tutto.
La strada all’altezza degli occhi di Donatella Diamanti – Regia: Luca Gaeta – Con: Tiziana Sensi e Mariano Gallo – Scene Alessandro Chiti – Teatro Marconi dal 18 al 28 gennaio 2024
Foto di scena Daniele Pedone e Tina Tripodo
Foto di copertina: Tiziana Sensi e Mariano Gallo