La rivincita di Falstaff

Falstaff a Windsor va in scena al Teatro del Giglio con tanto divertimento ma anche rimpianti, donando al fool shakespeariano un meritato affrancamento dal suo signore.

Ripartire da dove eravamo rimasti. Con questo intento prende avvio l’adattamento de Le allegre comari di Windsor di Ugo Chiti. La resurrezione di Falstaff a Windsor nel prologo dello spettacolo prende atto della poco cerimoniosa morte affibbiata al mentore del nuovo re d’Inghilterra in Enrico V, per fornire una più dignitosa conclusione alle vita scenica di Sir John Falstaff, pur sempre in mezzo alle disavventure tragicomiche di cui è inevitabilmente vittima.

Alessandro Benvenuti

Fin dal titolo, Falstaff a Windsor, si illustra l’intento di mantenere nello spettacolo un maggior focus sul protagonista di quanto non accade nella commedia shakespeariana, eliminando il subplot del matrimonio di Anne Page e i relativi personaggi per alleggerire la narrazione da schemi e intrighi.

I due servi disertori di Falstaff ne guadagnano in spazio e comicità, ma è soprattutto la felice aggiunta della dama di compagnia Mary e il paggio Semola, scritti appositamente per l’occasione, la scelta vincente della direzione creativa dello spettacolo; figure comiche speculari, al servizio dei due fronti opposti (una alle dipendenze di Mrs. Page, l’altro “neoassunto” da Falstaff), apparentemente ingenui ma in realtà astuti orditori di trame e parti attive negli schemi messi in atto dalle dame di Windsor alle spese del povero Falstaff.

La poca giustizia che viene fatta al nostro è quella di ottenere finalmente quel confronto con Enrico che gli era stato negato sulla scena, per ricevere le meritate spiegazioni sull’esclusione dalla corte del suo quasi figlioccio una volta divenuto re.

In un’atmosferica onirica ai limiti del soprannaturale nel parco di Windsor, la cui natura non risulta chiara ma che sa tanto di seduta psicanalitica, una sorta di tribunale post-mortem sottopone il paffuto protagonista a un processo (a giudizio la conduzione di una vita dissoluta), in cui all’accusato è data finalmente la possibilità di lamentare le sue frustrazioni.

Il Falstaff dall’accento toscano che rinasce a Windsor, sboccato, irriverente, vivace e vitale nonostante le continue lamentele di un’avanzata maturità, è infatti pieno di rimpianti e nostalgia per il passato, ma gli è finalmente concesso di manifestare la propria delusione per il trattamento ricevuto dal “suo” re Enrico e dal suo creatore William Shakespeare.

Alessandro Benvenuti

Il paggio Semola (stesso nome usato per adattare in Italia nel classico Disney La spada nella rocciaquel “Wart” nomignolo affibbiato ad un giovane Re Artù nel romanzo di T.H. White) apparirà infine a Falstaff con le sembianze di Enrico V, avvolto nei paramenti reali, perfetto, elevato e ricoperto di una lucentezza dorata, come una statua, ormai inarrivabile per il vecchio amico; a chiarire finalmente la condizione del loro nuovo rapporto.

Falstaff a Windsor scritto e diretto da Ugo Chiti – Con Alessandro Benvenuti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Cioni, Elisa Proietti – Scene: Sergio Mariotti – Costumi: Giuliana Colzi – Luci: Samuele Batistoni – Musiche: Vanni Cassori – Produzione Arca Azzurra – Teatro del Giglio 15/17 dicembre 2023