Immaginatevi un teatro calato completamente nel centro della città, immerso nel verde di un parco e che questo parco si trovi alle pendici dell’ Etna e immaginatevi che questo possa ospitare un progetto di teatro fuori dal comune con spettacoli di teatro e danza condensati in quindici minuti.
Tra teatro di prosa, danza, musica, viene raccontata l’alterità, che è anche affermazione dell’io. Immaginatevi così un teatro che coinvolge la città e che sia completamente gratuito e accessibile a tutti. Eccoci qua, lo avete trovato! E’ il Festival di Teatri Riflessi alla sua ottava edizione che ha dato il via alla prima giornata di semifinali.
Il tema dell’ Alterità ha rappresentato un momento di intenso confronto tra gli artisti e le giurie tecniche, culminato nel workshop condotto da Erin B. Mee, docente presso la Tisch School of the Arts della New York University, dal titolo Viewpoints & Composition, una pratica laboratoriale grazie alla quale i numerosi partecipanti hanno realizzato un lavoro site-specific.
Le presentazioni dei libri curati da Grazia Calanna: Di tu in noi di Cettina Caliò e L’inganno di Veronica Tomassini, hanno arricchito il primo pomeriggio(forse gli orari vanno ripensati…) del festival, dando spazio successivamente al primo forum delle tre giornate, all’interno del quale le 13 compagnie in gara hanno presentato il loro corti teatrali e il legame con il tema di questa edizione.
Tutto il mio amore di Melania Fiore – La Resistenza delle Formiche Teatro, è stato lo spettacolo che ha aperto la rassegna. Testo narrativo scritto dalla stessa attrice che ci accompagna in un racconto d’amore tra Carla, Bruno e la Calabria, terra martoriata dove tutto è possibile, ma il Nulla avanza inesorabile. Un momento che fa riflettere sull’affermazione del nostro io e al contempo sull’ affermazione dell’altro.
A seguire Corrente di Beatriz Mira e Tiago Barreiros, affascinante spettacolo di teatro danza che tra le sette proposte della serata ha sicuramente raccolto più consenso tra pubblico e giurie tecniche. Il movimento dei corpi in scena diventa energia predominante, i danzatori in completa sinergia diventano un tutt’uno, e la scena divisa tra luce e ombra accoglie le splendide e sensuali movenze dei due performerà.
Zoe di Sara Baldassare declina il tema dell’alterità attraverso il Tabù, un tabù che racconta la storia di un incesto. Il tabù visto come qualcosa di pericoloso che racconta in parte la nostra società. Segue K(-A-)O di Kenji Shinohe, spettacolo di teatro danza, nel quale il performer declina il suo personale concetto di alterità nell’incapacità di comunicazione tra le persone che è diventata sempre più arida nell’Era dell’informazione. Momento che ha stupito, entusiasmato e incuriosito critica e pubblico, che richiama in parte il teatro giapponese del Kabuki, del Nō e le sperimentazioni di Teatro Azzurro.
Non ha particolarmente entusiasmato La vera storia di Turi u Bastaddu e Agatina puntini puntini con Turi Zinna della compagnia Retablo, che non ha mancato di suscitare qualche perplessità sulla sua esibizione, mentre Gianna interpretato da Sara Carbone non è riuscita a completare la sua performance. Il programma è stato completato da They’re just joking di Alessia Ruffolo, spettacolo di teatro danza che sottolinea l’importanza del gioco, ma di un gioco senza regole, dove l’humor è qualcosa di terribilmente agghiacciante, che porta con se libertà e privazione e dove i giocatori possono fare ciò che vogliono senza vincitori e vinti.