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La resilienza al dolore tra cinema e musica

La terapia della sofferenza raccontata in melodia e sul grande schermo

Tutte le forme d’arte sono espressione dei sentimenti dell’animo umano e quasi sempre raccontano una storia. Il cinema, come il teatro, racconta la vita o comunque ci si avvicina verosimilmente. La musica, come l’arte, è il raccordo d’ascolto delle emozioni con il cuore. Come la gioia, anche il dolore è stato più volte narrato nel corso dei secoli.

Gerard Butler e Hilary Swank – P.S. I love you – Non è mai troppo tardi per dirlo

Provare a descrivere la resilienza e il dolore non è propriamente facile, ma certe storie possono aiutare nel percorso di ciascuno. Nella settima arte, due esempi calzanti sono i film alquanto delicati e struggenti di P.S. I love you Non è mai troppo tardi per dirlo film del 2007 diretto da Richard LaGravenese e tratto dall’omonimo romanzo di Cecelia Ahern e La Corrispondenza, film del 2016 diretto da Giuseppe Tornatore.

Nei reciproci film, due donne affrontano la perdita del proprio amore: in P.S. I love you Non è mai troppo tardi per dirlo è la storia di Holly, giovane trentenne che conosce ben presto il sapore amaro del lutto quando perde il marito Gerry, un esuberante irlandese; La Corrispondenza è la storia di Amy, studentessa di astrofisica e stuntgirl a tempo perso nelle controscene dei film d’azione, innamorata di Edward Phoerum, suo professore di astrofisica nonché grande amore della sua vita. Come rimettere insieme i pezzi e riprendere in mano la propria vita dopo una perdita così grande? Le due donne percorrono un sentiero tortuoso e difficile, ma ad alleviare le loro sofferenze ci sono i due amori perduti e lo fanno nel modo più originale possibile: far recapitare misteriosamente lettere d’amore, videomessaggi, biglietti d’auguri o fiori per mostrarsi incredibilmente vicini alla propria donna e per aiutarla a superare il momento di smarrimento improvviso. La presenza dei due uomini per le protagoniste diventa ossigeno puro, energia vitalizzante necessaria per sopravvivere, nutrimento quotidiano che crea dipendenza. Per le due donne è tempo di prendere in mano la propria vita e intraprendere, ciascuna con l’aiuto della propria dolce metà dispersa, un viaggio interiore necessario per ritrovare se stesse lontano dalla propria quotidianità.

Le quattro coppie d’attori, (in P.S. I love you Non è mai troppo tardi per dirlo Hilary Swank interpreta Holly e Gerard Butler è Gerry mentre in La Corrispondenza Jeremy Irons è il professore di astrofisica e Olga Kurylenk è Amy) costruiscono una rete comunicativa metafisica ma molto toccante che riesce ad arrivare al cuore dello spettatore che può riconoscersi in quei sentimenti provati da tutti i personaggi e può diventare una cura per l’anima.

Il finale è inevitabile e già segnato come il tragico destino di ciascun amante: arriva per tutte e due le coppie il tempo di lasciarsi andare e di andare avanti. Il momento è doloroso per Holly e Amy ma è necessario affinché avvenga una loro rinascita ed è solo dopo un prolungato distacco che le due protagoniste potranno un giorno tornare a veder splendere la propria vita e a innamorarsi nuovamente.

La Corrispondenza di Tornatore ha ricevuto nel 2016 numerose candidature ai David di Donatello, ai Nastri D’Argento e al Globo D’oro, ricevendo la statuetta del David per la categoria David Giovani.

Una sofferenza diversa invece è quella gridata se non cantata a squarciagola dal gruppo pop punk californiano dei Blink 182 nella canzone You Don’t Know What You’ve Got, singolo dell’album di provenienza One more time… del 2023. Scritta dai componenti del gruppo (Mark Hoppus frontman e basso, Tom DeLonge, secondo frontman e chitarra e da Travis Barker alla batteria), è l’urlo di dolore disumano provato dallo stesso Mark Hoppus contro il suo cancro e che ha dovuto affrontare per rendersi conto del valore stesso della vita, imparando ad apprezzarla e a vedere il tutto con un punto di vista diverso. Recentemente, Hoppus ha pubblicato la sua biografia, Farenheit-182: A Memoir, dove ripercorre i grandi successi dell’iconica band fino alla scoperta e alla sconfitta del suo “Nemico Invicibile”. La canzone inizia come un tormentato sound che proietta un dolore personale e tutto il senso di angoscia che lo appartiene, sottolineando quel senso di inadeguatezza e di fragilità di fronte a un ostacolo così insormontabilmente grande come una malattia. Per Mark Hoppus non è solo una valutazione della propria battaglia personale, ma un messaggio positivo che per gli ammiratori o meno può essere portatore di speranza e di autoidentificazione per chi ha vissuto quel momento di angoscia.   

I componenti dei Blink 182 da sinistra: Mark Hoppus, Tom DeLonge e Travis Barker – © Web

Se è vero dunque che, come diceva Fabrizio De André nella canzone Via del Campo, “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, è proprio dalle fondamenta del dolore che nasce la vera bellezza e le ferite si guariscono anche imparando col tempo a conoscerle, a conviverci e, perché no, anche abbracciarle.

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I film:

“P.S. I love you Non è mai troppo tardi per dirlo” – regia di Richard LaGravenese – 2008

“La Corrispondenza” – regia di Giuseppe Tornatore – 2016


Le Canzoni:

Blink 182 – “You Don’t Know What You’ve Got” – tratto dall’album “One more time…” – 2023

Fabrizio De André – “Via del Campo” – tratto dall’album “Volume I” – 1967

Foto di copertina: Jeremy Irons e Olga Kurylenk ne “La Corrispondenza” – © Web

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