“Impressionisti, all’alba della modernità”, ci riporta nel vivo di una natura incorrotta
Ha chiuso i battenti il 28 luglio 2024 dopo mesi di apertura al Museo Storico della Fanteria di Roma, la mostra Impressionisti, l’alba della modernità. Un evento imperdibile per gli appassionati di arte, soprattutto per l’ampio catalogo di circa duecento opere proposte, curato da Vittorio Sgarbi in collaborazione con Vincenzo Sanfo. L’esposizione si ramifica in un rilassante viaggio da compiere a piedi nel florido avanzare del movimento impressionista. Una selezione di quadri iconici rivela la vivacità di un’epoca che ha segnato profondamente la storia dell’arte, a partire da metà XIX secolo fino al 1915, sulle orme del continente francese. Alcuni dei grandi nomi: Monet, Manet, Sisley, Degas, Renoir, Courbet, Lecomte, Firmin-Girard Bonnard, Corot, Toulouse-Lautrec, Cézanne, Pissarro, Gèricault, Delacroix, Gauguin.
La concentrata disposizione delle opere evidenzia le tecniche stilistiche utilizzate dagli impressionisti, con la prevalenza della pittura en plein air. I corridoi piuttosto stretti delle sale invitano il visitatore a immergersi completamente nell’arte, quasi a non potersi tirare indietro da questa immacolata panoramica posta dinanzi a ognuno e ognuna di noi. Le otto sale sono dedicate alle mostre impressioniste che dal 1874 furono realizzate nello studio del fotografo Nadar. Tali momenti simbolici rappresentarono l’ingresso ufficiale del movimento nel mondo dell’arte.
Le pareti azzurre offrono un contrasto visivo con le sfumature placide e scivolose delle tele, favorendo anche una riflessione profonda sulle emozioni trasmesse dagli artisti. Lo sguardo riesce ad arrivare in ogni centimetro racchiuso dalle cornici, non lasciando alla svista nessun elemento. I dettagli danno modo di comprendere meglio l’intensità e la bellezza di questa straordinaria corrente artistica.
L’allestimento non poteva fare a meno dello spazio circostante, essenziale per ricreare l’atmosfera dei caffè parigini dell’epoca, punto d’incontro degli artisti che volevano discutere delle proprie idee, allontanandosi dal centro delle città amavano consultarsi e realizzare autoritratti a vicenda, come per esempio fece Renoir nei confronti di Berthe Morisot. Il contesto in cui vissero protagonisti dell’Impressionismo fu frutto di importanti invenzioni tecnologiche che cambiarono drasticamente la società. Gli individui iniziarono a relazionarsi abbattendo le distanze e investendo sulla velocità degli spostamenti, grazie all’industrializzazione, all’elettricità, al telefono e ai primi voli aerei. Da lì si aprirono le porte a nuove modalità per la diffusione di messaggi culturali, quali la nascita della fotografia e del cinema, fondamentali per non sentirsi soli e rispecchiarsi con personaggi creati apposta per suscitare empatia o distacco dalla realtà.
Ciò che fa da terreno fertile per il proliferare di taciturne sensazioni che ottemperano la turbolenza della contemporaneità, è l’immensità delle distese degli alberi e dei cieli, rappresentate nel vivo delle quattro stagioni. Nelle meravigliose illustrazioni vengono messi in risalto gli esterni naturalistici, che catturano la luce artificiale proveniente dal soffitto, risplendendo. “Paesaggio al tramonto” di Jean Baptiste Millet è un tramonto mozzafiato che riaffiora da una foresta, le nuvole rosee invogliano a incamminarsi alla ricerca dei propri bisogni fisici e di autorealizzazione. L’estate viene immortalata con delle figure femminili seminude sulla spiaggia a beneficiare del calore solare nella litografia di Pierre Puvis de Chavannes “Femmes sur la plage”, l’autunno spunta dai sentieri bardati di infinite foglie ricurve su di esse in “Le village de Wolgnarue” di Firmin- Girard e l’inverno cala in una pallida estensione di neve che ricopre abitazioni e passanti, in “Le Pont d’Austerliz” di Armand Guillaumin.
Inoltre, si ammirano opere di nicchia, è il caso di quelle di Berthe Morisot, la cui sensibilità e abilità nel ritrarre la vita domestica appaiono straordinarie, persino fuori dal comune per il tempo. Bisogna considerare che agli albori dell’Ottocento le donne iniziavano a uscire dalle mura domestiche per dipingere, socializzare e creare dal loro punto di vista, spesso offuscato dai pennelli tenuti in mano dagli uomini.
Nella parte conclusiva dell’itinerario sono presenti una serie di figurazioni appartenenti a una fase di eredità che si avvale di colori vividi e ritratti dai lineamenti più decisi e precisi, quasi a cercare di reinterpretare le espressioni dei volti e del vestiario. I soggetti rappresentati mostrano un briciolo di determinazione in più rispetto al passato allora trascorso, necessaria per spingersi oltre i limiti del possibile, constatando che gli ostacoli all’immaginazione stanno negli occhi di chi guarda con sdegno. Un involucro di riflessività avvolge una donna in “Dame de qualité assise au salon” di Ernest Jean Joseph Godfrinon, essa pensosa osserva dritto per dritto i lati di una stanza da cui sembra voler evadere per rincorrere i suoi pensieri, ancorati al divenire di desideri lontani.
“Impressionisti, l’alba della modernità” celebra il potere trasformativo dell’arte, accompagnando alla scoperta delle innovazioni artistiche e della conseguente influenza pervenuta oggi. Alla fine del percorso si prova un’esperienza preziosa che resta nel cuore di chi ha avuto la fortuna di visitarla portandosi a casa il ricordo di immagini ben radicate.
__________________________________
Impressionisti, all’alba della modernità – Curatori: Vincenzo Sanfo in collaborazione con Vittorio Sgarbi – Dal 30 Marzo 2024 al 28 Luglio 2024 – Museo della Fanteria – Roma
Foto di copertina: Aul Lecomte – Bateau sur la riviere – Olio su tela