Per il centenario della morte di Giacomo Puccini, Nicola Zavagli porta al Teatro Vittoria un racconto inedito del Maestro, con un mistero da svelare.
Donne memorabili; eroine complesse; un caleidoscopio dell’universo femminile: questo ci ha lasciato il maestro Puccini, di cui quest’anno celebriamo il centenario della morte. Mimì, Tosca, Madame Butterfly, Turandot: figure iconiche; donne di ieri e di oggi; simbolo di quel gentil sesso che ha profondamente segnato e accompagnato la vita, tanto artistica quanto privata, del Maestro. Quella femminile, una presenza costante; quasi un tallone d’Achille, da cui scaturirono amori fugaci. Tuttavia, una sola relazione (a suo discapito, purtroppo) durò tutta la vita: quella con Elvira Bonturi. Già moglie di Narciso Gemignani, Elvira lasciò il marito per amore di Puccini dando vita ad una storia d’amore intensa e travagliata.
Elvira aveva un carattere fortemente possessivo e, così, la loro relazione fu sempre segnata dalla sua ossessiva gelosia. Di certo, se da un lato si potrebbe dire che avesse i suoi buoni motivi, data l’indole del marito; dall’altro la sua gelosia si fece via via più incontrollabile fino a sfociare in una vera tragedia.
Ci troviamo a Torre del Lago, nella villa del Maestro e lì, ad attenderne il ritorno vi è “la cameriera di Puccini”, Marianna (Beatrice Visibelli), la cui routine, all’improvviso, viene interrotta dall’arrivo di un giovane giornalista (Francois Meshreki), giunto da Firenze per intervistare il Maestro (grande assente sulla scena). Dopo un’iniziale diffidenza, Marianna accoglie il ragazzo e da lì, in un’atmosfera semplice ma evocativa, ricca di elementi scenografici che rimandano a un ambiente intimo e familiare si dipana la vicenda, o meglio, il racconto in forma teatrale. Attraverso un amichevole dialogo tra il giovane e Marianna, ecco svelarsi un Puccini inedito, privato. Ecco svelato l’omo Puccini.
Tra un racconto e l’altro, evocati con amorevole devozione e in un toscano di inizio Novecento, affiora l’affetto, quasi materno; l’ammirazione; il rispetto che Marianna nutre per il Maestro. Ma, un’ombra sembra celarsi tra le pieghe delle sue parole: Marianna lascia trapelare qualcosa, ma sembra essere ancora troppo presto per rivelarlo, come se il peso di quel ricordo fosse troppo doloroso per essere condiviso fino in fondo. Ed è, difatti, solo sul finale che il mistero attorno all’assenza del Maestro si rivelerà in tutta la sua tragicità: si tratta di Dorina, la giovane cameriera di Puccini e oggetto di sospetti ossessivi da parte di Elvira (altra grande assente in scena). Sarà proprio la folle gelosia di Elvira a condurre Dorina ad un gesto estremo, togliendosi la vita e gettando il Maestro in un profondo scandalo, la cui unica via d’uscita sarà proprio la sua musica. Un drammatico epilogo, questo, che aleggia sull’intera narrazione, intrecciandosi con ricordi ed emozioni di un’intensità quasi tangibile, tale che (nonostante l’appena sufficiente agire scenico) se avessimo chiuso gli occhi, saremmo stati uditori di un antico racconto popolare, ricco di suggestioni ed evocativo di una moltitudine di immagini; vividi frammenti di vita vissuta.
Nel frattempo, a fare da sfondo, per l’intera durata della pièce, un pianoforte (Massimiliano Franchina) rievoca le melodie del Maestro; mentre la soave voce del soprano Francesca Romana Tiddi incornicia l’intero quadro scenico e attraverso cui prendono vita le più celebri eroine pucciniane: donne forti, fragili, passionali, lontane da ogni stereotipo, che hanno dato corpo e voce all’immortale musica del Maestro.
Così tra prosa e lirica, con toni tragicomici, prende vita una pièce elegante e di godibile fruibilità; ma che, tuttavia, avrebbe potuto osare di più esplorando in una diversa forma il mistero che circonda il caso di cronaca di Doria Manfredi (per molti, Liù della Turandot). Un’opportunità, probabilmente, per delineare un ritratto più complesso e profondo dell’omo Puccini al di là del mito.
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La cameriera di Puccini – Testo e regia, Nicola Zavagli. Con Beatrice Visibelli e Francois Meshreki. E con, Francesca Romana Tiddi (soprano), Massimiliano Franchina (soprano). Produzione, Compagnia Teatri D’Imbarco. Teatro Vittoria, dal 26 novembre al 1 dicembre 2024.
Immagine di copertina: ©Lucia Baldini