Giuseppe Ungaretti disse: «La poesia è poesia quando porta in sé un segreto». E Maria, lo spettacolo presentato dalla compagnia triestina Hangar al Festival Inventaria, sotto l’affascinante arcata del Teatro Basilica di Roma, di segreti o misteri sembra nasconderne parecchi. Forse addirittura ogni singola immagine ne contiene uno: il mistero di un destino. «Ognuno compie il destino che gli spetta, e desidera il destino che vuole», questo è il segreto del destino di Maria, alla quale una sera, mentre rientrava a casa, sotto un forte temporale, l’auto le si blocca fuori città. Monta su una corriera di passaggio e si ritrova in manicomio. Lei scende, ringrazia e chiede soltanto di poter telefonare al suo compagno e, invece, in quel momento, la vita le sfugge di mano e non la riacciuffa più.
Un famoso film del 1998, Sliding doors, illustrò con chiara efficacia l’importanza di certi istanti che possono rivelarsi determinanti per le vicende della vita di un individuo. Una ragazza corre verso il binario della metropolitana. Una porta si sta per chiudere: lei s’infila e riesce a salire sul convoglio, la sua vita prenderà una strada; tornando qualche fotogramma indietro scopriamo che la porta è più veloce di lei e la blocca, il suo futuro sarà completamente diverso. Allo stesso modo, salendo involontariamente su quel pullman, per Maria si spalancano le porte di un istituto di igiene mentale (Perché? È un segreto del destino); viene creduta pazza e trattata per tale. Siamo nella Spagna della dittatura militare di Francisco Franco, dove ogni regola è un ordine, e quando il compagno, Saturno, la rintraccia e va a trovarla in manicomio, gli vien detto che è vittima di violenti attacchi d’ira. Saturno ci crede – in dittatura non si può contestare la parola di un’autorità – e quindi anche lui la tratta da pazza. Delusa, Maria perde ogni speranza e s’abbandona al suo misterioso destino.
Tutta questa storia, però, che è letteratura, Elena Delithanassis, ce la racconta con pochissime essenziali parole. Quindi non come farebbe ogni bravo scrittore, autore di teatro di prosa, ma come preferirebbe suggerirla un mimo, con l’arte della sua capacità di esprimersi per immagini sentimentali: ecco perché «la poesia è poesia quando porta in sé un segreto». E il palcoscenico può diventare tanto poetico quanto misterioso. Il dramma di Maria, infatti, viene presentato sotto singoli proiettori che si accendono uno alla volta: non sono soltanto semplici luci, non servono propriamente ad illuminare, piuttosto a far consistere il grande buio intorno a loro. Il buio della vita ci circonda, che a volte è infinito, come le risposte che non riusciamo a trovare per motivare l’assurdità di una situazione nella quale siamo rimasti aggrovigliati senza sapere come siano andate le cose. Allora ci si guarda attorno e non si vede altro che buio. Ed è in questa oscurità che incrociamo gli occhi del destino che nascondono il segreto di una verità che mai riuscirà a soddisfare la nostra curiosità.
La regista, protagonista in scena con Marco Palazzoni e Ilaria Santostefano, regala al suo personaggio le espressioni della fiducia che progressivamente svanisce. Con delicati movimenti mimici e anche con eleganti passi di danza, il sogno felice si alterna alla disperazione di una vita che non tornerà mai più. Bisognerebbe interrogare il destino per saperne di più. Ma il destino, come tutti noi, ha i suoi misteri e mantiene i suoi segreti. Solo così si può parlare di poesia.
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Maria, con Marco Palazzoni, Elena Delithanassis, Ilaria Santostefano, e con le voci di Fulvio Falzarano, Tullia Alborghetti, Valentina Milan, Sergio Pancaldi. Per il Festival Inventaria al Teatro Basilica il 23 maggio 2023. Unica rappresentazione
Foto in evidenza: Marco Palazzoni, Elena Delithanassis (©Hangar)