La stagione dell’Altrove Teatro Studio si rivela quanto mai varia e ricca di accenti diversi, di sentimenti, suoni e registri che possono appassionare davvero un pubblico variegato.
Si passa quindi con naturalezza da “Il figlio riuscito” (vedi recensione di Claudio Riccardi), a questi due giorni (9 e 10 aprile) dedicati al Flamenco, all’Andalusia e a Garcia Lorca, con lo spettacolo LA LOLA – DE FLAMENCO Y POESIA.
Ci si immerge subito nell’atmosfera del famoso ballo andaluso, con i suoni, le parole e i passi che creano una suggestione calda, appassionata ed evocativa di un’epoca importante della storia spagnola e in generale europea.
I versi di Garcia Lorca, a volte in lingua e a volte tradotti, fanno da filo conduttore, sottolineano gli stati d’animo e creano un tempo sospeso, intimo e profondo, sotto lo sguardo attento e malinconico dello stesso Lorca (Marco Rual) che cambia la storia del suo assassinio, dando corpo al poeta invecchiato, concedendogli di guardare ancora oltre la sua scomparsa (Garcia Lorca venne fucilato a soli 38 anni il 19 agosto 1936 e il suo corpo non fu mai ritrovato).
Gli interpreti sono davvero coinvolgenti e fanno una specie di miracolo ricreando perfettamente uno spettacolo di flamenco nel centro di Roma.
Il ballo appassionato di Francesca Stocchi incanta insieme al canto roco, malinconico e tragico di Ana Rita Rosarillo e alla chitarra di Marco Perona (bravissimo). Ci regalano un’intesa che crea un’atmosfera coinvolgente e capace di trasportarci davvero nella Spagna degli anni 30, quando il teatro itinerante de “La Barraca” portava in scena, negli angoli e nei cortili più sperduti di Spagna, i lavori del Siglo de Oro, Calderòn de la Barca, Cervantes.
La voce narrante di Lisa Colosimo, che interpreta una Bailaora amica del Poeta, ci permette di interagire con Garcia Lorca come se fosse ancora tra noi, attraverso i ricordi e la dolorosa nostalgia di un’amica che ancora vuole parlare con lui e vuole condividere progetti di cultura, teatro e vita.
Le sue poesie sono lette in lingua originale da Irene Colosimo, che sa come inondare il teatro di grande suggestione.
Tutto insomma concorre a creare la riuscita di questo spettacolo che ha il pregio delle cose ben fatte, di quelle cose che sollevano delicatamente sentimenti e ricordi, attraverso strumenti diversi, lasciando lo spettatore coinvolto e pieno di sensazioni, oltre al divertimento e all’energia che sempre il flamenco trasmette.
Un plauso quindi a tutti quanti, tanto più che alla fine dello spettacolo la bravissima Lisa Colosimo, ci rivela divertita un piccolo segreto: la compagnia si è creata e si è incontrata giusto pochi giorni prima del debutto.
Segno quindi che la passione per questo mondo, per l’arte andalusa del flamenco, per la poesia così appassionata ed attuale di Garcia Lorca e la grande professionalità di tutti i protagonisti, sono elementi più che sufficienti a creare uno spettacolo così ben riuscito.