The State Ballet Of Georgia porta in scena la danza classica, una favola per le festività
Come ogni tradizione che si rispetti, anche quest’anno al Teatro Comunale di Vicenza è andato in scena lo spettacolo dedicato alle festività. Un momento dove la narrazione della favola e il ballo si incontrano per emozionare e stupire.

L’opera scelta è La bella addormentata, tratta dal racconto di Charles Perrault (versione di Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij), una scelta perfetta per il periodo e per la strutturazione stessa dell’opera. Anche in questo caso, come per Lo Schiaccianoci, la coppia Pëtr Il’ič Čajkovskij – Marius Petipa fa della musica e della danza un tutt’uno straordinario, ricco, complesso. Da ascoltare e da vedere allo stesso tempo.
Sul palco la compagnia storica, The State Ballet of Georgia (direzione artistica di Nina Ananiashvili, ex prima ballerina del Bolshoi di Mosca ed ètoile internazionale), ha riportato il capolavoro nella sua forma più elaborata e originale, mantenendo saldi, uniti la tecnica, la precisione di Petipa con l’armonia e la caratterizzazione musicale di Čajkovskij. Un incontro, vero e proprio, costituito da tre atti densi di bellezza musicale, coreografica, interpretativa.
Alla corte del re Florestan (Marcelo Soares), è nata da poco la piccola Aurora: il festeggiamento del suo battesimo è l’evento che raccoglie tutta la corte, fate e Fata dei Lillà (Mari Lomjaria) compresa. Tranne l’oscura Carabosse(Elene Gaganidze) che, sopraggiunta con il suo seguito, lancia il suo sortilegio di morte alla piccola principessa. Per evitare il suo avverarsi la Fata dei Lillà ne sovverte l’effetto: al compimento del sedicesimo anno di età, Aurora si pungerà il dito e cadrà preda di un sonno profondo.
Passano gli anni e il giorno funesto ha compimento: Aurora (Nino Khakhutashvili), corteggiata da quattro principi venuti da lontano, accetta un piccolo mazzo da una vecchia signora incappucciata. Carabosse porta così a compimento il suo piano: la principessa, punta in un dito, si addormenta e, insieme a lei, tutta la corte viene “contagiata” da un sonno lungo e profondo.
Passano cento anni e il principe Désiré (Kaito Hosoya), condotto alla reggia dalla Fata dei Lillà, rompe l’incantesimo, portando il lieto fine alla favola. L’atto conclusivo vede Aurora e il Principe festeggiare le nozze circondati dalla corte e dai personaggi tratti dai racconti stessi di Perrault (si alternano il Gatto con gli stivali, Cenerentola, la Principessa Florina…).
Questa è solo un’estrema sintesi di una favola intramontabile che il corpo di ballo è riuscito a rappresentare in maniera virtuosa, data la complessità della coreografia che ben contraddistingue il lavoro di Petipa.
Dalle danze di corte agli assoli, dai paus de deux ai complessi pas de quatre e i pas de six: La bella addormentata è stata narrata grazie ad una serie di quadri coreografici di grande impatto e bravura, ogni singola “inquadratura” restituiva un pezzo di narrazione intervallata da puri momenti danzati. Il dialogo tra i danzatori era immediato e comprensibile: non servivano parole per dare l’idea di ciò che stava avvenendo. La danza parlava da sé, fluiva attraverso il corpo, la musica, l’esecuzione in singolo oppure in gruppo.
Il tutto accompagnato da tre elementi fondamentali: la musica, come già accennato, i costumi particolari, ricchi, tipici dell’epoca e una scenografia dettagliata che variava in base al momento e all’atto in esecuzione (il castello, la radura, la sala del palazzo).
La dolcezza di Aurora, la fermezza e l’eleganza della Fata dei Lillà si contrapponevano all’oscurità, alla tensione al verde-rosso potenti di Carabosse; l’equilibrio e la sincronicità delle fate ballerine conquistavano la scena soprattutto nell’esecuzione simultanea dei passi in doppio o in quattro. Il terzo atto è stato, di fatto, una cerimonia della danza tra coppie intervallate da brevi e intensi assoli. Una contaminazione di personaggi, di colori, di atmosfere. Sembrava davvero di essere quasi parte della reggia del Re.
La musica di Čajkovskij rendeva sonoro, vivo, ogni singolo movimento e stato d’animo, restituiva le sensazioni: la paura per il sortilego, il lutto per il sonno improvviso di Aurora (bellissima la scena di vera e propria stasi da parte del corteo che sta per uscire di scena), l’innamoramento del Principe, lo stato di sospensione della reggia addormentata, la gioia per le nozze. Le note davano colore e spessore a questi dipinti coreografici e scenografici allo stesso tempo. Il Valzer del Primo atto, l’Adagio della Rosa, l’Adagio della Fata dei Lillà, la scena della visione tra il Principe e Aurora: sono solo alcuni esempi, una sintesi unica tra melodia e danza.

“Ricamo” è, forse, la parola concreta che descrive quest’opera portata sul palco dal The State Ballet of Georgia: un’intersezione tra ballo classico, musica, ambientazione, costumistica capace di ricreare la favola. Ricamo di passi incrociati, in punta, alternati; ricamo di emozioni, ricamo di sonorità maestose. Intreccio tra leggerezza, eleganza e forza. Il segreto di quest’opera sta nell’equilibro di una molteplicità di ricami, una parte legata all’altra, che vale sempre la pena di vedere. Soprattutto, ma non solo, durante le feste.
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La bella addormentata – Teatro Comunale di Vicenza – The State Ballet of Georgia – libretto Ivan Vsevologsky e Marius Petipa dal racconto di Charles Perrot – coreografia Marius Petipa – nuova versione coreografica e messa in scena Alexey Fadeechev e Nina Ananiashvili – scenografia e costumi Anatoly Nezhny – lighting designer Steen Bjarke – assistente principale dei coreografi e maestra di ballo Tatiana Rastorgueva – assistente dei coreografi Ekaterina Shavliashvili – direttore del Balletto di Stato della Georgia Nina Ananiashvili. Immagine di copertina / in evidenza: Teatro Comunale di Vicenza




