Sul palco del Teatro Vittoria Carmen Di Marzo racconta il coraggio delle staffette partigiane: e la Storia torna viva
C’è un silenzio particolare che scende in sala prima che si alzi la luce. Non è quello distratto dell’attesa, ma un silenzio pieno di rispetto, di curiosità, di memoria. Al Teatro Vittoria, nella serata del 28 ottobre, Carmen Di Marzo porta in scena Il Cuore Inverso, testo di Nando Vitali con la regia di Paolo Vanacore: un monologo intenso e necessario, che rende omaggio a Iole Mancini, ultima staffetta partigiana scomparsa nel dicembre 2024 all’età di 104 anni. In meno di un’ora di spettacolo si attraversano decenni di storia e sentimenti. Il Cuore Inverso racconta di Lauretta, giovane donna del Sud che diventa staffetta durante la Resistenza. È lei, come tante altre, a pedalare su strade pericolose, a portare messaggi, medicine, speranza. Una figura semplice, ma attraversata da un coraggio quotidiano e radicale.

Carmen Di Marzo, sola sul palco, costruisce con voce e corpo una geografia dell’anima: ogni parola è un passo, ogni silenzio un respiro che ci avvicina al cuore di quella stagione. «[…] Era da tempo che volevo raccontare una donna partigiana », ha dichiarato l’attrice in una recente intervista, «[…] perché la Resistenza è stata anche e soprattutto una storia di donne, di madri, di figlie che hanno scelto di non restare in silenzio ».
La regia di Vanacore amplifica la forza del testo mediante una scelta scenica essenziale, quasi ascetica, lavorando per sottrazione ed affidandosi a pochi oggetti: uno sgabello, una sedia, una ruota di bicicletta montata su uno stelo verticale, un appendiabiti con due scarponcini maschili, e sullo sfondo una cascata di catene che forma una tenda. La scenografia – firmata da Alessandra De Angelis – rifugge il superfluo per concentrare l’attenzione sul racconto e sull’attrice; tutto è simbolico, tutto è funzionale. La bicicletta è il movimento, la libertà ma è anche gli spostamenti delle staffette; le catene la prigionia, la repressione, la paura; gli scarponcini ricordano Michele, il compagno e marito di Lauretta, presenza silenziosa di un amore che la guerra non riesce a spegnere.
È un minimalismo che non impoverisce ma concentra: ogni oggetto è memoria, ogni gesto è racconto. E quando Lauretta viene catturata dai tedeschi – con la figlia appena nata e una giovane ebrea nascosta in casa – il palco diventa una soglia tra vita e morte, tra umanità e disumanità.
Nella trama di Vitali si intreccia la grande Storia. Le staffette partigiane furono migliaia: giovani, spesso giovanissime, che a piedi o in bicicletta attraversavano campagne e montagne per consegnare armi, documenti, ordini. Non portavano fucili, ma rischiavano la vita come e più degli uomini. La loro era una guerra di resistenza e di maternità, di solidarietà e di audacia.
Il Cuore Inverso restituisce voce proprio a queste figure dimenticate, alle loro paure e ai loro desideri, alla fatica del quotidiano. È un racconto di donne che non hanno solo “sostenuto” la Resistenza, ma l’hanno incarnata.
Carmen Di Marzo affronta il ruolo con un’intensità che non diventa mai retorica. La sua Lauretta è una donna comune, non un’eroina da monumento: il coraggio nasce dall’amore, dalla necessità, dall’istinto di proteggere. Il pathos non è mai cercato, ma emerge dal ritmo della parola, dalle pause, dagli sguardi che attraversano la platea.
La voce dell’attrice si fa più bassa, più intima quando evoca le perdite, poi torna limpida e ferma quando pronuncia la parola chiave della lotta e della resistenza.
Nelle ultime scene, la proiezione di un’intervista a Iole Mancini porta sulla scena la testimonianza viva di chi c’era davvero. Le sue parole, calme e lucide, scorrono mentre Di Marzo resta ferma sul palco: due generazioni di donne si incontrano in un silenzio che commuove. È un momento che trasforma lo spettacolo in un atto di gratitudine collettiva, è un momento nel quale emerge con forza la parola: LIBERTÀ. È in quel momento che lo spettatore sente di partecipare, non solo di assistere.
Non solo una pièce teatrale rievocativa, un omaggio, ma un monito che ci ricorda che la libertà non è un bene acquisito, che la memoria è un esercizio quotidiano, che il teatro – quando è autentico – può ancora scuotere, risvegliare, unire. Il Cuore Inverso è teatro civile nel senso più alto: un’ora circa di emozione e verità, sostenuta da una regia sobria e da una recitazione luminosa. Carmen Di Marzo conferma la sua capacità di fondere impegno e sensibilità scenica, e con Vitali e Vanacore costruisce un piccolo ma prezioso atto di memoria collettiva.

Uscendo dal teatro, resta la sensazione di aver assistito non a una lezione di storia, ma a un incontro: con il coraggio, con la fragilità, con la libertà. Ed è forse questo il più grande merito dello spettacolo – farci sentire che la Resistenza, in fondo, non è mai finita.
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Il Cuore Inverso – di Nando Vitali, con Carmen Di Marzo, regia Paolo Vanacore, musiche originali Alessandro Panatteri, scene Alessandra De Angelis, costumi Red Bodò, produzione NoMade Film Srl, Teatro Vittoria 28 ottobre 2025
Foto ©Grazia Menna





