Intervista al maestro di danza Fabrizio Bartoli

 

di Ilaria Sambucci

 

Oggi Quarta Parete Roma ha avuto il piacere di intervistare Fabrizio Bartoli, ballerino che vanta di una splendida carriera professionale. Ha lavorato insieme a più grandi artisti come Vladimir Vassiliev, Léonide Massine, Roberto Bolle, Luciana Savignano, Raffaele Paganini, Maximiliano Guerra e tanti altri. Dal 2001 insegna danza classica presso diverse compagnie e scuole di danza.

 

Fabrizio come nasce il tuo amore per la danza?

“Io da bambino facevo tennis ed ero un giocatore provetto.  Un giorno vidi in televisione la trasmissione di Vittoria Ottolenghi “Maratona d’Estate”, in quella puntata fecero vedere La bella addormentata di Rudolf Nureyev e subito mi innamorai della danza. Ricordo che andai da mia madre e le dissi che volevo fare il ballerino classico. Così a 10 anni mia madre si informò scrupolosamente in che scuola potesse portarmi e mi iscrisse all’Accademia Nazionale di danza di Roma.”

 

Come hai conosciuto Victor Litvinov e quanto è stato determinante nella tua carriera l’incontro con lui?

 “L’ho conosciuto nella scuola di Renato Greco, mentre teneva una classe per professionisti.  L’incontro con il Victor Litvinov è stato fondamentale per me. È uno dei più grandi Maestri che ci siano al mondo. Ci sono molti insegnanti in giro, ma Maestri è raro trovarli. Il Maestro si prende cura del ragazzo dall’ inizio del suo percorso, lo prende per mano e lo accompagna a realizzare il suo sogno. Io mi sono affidato a lui, che mi ha donato la sua esperienza di vita e la sua esperienza artistica. A 14 anni dopo due mesi intensi di studio con lui, feci notevoli miglioramenti, tant’ è che mi fece proseguire gli studi, sotto la sua stessa guida al National Ballet of Canada a Toronto. Quella è stata la mia più grande scuola.  Ho avuto poi l’opportunità di stare all’interno di una compagnia che all’epoca era tra le più grandi del mondo potendo apprendere dai più grandi professionisti come M. Baryšnikov e tanti altri.”

 

Mi racconti l’esperienza all’Opera di Marsiglia sotto la guida di Roland Petit?

“È stata un’esperienza meravigliosa. A diciotto anni venne Luigi Bonino al National Ballet of Canada e disse: “Voglio quel ragazzo!” Feci così l’audizione all’Opera di Marsiglia con Roland Petit. E da lì parti tutto. Poco dopo l’entrata in compagnia, ottenni il contratto da solista.”

 

Qual è il momento più bello della tua carriera?

“Senz’altro l’incontro con Lorca Massine col quale ho fatto numerosi lavori, tra questi il tour internazionale di Zorba il Greco che mi ha visto nei panni di John l’Americano affiancato di volta dallo stesso Massine, R. Paganini e V. Vasiliev nel ruolo di Zorba. Con questo spettacolo ho fatto una grandissima tournée, esibendomi al Palazzo delle Esposizioni di Parigi, poi in Brasile, Argentina, in palazzetti dove vi erano più di quindicimila persone. Per me è stata un’emozione unica calcare il palco insieme a Vasiliev. La generosità di quest’artista non l’ho mai incontrata in nessuno. Si prendeva cura di me e mi ha fatto scoprire tutti i segreti del palcoscenico.”

 

Ti manca danzare su un palcoscenico?

“Da morire! La mia carriera si è interrotta presto, dopo un grave incidente sono riuscito a rimboccarmi le maniche e trascorso più di un anno di inattività, nel 1997 ho ripreso a danzare e sono entrato come Primo Ballerino al Grand Theatre de Genève, dove ho lavorato con coreografi come J. Kilian, B. Forsythe e T. Tharp.”

 

 Secondo te quale è la differenza tra essere un ballerino ed essere un maestro di danza?

“Io penso che il lavoro di un maestro di danza è sicuramente più difficile. Il lavoro di un maestro di danza è un lavoro dietro le quinte, ma dà una gioia immensa. Io ho l’esempio del mio Maestro Litvinov che da un piccolo ragazzo acerbo è riuscito a creare un danzatore. Questo è quello che cerco di fare anche io, andando alla ricerca di talenti in giro per l’Italia.”

 

In Italia troppi enti lirici hanno chiuso, sono rimasti in pochi che proseguono con grande difficoltà. Che pensi a riguardo?

“È un grande dispiacere, è una lotta che bisogna ancora fare. In primis i grandi nomi della danza si devono esporre e non l’hanno ancora fatto. Bisogna lottare e non compromettere tutto. Già il semplice fatto che in Italia l’arte della danza sia vista come uno sport è assolutamente sbagliato! Bisogna ripartire dalla base e mettere a posto le cose.”

 

Cosa pensi delle tante scuole private di danza in Italia?

“C’ è molta improvvisazione hanno aperto migliaia di scuole di danza in Italia, spesso gestite da inseganti non competenti che rischiano di rovinare i ragazzi.”

 

L’attuale emergenza sanitaria ha messo al collasso il mondo della danza. Che cosa si potrebbe fare secondo te?

 “Lo Stato deve stanziare dei soldi a fondo perduto per l’arte e la cultura.  La cultura dovrebbe essere il maggiore indotto del paese.  È importante gioire e sognare con l’arte.”

 

L’attuale pandemia ha destabilizzato anche tutte le scuole di danza. Molti insegnanti hanno deciso di tenere delle lezioni online per i propri allievi. Tuttavia, a mio parere, questa scelta potrebbe forse essere inopportuna laddove, dietro lo schermo, ci siano dei ragazzi in formazione che potrebbero non avere nozioni e consapevolezza sufficienti. Tu cosa pensi a riguardo?

“Sono d’accordo con te, sono contrarissimo. Questa è una cosa che come hai ben detto tu, non possono fare gli allievi, ma solo i professionisti.  Non approvo le varie piattaforme online dove si tengono delle lezioni e workshop aperti a tutti, così come non approvo le scuole di danza che stanno seguendo questa linea, ovvero delle videolezioni. Chi osserva i ragazzi mentre svolgono le lezioni a casa? Facendo questo si gioca a far male alla danza.”

 

Infine che consiglio vuoi dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della danza?

“Innanzitutto bisogna informarsi in che mani ci si mette, ma questo deve essere in primis il ruolo dei genitori. Al ragazzo si richiede una grandissima passione e forza di volontà per sopportare tutti i sacrifici che si fanno, che però possono portare a grandi soddisfazioni.”

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