La psicanalisi di Jekyll

In scena al Teatro del Giglio di Lucca il 6 e 7 dicembre, l’adattamento del celebre romanzo di Robert Louis Stevenson ad opera di Sergio Rubini.

Fin troppo note le vicende dello strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, romanzo gotico dall’immenso successo e notorietà, nonché una delle opere letterarie più adattate per i media visivi.

Riproporlo oggi significa dunque dover passare da un rinnovamento, trovare una nuova chiave di lettura e rappresentazione che riesca ancora ad accendere l’interesse di un pubblico che corre il rischio di diventare la “vittima” dell’ennesima messa in scena di una storia fin troppo raccontata.

Lo spettacolo, ideato da Sergio Rubini, si dichiara dunque uno studio psicanalitico che, attraverso il sempiterno tema del doppio, vuole rileggere il celeberrimo romanzo di Stevenson alla luce delle teorie freudiane di là da venire all’inizio del secolo successivo.

In questa versione infatti le vicende di Henry Jekyll non sono più uno strano caso in cui la lotta fra i valori morali e le pulsioni interiori assume forma tangibile catalizzata da una scienza pericolosa prodotto della hybris dello scienziato overreacher.

Fin dal titolo, Il caso Jekyll tramuta il racconto in un’investigazione psicologica di Henry Jekyll (Daniele Russo) e delle ragioni dell’esistenza del suo doppio Edward Hyde, navigando tra temi di attualità come quello dei disturbi mentali, il bullismo e la violenza domestica.

Nello spettacolo Hyde non rappresenta “semplicemente” la parte malevola dell’animo del dottore, di cui questi desidera liberarsi in ottemperanza alle esigenze della moralità vittoriana, ma il vero Jekyll, una personalità disturbata che origina dal trauma infantile della discriminazione. Una personalità che necessita di essere occultata dietro un’immagine socialmente accettata che non desti sospetti sulla vera natura del personaggio, costruendo una personalità che nasconde e reprime gli impulsi primordiali del protagonista. Tanto è esposto e manifesto l’aspetto glabro di Hyde, riflesso di una personalità senza freni e inibizioni, tanto appare represso e celato Jekyll, col volto sempre in ombra, nascosto dai lunghi capelli.

La trasformazione da Jekyll a Hyde non è quindi una metamorfosi provocata da un misterioso composto chimico, ma una rivelazione di ciò che sta sotto la finta persona di Jekyll, dietro gli abiti e la parrucca che occultano quotidianamente la figura di Hyde al mondo pubblico.

La scena assume quindi la configurazione di una svestizione del super-io freudiano, dei condizionamenti e delle norme imposte e richieste dalla società, per esporre l’es di Jekyll, i suoi istinti, la sua vera natura, che assume in questo caso il nome di Hyde.

Nell’atmosfera gotica, che fa un saggio uso della luce e degli effetti sonori dalle qualità fortemente cinematografiche (e non sorprende vista l’illustre carriera del regista), la scenografia riproduce la visione in prospettiva frontale di una strada sul cui punto di fuga è situata una porta e i cui muri laterali, riflettenti come specchi, creano uno sdoppiamento allegorico dell’immagine dei personaggi in scena.

Le duplici figure riflesse convergono così man mano che il personaggio si avvicina alla porta, per congiungersi idealmente dietro di essa, limite dietro il quale si cela il misterioso mondo della psiche e il complesso segreto dell’animo umano.

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Il caso Jekyll tratto da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde – Adattamento di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini – Diretto da Sergio Rubini – Con: Sergio Rubini, Daniele Russo, Geno Diana, Roberto Salemi, Angelo Zampieri, Alessia Santalucia – Produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, MARCHE TEATRO, Teatro Stabile di Bolzano – Teatro del Giglio 6/7 dicembre 2024