La nuova stagione teatrale 2025-2026 annunciata dal Direttore artistico Guido Lomoro
I cambiamenti, si sa, portano verso mondi inesplorati e sono un toccasana per l’anima: se il modus operandi vale per le dimore o per le proprie esistenze, perché dovrebbe essere diverso per il teatro? Anche il teatro, come quello del Teatrosophia di Roma, può subire forti e radicali cambiamenti senza però mutare la sua essenza, evitando il lento procedere della destrutturazione e dello snaturamento della stessa. Il teatro ha una conformazione biologica: ha spirito, corpo, respiro e anche un cuore e come ogni creatura vivente ha bisogno di alimentarsi e di curarsi.

Marco Buzzi Maresca, Gianni De Feo e Maria Concetta Borgese (Bianco)
Il padrone di casa nonché Capitano di Brigada del Teatrosophia Guido Lomoro ha avvolto gli spettatori e gli artisti con un grande abbraccio e con la sua solita accoglienza calorosa per ringraziare tutti coloro che sostengono il suo progetto. “Al centro di tutti ci sono le persone e il modo di fare teatro” e il loro “modo artigiano” di rappresentare il teatro con una forte attenzione verso i giovani talenti. Questa è la filosofia e lo slogan del Teatrosophia che lo rende ancora oggi uno dei teatri off più in voga e più attivi del panorama romano.
Il fil rouge che accomuna quasi tutti e ventidue spettacoli in cartellone per la stagione 2025-2026 è l’orientamento e l’adattamento verso i classici letterari con l’immancabile senso di originalità e di attenzione ai dettagli e alle sfumature dei sentimenti umani. Non sono mancati gli spettacoli in chiave contemporanea e quelli originali di compagnie neofite o di vecchie conoscenze del Teatrosophia.
Apre la nuova stagione Gianni De Feo con un evento di apertura del Teatrosophia con lo spettacolo Canzoni in forma di nuvole, uno spettacolo musicale interamente dedicato alle figure carismatiche e sovrastanti di Jacques Brel, personalità inquieta e Sergio Endrigo, più pacato senz’altro dell’artista francese. De Feo raggiunge una cifra artistica che mette in risalto entrambe le spiritualità poetiche dei due cantanti in un viaggio condotto letteralmente tra la leggerezza poetica delle nuvole. Lo stesso De Feo porta una tripletta quest’anno di grande lustro: torna la storia tormentata tra Jackson Pollock e Lee Krasner, amanti nella vita reale e artisti di spiccato talento raccontato in un connubio perfetto tra teatro e teatro danza nei movimenti scenici di Maria Concetta Borgese. La vena letteraria di Gianni de Feo lo conduce a portare il Poeta Maledetto per eccellenza nel piccolo palco del Teatrosophia con Hanno ucciso Baudelaire nella narrazione del suo Cigno nero ormai derelitto.
Tornano i Vincitori della scorsa edizione de Primo Palcoscenico dello scorso inverno con lo spettacolo che li ha condotti alla gloria con Pagine Bianche nella creazione di un personaggio che diventa reale, in una trasposizione narrativa contesa tra realtà e immaginazione.
Continua il progetto Free Women di Beatrice Schiaffino dedicato alle donne liberi e ribelle della Storia con L’Imperatrice di Andrea Balzola, la storia della Contessa di Castiglione, Virginia Oldoini (interpretata dalla stessa Beatrice Schiaffino), nella sua smaniante ambizione di diventare un’Imperatrice tra liaison amorose con Napoleone III e Vittorio Emanuele II, intrighi, invidie e calunnie di corte.
La storia d’amore tra due amanti dello stesso genere non è nient’altro che una storia d’amore come tutte le altre, con le stesse complessità identitarie che portano però i due personaggi a confrontarsi e a lottare per la loro relazione. E’ questo che viene raccontato nello spettacolo Nessuno dopo di te, scritto dallo stesso Guido Lomoro con Tiziano Di Sora e Bruno Petrosino e i movimenti scenici di Maria Concetta Borgese.
Lo sperimentalismo non è mai mancato al Teatrosophia ed è un ospite ben accolto nel tempio dei racconti: Naked nasce dall’idea della AST Company attraverso l’improvvisazione teatrale, un format innovativo che sta imperversando nel teatro contemporaneo e che metterà a nudo lo spettatore in forma del tutto personale e differente ogni sera, poiché sarà l’improvvisazione a condurre Patrizio Cossa e Fabrizio Lo Bello a mettersi a nudo di fronte agli spettatori e a confrontarsi con le proprie emozioni.
Il Teatro Multilingue ha conquistato il cuore dell’Europa con un riadattamento e una drammaturgia del tutto innovativa. Finora nessuno era riuscito a creare una simbiosi perfetta tra le varie lingue come l’italiano, l’inglese, il francese e lo spagnolo inserite in una drammaturgia che descrive il contesto bellico del 1940 tra i porti di Marsiglia che uniscono i tre personaggi interpretati da Altea Hernandez, Sabrina Sacchelli e Flavio Marigliani con la regia di Flavio Marigliani e la storia scritta da Francesco Baj.
La Dark Side Labtheatre Company di Matteo Fasanella calca nuovamente la scena teatrale portando in vita il giovane eterno Dorian Gray nello spettacolo Aeterna Dorian Gray Club, in una visione più maledetta per svelare la “verità profonda e nascosta” della vera anima del protagonista. In una notte verranno svelati ricordi, emozioni che lo condanneranno all’immortalità. Della stessa compagnia non mancherà il loro cavallo di battaglia e reduce dei grandi successi della scorsa stagione, la storia dell’eroina di Francia, la giovane eretica Giovanna D’Arco in Giovanna Dark che con le sue visioni ha condotto la Francia a prevaricare contro la nemica Inghilterra nella Guerra dei Cent’Anni.
Lo stesso Fasanella torna a dirigere la Compagnia Australe nello spettacolo Oltre lo specchio con Nunzia Ambrosio, Antonio Buonocunto, Carmelita Luciani e Lorenzo Martinelli nella narrazione di un contesto lavorativo dove regnano ipocrisie e frasi di circostanza, ma basta un commento fuori posto per far crollare il castello di menzogne e per far trapelare un minimo di verità.

Claudio Panzironi, Caterina Mattia e Adriano D’Amico (Don Chisciotte)
Se esistono personaggi come Tootsie o Mrs Doubtfire è grazie all’interpretazione di attori maschili come Dustin Hoffmann e Robin Williams: come è già successo in teatro con i 39 Scalini con la scelta di Leonardo Buttaroni di far interpretare i ruoli femminili agli attori maschi, lo stesso sperimento è quello condotto da Mauro Toscanelli portando in scena un omaggio ad Annibale Ruccello con lo spettacolo Quattro mamme scelte a caso nel racconto di quattro madri ciniche, pragmatiche, carenti di empatia e con un rapporto morboso con i figli e descritte in chiave comica proprio in pieno stile ruccelliano.
Raccontare Pirandello al giorno d’oggi è possibile ed è più attuale che mai: portando la crasi de Così è (se vi pare), Il treno ha fischiato e Uno, nessuno, centomila, con lo spettacolo Frammenti la compagnia Storie di Piazza (seconda classificata alla rassegna Primo Palcoscenico) affronta le tematiche puramente pirandelliane della maschera sociale, dell’alienazione e del dualismo realtà-finzione nell’infinita ricerca del senso di sé e della propria identità.
A dicembre, i piccoli talenti potranno esibirsi nella seconda edizione di Primo Palcoscenico nell’intento di presentare delle realtà ancora sconosciute e giovani compagnie teatrali che vogliono prendere dimestichezza con la drammaturgia e con il contesto teatrale.
La programmazione spazia in mondi sconfinati e di difficile rappresentazione come l’ideologia filosofica di Søren Kierkegaard con il suo Aut Aut della Margot Theatre Company nella visione dell’uomo nelle sue scelte categoriche e nelle sue conseguenze del libero arbitrio, scelte che portano l’esistenza umana a un inevitabile distacco da altre dimensioni e contesti.
L’antieroe di Miguel de Cervantes viene rispolverato in tutta la sua classicità da Adriano D’amico, Claudio Panzironi e Caterina Mattia con la regia di Jolanda D’amico nella narrazione de Don Chisciotte, il cavaliere errante che scambiava i mulini a vento per giganti e pecore per un esercito di Mori accompagnato dal suo fedele compagno di sventure, il realista Sancho Panza. Lo stesso uomo che scambia per una dolce dama una semplice popolana con il nome di Dulcinea del Toboso. Che sia la volta buona di tornare sognatori per una sera dimenticando il periodo lugubre del contesto quotidiano, proprio come farebbe Don Chisciotte?
L’Associazione Ferro e Fuoco con lo spettacolo Regina Madre mette in subbuglio la relazione madre-figlio dopo che Regina accoglie il figlio Alfredo in casa convinta che quest’ultimo fosse in disgrazia, ma altro non è che un semplice e macabro pretesto per raccontare la malattia e la morte della madre.
Cosa c’è di più bello nel portare in scena la tradizione orale avvenuta tramite l’orazione dei Giullari del XII e del XIII secolo nel racconto dello spietato e claudicante protagonista shakesperiano Riccardo III. Il meticoloso lavoro viene condotto in forma del tutto originale dalla produzione siciliana de I Trovatori.
Il dolore della perdita di un figlio è difficile da raccontare per chi lo ha vissuto poiché chi non conosce questa sfortuna può solo assistere come spettatore in forma partecipativa. Torna fra nove mesi è la straziante storia di due donne interpretate da Evelina Nazzari e Maddalena Recino, scritta da Maria Evelina Buffa Nazzari con la regia di Angelo Libri le cui protagoniste dovranno specchiarsi nelle proprie sofferenze e fare i conti con la propria mancanza.
Come può reagire una donna di fronte alla scelta del proprio uomo di lasciare il nido coniugale per convivere con un’altra donna? Più forte di me ha affrontato la tematica dell’abbandono di una donna che cerca rifugio nell’alcoolismo e che Claudia Rota (in veste anche di regista dello spettacolo), Alessandro Catalucci con il testo scritto da Rossana Campo riescono a far emergere le confessioni di una donna distrutta che cade nella trappola del vizio proibitivo del consumo degli alcolici.
Opera Pia è il racconto delle storie d’amore ai tempi dell’immigrazione con un monologo interpretato da Loredana Piedimone con la regia di Nicola Pistoia in una drammaturgia scritta da Gianfranco Vergoni.
Sarebbe possibile pensare alla stessa agonia che proverebbe una donna durante la maternità ma dal punto di vista maschile? Con Il gioco delle forme di Stefano Ferrara con Bruno Petrosino si porta in scena il peso della responsabilità e la fatica della nascita, nella difficile accettazione di vedere il cambiamento nel proprio corpo con tutte le sue conseguenziali sofferenze.
Dulcis in fundo, a concludere la rassegna c’è Il Dio del nulla di Gennaro Russo, una visione filosofeggiante sull’ostentazione ossessionata dell’uomo di avvicinarsi a Dio, riconoscendo le proprie fragilità e debolezze.

Maddalena Recino ed Evelina Nazzari (Torna fra nove mesi)
Riportare grandi classici a teatro è un urgente toccasana, soprattutto per un periodo storico attuale privo di punti di riferimento. La creatività continua ad emergere e a sperimentare nuove forme sceniche per raccontare il Mondo con occhi diversi. Se la letteratura conduce gli uomini a sognare ad occhi aperti, il teatro può ancora realizzare quelle visioni che il Teatrosophia si accinge a portare avanti in direzione ostinata e contraria.
Per seguire tutta la stagione https://www.teatrosophia.it
Foto di ©Grazia Menna