“La Vita Salva” di e con Silvia Frasson, è uno spettacolo che risponde a un’urgenza di raccontare la vita, in tutte le sue forme, nei dolori imprescindibili, negli incontri inaspettati, negli eventi piccoli e grandi che si susseguono e si alternano, non curanti di noi e dei nostri desideri.
Silvia Frasson, “Di fronte all’immaginazione la realtà è una cosa piccola”
Il testo di “La Vita Salva” nasce in un periodo precedente al Covid, se oggi ti trovassi a doverlo riscrivere, apporteresti delle modifiche?
Bella domanda… No, no, no assolutamente no. Anzi prendo volentieri questa coincidenza, è un testo che parla del rischio di vivere, di ospedali, di terapie intensive ma non ha niente a che fare con il covid eppure è capitato in questo periodo. La tengo come coincidenza e la lascio così, sicuramente ci sono delle cose che risuonano in modo diverso, più ampio, a tutti noi che stiamo attraversando questo periodo. Non sarebbe stato così se non lo stessimo facendo quindi va benissimo così.
Come è nata la scelta di utilizzare la forma del monologo?
La caratteristica del mio percorso è il teatro di narrazione, quando faccio i miei spettacoli in autonomia racconto storie, la narrazione è la forma di teatro che frequento maggiormente. E’ nata così, alla fine del mio percorso di studi alla Paolo Grassi a Milano. Volevo fare uno spettacolo e per caso è nata questa forma di monologo. Ho scoperto che sapevo raccontare molto bene nonostante nessuno me l’avesse mai insegnato, e poi andando avanti negli anni questa cosa si è definita sempre di più ed e diventata la mia specialità, il mio piatto forte!
Hai un sito personale Silviafrasson.com in cui racconti storie della tua vita quotidiana, alcune di queste hanno a che vedere con i personaggi che porterai sul palco?
No, però tutto ha a che vedere con tutto, nel senso che io prendo tanto ispirazione dalla vita, dalla quotidianità, credo che lo faccia in generale chi scrive proprio i testi. La vita è una grande fonte di ispirazione e le cose piccole della vita, gli accadimenti piccoli. Credo che la cosa migliore per raccontare le cose grandi sia partire dalle cose piccole. Ogni personaggio visivamente lo associo a qualcuno che ho conosciuto.
Quali emozioni deve aspettarsi di provare il pubblico alla visione di questo spettacolo?
Tutte! (Ride) Tutta la gamma di emozioni che esistono!
Io cerco sempre di incontrare il pubblico dopo lo spettacolo, siamo sul palco per loro, per chi viene a vederci. E quello che cerchiamo di comunicare ha importanza se arriva a chi ci guarda e a chi ci ascolta. Il riscontro del pubblico mi è molto caro e quello che mi ritorna è proprio questo; il fatto che durante lo spettacolo si viene investiti e travolti da tante emozioni diverse. C’è un coinvolgimento totale. Quasi da subito ti senti dentro la storia e partecipi a quello che accade ai personaggi. I personaggi portano nelle varie storie sia la leggerezza, le cose belle e le cose allegre della vita, sia la parte tragica e drammatica che ognuno di noi in certi momenti vive.
Sei in scena il 18/19/20 novembre 21 al Teatro Fortezza Est di Roma, successivamente ci saranno altre date in giro per l’Italia?
Sì, sarò a Torino al Cubo Teatro il 30 marzo e poi al Teatro Litta di Milano il 4 e 5 maggio.
La foto di copertina è di Antonio Viscido