Domenica 14 Novembre 2021 alle ore 18.00 nel borgo di Ostia è andata in scena la “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni. L’opera è stata eseguita in maniera completa in forma semiscenica nel suggestivo Salone Riario dell’Episcopio. L’evento è stato patrocinato dall’Associazione Musicale Arcangelo Corelli e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Quando fuori piove è sempre bello essere riparati e trovare del tepore dove rifugiarsi. Questa piacevole sensazione l’ho percepita in occasione della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. L’opera è andata in scena nel borgo di Ostia Antica. Santuzza è stata interpretata dalla soprano Galina Ovchinnikova e il suo innamorato Turiddu dal tenore Gianluca Zampieri. Lucia, la madre di Turiddu, è stata interpretata dalla voce del contralto Stefania Colesanti, e Alfio dal baritono Massimo Simeoli. Il mezzosoprano Beatrice Maccaroni era invece Lola, moglie di Alfio e amante di Turiddu. Degna di nota è stata la partecipazione del Coro amatoriale Arcangelo Correlli formato dai soprani Eleonora Leonori, Oxana Nagornova, Alissandra Olivero, Simona Canutì, Erika Witzenmann, dal mezzosoprano Emanuela della Torre; dai tenori Alessandro Napolitano, Andrea Fermi, Mauro De Santis e dai bassi Giampaolo D’Angelo, Cristian Alderete e Fabrizio Di Bernardo.
L’opera è stata eseguita in maniera completa in forma semiscenica. Questa scelta ha fatto sì che la musica fosse eseguita dal solo pianoforte (e non da un’orchestra), suonato per l’occasione dal Maestro Mirco Roverelli. La scenografia era composta da un tavolo, qualche sedia e pochi oggetti per rendere l’atmosfera: importantissimi pertanto sono stati i costumi e tutto l’adattamento scenico, ad opera di Fabrizio Garzi Malusardi.
Questa forma così essenziale dell’esecuzione, priva di orchestra, di scenografie complesse e di tutti quelli apparati che si incontrano quando usualmente si vede eseguita un’opera dal vivo, hanno permesso di percepire i cantanti molto vicini. L’opera infatti è stata eseguita nel Salone Riario del Palazzo dell’Episcopio, con i magnifici affreschi a monocromo, ispirati ai rilievi della Colonna di Traiano, eseguiti tra il 1511 e il 1513 da Baldassarre Peruzzi. Dunque non c’era una buca, un sipario, delle vere e proprie quinte e i cantanti così intervenivano sulla scena ora da una porta, ora dall’altra e addirittura dal pubblico, sfondando così in parte – è proprio il caso dirlo, soprattutto in questa sede – la quarta parete. La sala ha un’ottima acustica, rendendo così possibile godere pienamente delle voci degli interpreti.
L’evento ha avuto luogo grazie all’Associazione musicale Arcangelo Corelli e al patrocinio gratuito dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Vorrei sottolineare che il costo del biglietto era di soli 15 euro! E con questa cifra, che per la sua irrisorietà si può definire simbolica, il pubblico ha potuto assistere ad un’opera dal vivo, fatto che rende l’evento veramente lodevole e degno di nota. Mi auguro che questa dinamica di esecuzione continui ad essere replicata: risulta gradevolissima per il pubblico esperto, e inoltre può essere anche occasione per i neofiti di avvicinarsi a questa forma di musica e spettacolo, ormai lontana sia nel linguaggio quanto nel tempo.