Conosciamo un’artista innovativa e la sua mostra virtuale di opere Pop-art
Mentre navighiamo quotidianamente sui più disparati siti web andando alla ricerca di informazioni di natura spesso effimera, ci si può rinfrescare la mente prendendosi una piacevole pausa dalla meccanizzazione digitale talvolta soffocante. Basta richiedere qui https://www.mmlabart.com un biglietto per accedere alla mostra virtuale di Michela Manfredi che verrà spedito direttamente sulla casella di posta elettronica. Facendolo si intercorre in un’interessante e bellissima visita dalla durata all’incirca di sette minuti. Sembra un arco temporale piuttosto breve per potersi ritagliare un momento di spensieratezza arricchito da un’esperienza artistica di puro diletto, invece con grande sorpresa è possibile.
La voce di sottofondo che narra e descrive l’esposizione è della sua protagonista, ossia colei che l’ha realizzata. Si tratta di un’artista partenopea di spicco nel mondo della Pop art, che merita accortezza nell’esaminare i suoi lavori per lo stile unico e completamente fuori dal comune, nell’accezione positiva del termine. Lei è Michela Manfredi e nel mestiere di pittrice ormai portato avanti da anni, trova motivazione interiore nella passione per l’arte proveniente dalle radici famigliari. Il prozio e il nonno le hanno permesso di fiutare la giusta strada da percorrere per estrapolare, da dentro l’anima, la sua inclinazione nel cogliere il bello negli attimi di serenità e renderlo vivo e vegeto sotto forma di dipinto.
Le opere particolareggiate abbagliano perché collaudate dai volti noti ricollocati all’interno degli schemi e disegni della Settimana Enigmistica. Viene da chiedersi la spiegazione di tali inconsueti abbinamenti e la risposta è comprensibile dopo aver appurato che esplorando l’intersezione tra il quotidiano e l’arte, gli oggetti abituali si possono trasformare in dichiarazioni visive. Utilizzando l’acrilico su tela ogni quadro diventa una festa di emozioni, capace di lasciare sperimentare energia e riflessione. Dalle espressioni delle figure presenti nella produzione emerge chiaramente che esse non vogliono essere dimenticate né adesso né mai…
Per conoscere i vissuti degli attori e delle attrici ci si interfaccia con loro incrociandone gli occhi. I diretti interessati richiamano la nostra curiosità per farci a tutti i costi fermare frontalmente ai medesimi sguardi di sfida, alle sopracciglia aggrottate o solo inerti nel venire cullate dalla luce a alle bocche spalancate che ci esibiscono i denti, o socchiuse in segno di accondiscendenza. Le storie riguardano le due facce della fama, la gioia e la sofferenza, non sempre controbilanciate nell’acquisire lo stesso peso nei casi in cui una prevalga sull’altra, comunque generano in linea di massima l’umore generale del cerchio della vita degli importanti nomi, che oltre ad aver fatto carriera sono stati esistenze.
Ci attraversa il dolore provato nei campi di concentramento da Fritz Schulz, la fuga dal territorio nazista di Felix Bressart, il fascino avvolgente di Dita Parlo, Hans Rehmann, fra i preferiti del noto regista Paul Czinner, Hans Brausewetter e la brutalità dell’ordigno che lo uccise, la tenerezza buffa di Szoke Szakall, l’avvento del cinema sonoro avvenuto con Rod la Rocque, la tenacia di Harry Frank, il quale non si arrese alle sue condizioni di agricoltore ma cercò di migliorare le proprie facoltà professionali. Successivamente appare l’indimenticabile Dolores Del Rio, la prima donna a indossare il bikini, la dolcezza smisurata di Lilian Harvey dalle lunghe e folte ciglia, la magnetica femme fatal Brigitte Helm, il destino tormentato di Lupe Vélez che si uccise a causa dall’abbandono del marito. Per concludere, la nostalgica malinconia di Greta Garbo trasporta verso la pienezza di significati raccolti in questo viaggio nelle impronte stilistiche lasciate da personaggi sacri, nati per costruire ponti fra la sfera privata e il talento messo alla prova davanti la macchina da presa.
Foto di copertina: Oculus – olio e acrilico