La tournee teatrale dello spettacolo La dolce ala della giovinezza fa tappa a Roma al Teatro Quirino dove si tratterrà fino al 12 febbraio per poi proseguire in giro per altre piazze italiane.
Si tratta di un dramma che Tennessee Williams compose nel 1952 e subito riscosse, grazie alla messa in scena voluta da Elia Kazan, un grande successo di pubblico, con il giovane Paul Newman nella parte del coprotagonista e poi una riduzione cinematografica di altrettanto successo.
Elena Sofia Ricci veste i panni di Alexandra del Lago, una attrice di cinema in fase calante, messa in fuga dai fantasmi del declino che avverte non solo in chiave anagrafica, ma anche professionale: è convinta che la sua ultima prova cinematografica sia stata un disastro e teme le critiche che le pioveranno addosso. Così si nasconde in un albergo della Florida, sotto la copertura di un nome di fantasia e si lascia andare alla compulsività di eccessi alcolici (e non solo) e di fuggevoli incontri erotici. All’apertura di scena la vediamo reduce da una nottata con il giovane Chance Wayne, un arrampicatore sociale esausto dai suoi fallimenti che si arrangia a intrattenere compagnie femminili in qualità di gigolò. Il ragazzo, bello sicuramente, ma che si specchia nelle medesime depressioni, idiosincrasie e vizi della sua sventurata compagna, aspira al successo come attore ed è tornato al suo paese natio, laggiù nella piccola cittadina della Florida, per fare invidia alle antiche compagnie di amici, ma anche per rivedere Heavenly un amore antico e contrastato, ma ancora presente al suo cuore, nonostante il commiato da lei fosse stato cruento.
Come in molti dei lavori di Tennessee Williams il tema dominante è la caducità dei sentimenti e lo sfiorire della gioventù, le occasioni e le speranze inappagate, il presente aspro, l’ipocrisia dell’universo borghese. Un tema che si rincorre tutto tra le schermaglie dei due protagonisti principali, con il coro dei personaggi secondari a dare manforte avventizio alla trama (Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale e Marco Fanizzi).
Tanto Elena Sofia Ricci (Alexandra del Lago) che Gabriele Anagni (nei panni di Chance Wayne) impegnano il proprio talento e la propria sensibilità artistica per rivestire al meglio i rispettivi personaggi, ma qualcosa sembra lasciare non del tutto appagato il pubblico del Quirino, come se la sostanza del dramma fosse alla fine sfuggita alle mani, pure plaudenti, della platea. Sarà la distanza di oggi da quei temi identitari così urgenti negli anni alle spalle del mondo digitale, sarà la nostra consuetudine a misurarci solo con le circostanze performanti della nostra esistenza, ma sembra che il copione – messo in scena magnificamente da un Maestro come Pier Luigi Pizzi– parli a un pubblico che non c’è più, inseguito, proprio come la protagonista dello spettacolo, dalla paura del confronto con le proprie indicibili frustrazioni.
Traduzione Masolino D’Amico, Produzione Fondazione Teatro della Toscana – Best Live.