La storia di quel villain di Michael Madsen che tanto fece innamorare Quentin Tarantino
Tra le pellicole omaggio alla storia del cinema mondiale, la Festa del Cinema di Roma ha presentato in anteprima il docufilm di Dominique Milano dal titolo più che evocativo American Badass: A Michael Madsen Retrospective. L’encomio che il regista e la direzione artistica del festival capitolino in senso più largo si propone di raccontare al grande pubblico uno degli attori più “prolifici” e riconosciuti nel panorama filmico internazionale, specie negli ultimi anni.
Michael Madsen è infatti uno di quei personaggi al limite del caratterista per quanto risultano peculiari nella loro interpretazioni, pur mantenendo un loro status attoriale di primissimo livello. Questo non fa che innamorare e fidelizzare i più grandi registi del mondo, e il caso specifico di Madsen è certamente il sodalizio inscindibile con Quentin Tarantino, con cui ha realizzato ben 5 film (Le Iene, entrambi i capitoli di Kill Bill, The Hateful Eight e C’era una volta a Hollywood)
Quello che il docufilm propone però è un tentativo di svincolare la figura di Madsen da quell’esclusività tarantiniana che, pur essendo la sua reale fonte di consacrazione nell’Olimpo hollywoodiano, non è certamente il suo core business.
Infatti Michael Madsen (cognome di origini danesi) conta all’attivo oltre 170 pellicole, e, prima ancora della prima collaborazione con Tarantino e in Donnie Brasco, conta già dai suoi inizi partecipazioni importanti in alcuni cult movie anni degli ’80 come l’esordio assoluto in Wargames – Giochi di guerra e a seguire Il migliore di Barry Levinson.
Ma le vere luci della ribalta arrivano negli anni ’90. Gli vengono affidate parti in pellicole generazionali come Thelma & Luise di Ridley Scott e inizia invece a delinearsi il suo profilo attoriale nel biopic sull’icona controversa Jim Morrison in The Doors di Oliver Stone.
Forgiato nel fuoco come l’anello di Sauron, Madsen si consacra nel ruolo del cattivo spietato, senza scrupoli, con picchi di sadismo nel divertimento e nella strafottenza nei verso le sue vittime. Celebre è la scena del ballo con un taglierino in mano, in cui Madsen (qui nei panni dell’iconico Mr. Blonde) tortura la sua vittima a ritmo di Stuck in the Middle with You dei Stealers Wheel. Quella rappresenta una delle scene più pulp plasmate da Tarantino. E non poteva che essere interpretata da uno dei suoi alfieri più fidati.
Il fuoco, simbolo di violenza e di bellezza artistica, è un elemento ricorrente nella vita di Madsen sin dall’infanzia quando suo padre padrone (pompiere per giunta) gli impediva di fare cinema. L’incendio nella sua casa di Malibu, in cui la moglie mise in salvo la famiglia, è lo spartiacque della vita di Madsen. Lì perse tutto, dai cimeli dei set ai ricordi, ma guadagnò la famiglia che aveva già rischiato di perdere con la dipendenza da alcool e droghe.
Tra le voci più eminenti del cinema contemporaneo e tra quelle che più lo conoscevano nella sfera più intima, compaiono nel documentario fra cui lo stesso Tarantino, John Travolta, Ron Perlman, Charlie Sheen e Daryl Hannah. Il film. diretto da Dominique Milano, ha una durata di 90 minuti.