Un viaggio nella solitudine di chi aspetta: perché ogni permesso negato è un abbraccio rimandato all’infinito.
Per il secondo appuntamento di Inventaria 2025, Carrozzerie N.O.T. ospita lo spettacolo Ahmen, portato in scena da Cromo Collettivo Artistico, che già a febbraio di quest’anno, aveva debuttato, sempre qui, con il medesimo spettacolo.

Ahmen non è solo teatro: è una ferita che parla, un abbraccio mancato che si trasforma in voce. Il Cromo Collettivo Artistico porta in scena con lucidità e coraggio l’assurdità del ricongiungimento familiare per gli extracomunitari, intrappolati in un sistema che separa, complica, dimentica.
Liberamente ispirato alla vera storia di Asim, uomo pakistano residente in Italia da dodici anni e intrappolato nelle maglie di una burocrazia spietata che gli impedisce ancora di riabbracciare la moglie, la pièce ci trascina dentro un limbo kafkiano fatto di richieste inevase, documenti mancanti, attese infinite e un linguaggio – quello del “burocratese” – che anziché chiarire, esclude. Il protagonista, solo in scena, si muove tra una vecchia lavatrice, un appendiabiti e altri pochi oggetti che diventano simboli della sua quotidianità fatta di lotta, lavori precari, isolamento e ostinata speranza.
L’opera, diretta con finezza e rigore da Tommaso Burbuglini su drammaturgia di Eleonora Pace, trova la sua forza proprio nella semplicità disarmante con cui la scena viene costruita: essenziale ma vibrante, spoglia ma densa di significato. Andrea Perotti (Asim) e Valerio Sprecacè (nei tanti ruoli ideati per lui, come un cliente di un autolavaggio, ma soprattutto nel ruolo dell’impiegato dell’ufficio immigrazione), sono interpreti intensi e generosi, si muovono con impeccabile sinergia, dando voce e corpo a un’umanità che troppo spesso resta invisibile agli occhi della società. La loro performance è autentica, rispettosa, mai retorica, sempre profondamente umana.
La colonna sonora che accompagna alcuni momenti chiave dello spettacolo è il brano Ritornerai di Bruno Lauzi. Una scelta registica carica di significato, che amplifica con delicatezza e profondità le emozioni in scena. In quelle note intrise di malinconia si riflettono perfettamente le sfumature del vissuto di Amin: il senso di attesa, la solitudine di chi è lontano dagli affetti, e quella libertà amara che si rivela vuota quando non c’è nessuno con cui condividerla. La canzone diventa così un contrappunto emotivo potente, un’eco poetica che avvolge e accompagna il dolore silenzioso del protagonista.
Un elemento fondamentale dello spettacolo è l’utilizzo sapiente dei supporti audio-video, che accompagna il racconto senza sovrastarlo. La videoproiezione finale, in cui compare lo stesso Asim, regala un momento di altissima commozione: il pubblico, che ha seguito con il fiato sospeso ogni fase del racconto, si ritrova all’improvviso davanti al volto reale di quella storia, ricordando che quanto visto non è finzione, ma una realtà concreta e, purtroppo, condivisa da molte persone.
La sala, gremita e attenta, ha partecipato emotivamente a ogni scena, sospesa tra silenzi carichi di tensione e commozione trattenuta. A fine spettacolo, il lungo applauso non è stato solo un riconoscimento artistico, ma una risposta empatica, quasi un abbraccio collettivo a tutte le storie sommerse che Ahmen ha saputo portare alla luce.
Il Cromo Collettivo si conferma una realtà teatrale coraggiosa, capace di fondere impegno sociale e qualità artistica; con lo spettacolo andato inscena la sera del 17 maggio a Carrozzerie N.O.T., ha costruito un’opera necessaria, che non si limita a rappresentare un problema, ma invita a guardarlo negli occhi. E lo fa con rispetto, con empatia, con rigore formale che rende ogni scena tale “da ricordare”, che dietro ogni persona migrante si cela una storia che non possiamo conoscere, almeno fino a quando non conosceremo la “persona” e non solo ciò che ci appare. Una storia spesso segnata da solitudine, dolore, dignità e attese impossibili. E allora, la prossima volta che incontreremo un uomo o una donna venuti da lontano, forse ci fermeremo un attimo in più, lasciando che un pensiero latente ci avvicini alla loro realtà. Perché conoscere l’altro, davvero, è il primo passo per riconoscerne l’umanità.

Una storia vera, tante vite invisibili: Ahmen ci chiede di guardare negli occhi chi non abbiamo mai voluto vedere.
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Ahmen – di Cromo Collettivo Artistico, regia Tommaso Barbuglini, con Andrea Perotti, Valerio Sprecacè dramaturg Eleonora Pace, Inventaria 2025 La Festa del Teatro Off, XV edizione, Carrozzerie N.O.T. , 17 maggio 2025
Foto di ©Grazia Menna