La bella addormentata ci risveglia l’animo

Al Teatro dell’Opera “La bella addormentata”, un lavoro degno di lode nonostante il passare del tempo

Ritorna settembre e con l’aria fresca di questo mese si ricomincia ad andare a teatro per respirare le ultime ventate artistiche. Gli amanti dell’Opera possono scoprire le proposte della stagione autunnale e invernale 2023/2024. Da sabato 14 a domenica 22 settembre 2024 si è presa la scena “La bella addormentata” di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il balletto si è svolto in tre lunghi atti, curati dal talento francese Jean-Guillaume Bart, che dopo la popolarità della rappresentazione d’esordio del 2017, poi ripresa nel 2018, l’ha presentata nuovamente. Non ci si può che sentire orgogliosi destinatari di tale operazione scenica, dal riscontro positivo immediato. 

Foto di Fabrizio Sansoni

Il 18 settembre nei ruoli principali di Aurora e del Principe Désiré, Marianna Suriano e Mattia Tortora hanno estasiato la platea, per il loro perfezionismo nei movimenti e nelle posizioni che all’unisono lasciano intendere la meticolosa preparazione dietro a una passione per certi versi innata. Al contempo, nei giorni 14, 17 e il 19, la grande attesa della critica è stata premiata con le performance di Maia Makhateli e Young Gyu Choi, entrambi primi ballerini del Royal Ballet di Londra

Il corpo di ballo ha sovrastato i canoni dell’essenzialità, regalando esibizioni all’evidenza eccellenti. La visione si è rivelata gratificante grazie alla coordinazione della compagnia, che volteggia sulle punte allungandosi fino a voler toccare il cielo con un dito. Proprio più in alto di dove la scenografia di Aldo Buti si interrompe con un cancello sontuoso, arrivano le mani, le braccia e le spinte dei protagonisti, innalzatesi dal ventre raggiungono il varco che separa dal sogno, rendendolo un posto accessibile e poco idealizzabile. L’espressione corporea fa raggiungere degli alti picchi di emotività, assorbiti specialmente dalla presenza delle fatine Flora, Fauna e Serenella, brillanti, disinvolte e prive di cadute di stile nei giri di piroette.

La musica è sostenuta dall’illustre bacchetta di Kevin Rhodes, direttore d’orchestra americano. Ascoltando le note che provengono dal bosco, regno della perdizione, vediamo l’affascinante principessa essere vittima di un incantesimo e addormentarsi in un sonno lungo cento anni, nell’attesa che il bacio del suo vero amore la svegli. Bart tratta le vicissitudini della trama in modo molto preciso nelle coreografie, in cui gli innamorati si sfiorano anche solo con il pensiero. Dalla caratterizzazione della narrazione si accusa una partecipazione minore; differentemente dai personaggi centrali le capacità interpretative delle figure di contorno rimangono un pò oscure.

Durante alcuni istanti, i costumi dei principi e dei signori di corte posizionati lateralmente, essendo di tonalità chiare, tendono a confondersi con i colori caldi e sgargianti delle mura del palazzo reale, riproducendo un effetto visivo non pienamente bilanciato. Difatti, potevasi arricchire la scena con un contrasto di sfumature maggiormente pronunciato. Nonostante ciò si assiste alla completezza assoluta di una fiaba che diventa parte incisiva di una composizione culturale esimia.

Foto di Yasuko Kageyama

Le luci azionate da Vinicio Cheli illuminano le anime danzanti facendole risplendere in una dinamicità delicata, sia nel panorama diurno che in quello notturno. Così, lo spettatore evade dall’ambiente esterno alla sala per chiudersi in un momento di rapimento interiore, raccogliendo i brividi provocati da tanta bravura. I passi si distendono sul palco avvolgendolo e ricoprendolo di una strato di eterna magia che sembra effettivamente non giungere mai al termine. Le lancette dell’orologio non si arrendono alla corsa, quasi a dimostrare che nella vita ci vuole inevitabilmente tempo per far sbocciare una storia d’amore. Nel finale si coglie l’incessante conflitto tra il bene e il male attraverso la spensierata Fata buona dei Lillà e la tenebrosa Fata malvagia Carabosse, la quale mostra perfidi sguardi di sfida insiti in ogni centimetro del volto di Alessandra Amato.

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La Bella Addormentata – Balletto in un prologo e tre atti – musica Pëtr Il’ič Čajkovskij – Direttore Kevin Rhode – Coreografia Jean-Guillaume Bar – Assistenti coreografo Clairemarie Osta, Gillian Whittingham – Scene e costumi: Aldo buti – Luci: Vinicio Cheli – Interpreti – Aurora: Maia Makhateli 14, 17, 19 / Rebecca Bianchi 15, 20 / Marianna Suriano 18, 21 / Flavia Stocchi 22 – Principe Desiré: Young Gyu Choi 14, 17, 19 / Michele Satriano 15, 20 / Claudio Cocino 18, 21 / Alessio Rezza 22 – Orchestra, toiles, primi ballerini, solisti e corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma – Allestimento Teatro dell’Opera di Roma