Il musical diretto da Massimo Romeo Piparo torna in scena per il Giubileo 2025: un allestimento quasi immersivo, potente e visivamente suggestivo, con un cast rinnovato.
In occasione del Giubileo di Roma 2025 e in coincidenza con la Pasqua, il Teatro Sistina ha riportato in scena Jesus Christ Superstar con la regia di Massimo Romeo Piparo, rinnovando la magia di un musical che continua a vibrare nel tempo e nelle coscienze. Un’operazione artistica fedele al celebre film del 1973, ma capace di riattualizzarsi con piccoli tocchi scenici e un uso avvolgente della tecnologia.

A sipario aperto, l’orchestra in scena – diretta dal maestro Emanuele Friello – si rivela subito il cuore pulsante dello spettacolo, posta su una piattaforma girevole e arricchita da colonne-capitelli che proiettano immagini e simboli. Una scala a destra del palcoscenico e sullo sfondo in alto un grande telo, animato da video e giochi di luce, ricreano l’atmosfera di una Gerusalemme sospesa tra storia e visione.
Al Sistina, la componente tecnica non è mai solo cornice, ma sostanza viva. L’impianto luci non si limita al palcoscenico: invade la platea, travolge il pubblico, lo immerge nello spettacolo. È un’esperienza sensoriale totale, in cui lo spettatore si sente attraversato dalla musica, dalle immagini, dal movimento. I fasci di luce che arrivano dal palco sembrano trasportare la scena nella sala e la sala nella storia. È qui che si compie il vero miracolo del musical.
Le musiche, originali in inglese restano l’anima sonora e inconfondibile di Jesus Christ Superstar, così come l’energia vibrante del corpo di ballo, diretto da Roberto Croce, che sostiene con vigore la narrazione, rendendola fisica, concreta e viva.
Alcune scene in particolare, emergono per intensità e significato.
Una è quella del tormento e del pentimento di Giuda, interpretato da Feisal Bonciani in modo magistrale. Attorno a lui, ballerini e un trampoliere vestiti da pipistrelli disegnano il suo inferno interiore: un cerchio di dannazione che lo stringe fino alla fine, fino all’impiccagione. L’interpretazione di Bonciani è travolgente: dà voce a un Giuda umano, lacerato, incapace di comprendere i piani di un Dio che non parla la lingua delle sue paure. È la rappresentazione della nostra confusione, della nostra domanda di senso. Un personaggio vivo, sofferente, reale.
Altro momento di forte impatto è l’incontro tra Gesù ed Erode, interpretato da Luca Buttiglieri. Un personaggio volutamente sopra le righe, colorato, caricaturale. Ma proprio in questa esasperazione si riflette la nostra società: quella che ride di chi lotta, che schernisce chi crede, che si diverte con la sofferenza altrui. L’interpretazione colpisce per precisione e ironia feroce, e lascia la sala in un silenzio denso, carico di emozione e sorpresa, forse anche disgusto. Il pubblico trattiene il fiato davanti a uno specchio che riflette in modo tagliente il presente, parte della nostra società attuale.
E tra i momenti più struggenti vi è la scena della flagellazione. Un telo trasparente cala tra il palco e la platea, e su di esso vengono proiettate immagini di guerre, terrorismo, mafia: ferite della storia recente che si sovrappongono al corpo di Gesù durante la flagellazione, visibile dietro il velo. Non una separazione dunque, ma una fusione: il dolore del Cristo diventa specchio e simbolo di quello dell’umanità, in un effetto visivo che scuote profondamente lo spettatore. Fotogrammi questi che attraversano gli ultimi cinquant’anni della storia umana e si imprimono sul dolore di Gesù, rendendolo universale ed eterno. Una sofferenza che mozza il respiro e congela le lacrime nel cuore.
Accanto a un impianto scenico di grande effetto e ad alcune interpretazioni particolarmente riuscite, si nota in Luca Gaudiano nel ruolo di Gesù e in Beatrice Baldaccini in quello di Maria Maddalena, l’aver messo in campo una solida presenza scenica e indiscutibili qualità canore. Tuttavia, sul piano espressivo e interpretativo, si è percepita una lieve distanza emotiva, una misura che – in alcuni momenti – non ha permesso alla complessità dei personaggi di emergere pienamente. Un’osservazione che non intende sminuire l’enorme impegno e la qualità generale della produzione, ma che sottolinea quanto, in un’opera carica di pathos come Jesus Christ Superstar, il coinvolgimento interiore e la profondità interpretativa possano fare la differenza.
È impossibile comunque, non citare la qualità complessiva dello spettacolo, frutto di un lavoro corale altissimo, in cui ogni elemento – dalla scenografia al suono, dalle luci alla danza – contribuisce a costruire un’esperienza che non è solo visione, ma anche immersione. Jesus Christ Superstar al Sistina è più che un musical: è un viaggio sensoriale ed emotivo che riporta il sacro alla sua dimensione più umana, terrena, struggente.
Il pubblico ha accompagnato lo spettacolo con applausi continui e partecipazione calorosa, segno di un legame profondo e duraturo con questo titolo. Jesus Christ Superstar non smette di emozionare: la musica, l’energia, la forza visiva riescono ogni volta a coinvolgere e a trasportare gli spettatori dentro un’esperienza intensa e condivisa.

In un’epoca confusa e frammentata, questo musical ci ricorda che la fede, il dubbio, la fragilità e il dolore sono parte di un unico, profondo racconto umano che non smette di parlarci.
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Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice- regia di Massimo Romeo Piparo – con Luca Gaudiano (Gesù), Beatrice Baldaccini ( Maria Maddalena), Fiesal Bonciani (Giuda), Luca Buttiglieri (Erode), Claudio Compagno (Pilato), Giorgio Adamo (Simone), Mattia Braghero (Hannas), Davide Tagliamento (Caifa), Gianluca Pilla (Pietro) – Produzione Peep Arrow Entertainment – Teatro Sistina 17- 30 aprile 2025
Foto di copertina: ©Gianluca Saragò – (Luca Bottiglieri e Luca Gaudiano)