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Karibuni, il battito dell’Africa al Teatrosophia

Un viaggio intimo tra memoria, musica e spiritualità nei racconti di Giancarlo Di Giacinto, che restituiscono un’ Africa umana, profonda e vera.

Per il secondo anno consecutivo, il Teatrosophia accoglie Karibuni, spettacolo tratto dal racconto autobiografico di Giancarlo Di Giacinto, che ripercorre i suoi soggiorni in Africa tra gli anni Sessanta e il 2000. Un viaggio intimo tra storie e culture lontane dall’immaginario occidentale.

Sul palco, Andrea Causapruna accompagna la narrazione con un tappeto musicale che oscilla tra il tradizionale e l’elettronico. Sul fondo, un telo proietta immagini d’Africa. Pochi oggetti in scena bastano a evocare un universo intero, come la statua in legno scura che Di Giacinto porta con sé all’inizio dello spettacolo, appoggiandola con una delicatezza che rivela l’affetto e la sacralità di quell’opera. È il simbolo dell’incontro con Mama Marta, figura centrale del suo vissuto africano.

Mama Marta incarna la forza della semplicità. Vive nella precarietà più estrema, eppure trasmette una gioia piena e una sorprendente intensità di vita. “In Africa è meglio nascere asini che donne”, raccontava a Giancarlo, descrivendo i soprusi che molte donne subiscono. Ma le sue parole non conoscevano rancore: vi era solo accettazione, quella di una cultura che spesso l’Occidente, legato ai propri ideali, fatica a comprendere.

Dalle parole del narratore emerge un legame profondo con le persone incontrate: ascolto, cura, sguardo, prossimità – elementi che sembrano sempre più assenti nelle nostre comunità.
Il racconto non si limita a Mama Marta. Si estende alle tribù, alle lingue, alla memoria della schiavitù e allo sradicamento forzato di interi popoli, privati della loro terra, della libertà e di un cielo immenso sopra una natura viva, palpitante, in cui l’uomo è parte del tutto. Strappare un nativo dalla sua terra è come strappargli un pezzo di carne.

Di Giacinto ci restituisce la vitalità di una cultura in cui danza e musica non sono un’aggiunta, ma un linguaggio che nasce con il corpo stesso. Lo fa grazie alla straordinaria interpretazione di Bruno Petrosino, capace di restituire – con maestria fisica e ritmo perfetto – scorci di danze africane in cui diventa difficile distinguere se sia il corpo a seguire la musica o viceversa. Le sue incarnazioni dei personaggi narrati – a volte caricaturali, a volte poetiche – riescono sempre a emozionare e a rendere vive le storie.

Il racconto di Giancarlo Di Giacinto è un dono prezioso, pieno di verità e semplicità, uno specchio che riflette l’unità umana nella diversità. Come diceva Mama Marta: “Siamo diversi nella pelle, ma il colore del sangue è rosso per tutti”. Le culture ci arricchiscono quando si incontrano nel rispetto reciproco e non nel conflitto.

Lo spettacolo regala al pubblico una visione dell’Africa lontana dagli stereotipi, trasportandolo in un viaggio immaginifico ma concreto, come se le parole fossero una barca che attraversa il tempo e lo spazio per approdare a un’Africa personale, vissuta e immaginata.

Ma pur nella forza del racconto e nella trasparente sincerità dell’autore, l’interpretazione potrebbe essere ulteriormente valorizzata da una maggiore varietà espressiva. Alcuni passaggi meriterebbero più modulazione nei toni, movimenti più definiti e una gestione vocale che non solo trasmetta emozioni (già presenti), ma riesca anche a catturare e mantenere costantemente l’attenzione del pubblico.

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Karibuni di Giancarlo di Giacinto – con Giancarlo di Giacinto, Bruno Petrosino, Andrea Causapruna – Adattamento e regia Bruno Petrosino – Misiche originali Andrea Causapruna – Teatrosophia dal 15 al 18 maggio 2025

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