di Andrea Cavazzini
Ci sono storie e persone, nel mezzo degli eventi che compongono la Storia, raccontate nei libri di scuola, che riescono a imporsi nella memoria di chi li legge e soprattutto di chi le ha vissute meglio di qualsiasi altro episodio.
E’ il caso di Marcel Marceau, il famoso mimo francese che rivive sul grande schermo con il film Resistance in streaming sulle piattaforme digitali Netxflix ed Amazon Prime, grazie all’attore americano Jesse Eisenberg, in un film scritto e diretto dal regista ebreo venezuelano Jonathan Jakubowicz, che affronta l’impegno del leggendario mimo nella Resistenza durante la seconda guerra mondiale.
E la sua storia mostra che, nella vita, a volte possiamo esprimerci e fare grandi cose senza troppo clamore, semplicemente rimanendo in silenzio, anche per salvare vite umane. Nel suo caso, non parlare era la singolarità della sua arte espressiva e l’incredibile talento mimico che aveva, riuscì a renderlo famoso come maschera comica e tragica allo stesso tempo.
Ha lottato per sopravvivere, cambiando il suo cognome per rendere le sue origini irriconoscibili, si unì alla Resistenza francese riuscendo spesso a sfuggire alle grinfie degli occupanti. I nazisti, tuttavia, catturarono e deportarono suo padre ad Auschwitz, dove morì.
Ma fu nel 1944, quando la “lucida follia” nazista decise di sterminare gli orfani ebrei, Marceau nato a Strasburgo da una famiglia ebrea polacca, decise di agire rischiando in proprio, prendendosi cura dei bambini ospiti di un orfanotrofio vicino a Parigi e, travestito da capo scout, riuscì grazie a ripetuti viaggi a portarli fuori dalla Francia, fino in Svizzera e metterli in salvo, utilizzando tutta la sua abilità da clown per tranquillizzarli.
Appassionato di teatro, dopo la guerra divenne allievo di Charles Dullin, poi del mimo Etienne Decroux, prima di creare la sua compagnia che si sarebbe successivamente esibita sui palcoscenici di tutto il mondo con il personaggio silenzioso di “Bip” il clown, un Pierrot dei Tempi Moderni, che lo accompagnò per tutta la vita. Il viso bianco come un lenzuolo, le labbra color sangue e quella lacrima che sgorgava dall’occhio cerchiato di nero. Un “buffone” sfortunato, lontano dall’essere un vincitore, ma dotato di grande umanità, profondità e speranza, come Charlot che era il suo idolo.
La sua mimica rendeva l’invisibile, visibile, l’assente, presente e Marcel Marceau era una presenza a tutti gli effetti una presenza felina e a volte vorremmo essere in grado di comunicare con lo stupore di Alice quando osservava di “aver visto spesso un gatto senza un sorriso ma mai un sorriso senza un gatto”.
Marceau prestava alla sua arte le virtù che in un famoso trattato Cicerone maestro dell’eloquenza attribuiva all’amicizia: “Grazie all’amicizia, gli assenti sono presenti, i poveri diventano ricchi, i deboli hanno punti di forza e quello che più difficile da immaginare, i morti vivono ancora…”