Da Coppola a Tarantino, dai grandi maestri italiani a Papa Francesco: il premio più ambito di Cannes racconta 78 anni di emozioni, cadute e rinascite.
Il premio Oscar Francis Ford Coppola, quando nel 1979 la giuria internazionale del Festival di Cannes gli attribuì la Palma d’Oro per Apocalypse Now, si disse stupito: per lui quel film era stato un vero disastro.
Quentin Tarantino, che conquistò prima dell’Oscar la Palma d’Oro per Pulp Fiction, la portava ovunque con sé, perfino al ristorante.
Jane Campion, prima regista donna a vincere la Palma d’Oro con Lezioni di piano nel 1993, fu così emozionata che salendo le scale della sala Lumière inciampò e cadde, stesa a terra come un pinguino.
Michael Moore, premio Oscar per Fahrenheit 9/11, annunciò che avrebbe fuso la sua Palma per farne proiettili contro il presidente George W. Bush, allora odiatissimo.
Il trasgressivo Ruben Östlund, nel 2017, vinse con The Square e impazzì di gioia urlando come Tarzan in sala.
«La Palma d’Oro — ha dichiarato di recente il direttore artistico Thierry Frémaux — è il Santo Graal del cinema, simbolo di una storia universale che da 78 anni segna la memoria del cinematografo».
In origine il premio si chiamava Grand Prix. Dal 1954, l’artista Lucienne Lazon ideò la famosa palma su uno stelo in oro 18 carati e un piedistallo di quarzo. La versione attuale, disegnata nel 1998 da Caroline Scheufele, direttrice artistica di Chopard, pesa 118 grammi ed è impreziosita da piccoli diamanti.
Ma quali sono stati i film ed i registi italiani a guadagnarla? Nel 1977 fu attribuita a Paolo e Vittorio Taviani per il film Padre, padrone, poi nel 1978 la conquistò Ermanno Olmi con il film L’albero degli zoccoli e nel 2001 se l’aggiudicò Nanni Moretti con La stanza del figlio.
In precedenza a partire dal 1946 con Roberto Rossellini con Roma città aperta, a seguire nel 1951 Vittorio De Sica per Miracolo a Milano, nel 1952 fu la volta di Due soldi di speranza di Renato Castellani. Nel 1960 toccò a Federico Fellini con La dolce vita e nel 1963 Luchino Visconti con Il Gattopardo. Quando quando ancora si chiamava Gran Prix la vinse Pietro Germi con Signore e signori, nel 1967 Michelangelo Antonioni con Blow up e nel 1972 Elio Petri con il film La classe operaia va in paradiso e Francesco Rosi con Il caso Mattei. Quest’anno il cinema italiano sarà rappresentato da Fuori di Mario Martone, interpretato da Elodie e Valeria Golino.
Un cinema che piaceva molto anche a Papa Francesco, legato fin da bambino ai capolavori del neorealismo italiano, che guardava da piccolo in Argentina con i genitori: La strada di Fellini, Roma città aperta di Rossellini, I bambini ci guardano di De Sica.
In una bella intervista a Dario Edoardo Viganò, Papa Bergoglio dichiarò: «Come sarebbe bello riscoprire, attraverso il cinema, l’importanza dell’educazione allo sguardo puro, proprio come ha saputo fare il neorealismo italiano».