Intervista a Ilaria Rossi, autrice di “Prospettiva Quadraro – Qual è la libertà?”

Coltivare la memoria rende più forte la comunità. La Resistenza vive ancora negli atti, nei ricordi, nelle cerimonie, nel coltivare la memoria storica. I libri di Ilaria Rossi sono uniti dalla volontà di restituire fatti storici, di conservare e mantenere vivo il ricordo di un passato che non deve e non dovrà mai essere dimenticato. I valori della libertà, della Resistenza e della resilienza, l’insegnamento della Storia, sono il fil rouge del volume, sono valori profondi e comuni presenti nel suo ultimo libro “Prospettiva Quadraro – Qual è la libertà?” (Edizioni Setteponti, 2023) di Ilaria Rossi, scrittrice, psicologa e psicoterapeuta, alla sua seconda opera. Storie che affondano le proprie radici in vicende reali. Per non dimenticare, mai.

Il libro, ambientato a Cinecittà, quartiere di Roma sud, nasce da fatti realmente accaduti durante il Rastrellamento del Quadraro, nella seconda guerra mondiale; il tragico rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944 ad opera delle truppe nazifasciste, 2000 persone arrestate di cui 700 finirono nei campi di concentramento. Sono passati 79 anni da quei tragici fatti, una delle pagine più buie e tristi per la Capitale.

Questo doloroso episodio realmente accaduto diventa un dialogo trasversale e intergenerazionale, in cui “sono rappresentati i ruoli ideali di un nonno e una nipote con la voglia di comprendersi”, nell’abbraccio ideale tra generazioni, affetti, un profondo ascolto tra generazioni così lontane ma affettivamente vicine.

Il protagonista è il nonno, Francesco. Lui è la testimonianza orale, colui il quale trasferisce alla nipote un’eredità, quella della memoria. Un’eredità importante, fonamentale: non c’è futuro senza passato.

L’uno nel mondo dell’altro, in un lungo abbraccio emozionale. L’uno, con l’evento biografico vissuto durante il Rastrellamento del Quadraro, l’altra con il vissuto di una giovanissima ragazza si apre alla vita, tenta di farsi spazio nella società attuale post pandemia, post Covid. Una ragazza dei tempi attuali, con dubbi, crisi, senso di precarietà, attacchi di panico. La generazione attuale, che soffre nel trovare un proprio spazio nella società, nel mondo, in una società così liquida. Una Roma di ieri e una Roma di oggi che si incontrano in alcuni punti e che poi si separano. Vogliamo sottolineare la copertina di Zerocalcare e la prefazione della critica letteraria Lia Bronzi; il volume è stato presentato a fine aprile in occasione del Q44 – Festival della Memoria e della Resistenza al Quadraro, presso l’Osteria Grandma di Roma. Occasione partecipata di riflessione e incontro. Libertà e Resistenza, sono i due cardini possenti del libro.

Abbiamo raggiunto ed intervistato Ilaria Rossi:

Parliamo di “Prospettiva Quadraro – Qual è la libertà?” Come nasce l’idea narrativa? Soprattutto in un momento storico e sociale come il nostro?
Nasce dall’aria che si respira! Per alcune persone accade perché deve accadere, è la Storia che ti viene a cercare. Prima con l’esperienza del Covid e poi le numerose immagini trasmesse dalla Tv sulla guerra in Ucraina, è stata scatenata una tempesta emotiva in un mio parente, che si è confidato con me sul proprio vissuto durante il Rastrellamento del Quadraro avvenuto nel 1944. Così mi sono chiesta: “Chi dovrebbe essere il testimone privilegiato di questo dialogo come storia da tramandare in un aiuto per il futuro?”
Ho pensato di dare il maggior spazio possibile ad un’adolescente diciassettenne che trova la propria comfort zone nei nonni e che è alle prese con l’affermare la propria identità nell’attuale società.

I suoi libri sono uniti dalla volontà di restituire fatti storici e di mantenere vivo il ricordo di un passato che non può e non deve essere mai dimenticato. Secondo lei viviamo in una società che tutela a sufficienza il ricordo e la commemorazione del nostro passato?
La società attuale è bombardata da tante informazioni che vengono lanciate da tutte le parti e questo potrebbe comportare confusione e minore apprendimento. Vi sono sicuramente in calendario molte commemorazioni che a mio avviso non hanno un eco prolungato, un modo con cui si possa diffondere più approfonditamente il significato e il collegamento col quotidiano di questi avvenimenti.
Nonostante ciò c’è anche da dire che le giornate di commemorazione hanno un significato trascendentale nel mantenere sempre vivo il ricordo sia delle persone sia dell’evento storico quali simboli di un valore e di una conoscenza da mettere in risalto.

L’empatia sta alla base del dialogo tra nonno e nipote protagonisti del suo libro, aspetto fondamentale nella costruzione dei rapporti umani. Secondo lei, dopo l’emergenza sanitaria da Covid siamo migliorati o peggiorati in questo senso? E perché?
Trovo nell’empatia e nella maturità psicologica la benzina necessaria al benessere delle persone. Purtroppo, tutti vogliamo essere ascoltati profondamente senza essere giudicati, ma la società attuale sta creando la grande maschera dell’apparire nascondendo le nostre insicurezze più profonde, alienandoci da noi stessi e dagli altri. Il sentirsi soli è il dramma della società moderna.
I lockdown hanno impedito la libertà personale, come il fare anche le cose più naturali, mettendo così in crisi le persone. Queste restrizioni hanno peggiorato le condizioni sia fisiche sia psicologiche e a loro volta hanno incrinato molte relazioni di convivenza, obbligandoci a restare sigillati nelle quattro mura domestiche. Tutto ciò ha ovviamente avuto degli effetti deleteri su alcune categorie di persone più vulnerabili.
Nel libro ho puntato la lente di ingrandimento sui ragazzi che sono stati vittime sia in ambito privato sia scolastico; i giovani oggi devono crearsi il proprio spazio in una società così complessa e con la pandemia molti di loro si sono ritrovati davanti un muro.

Lei ha saputo trasferire in forma scritta un’eredità orale. Quali sono le responsabilità ma anche i rischi di uno scrittore in questo processo?
Grazie per la domanda. Nel mio lavoro da psicoterapeuta la responsabilità è il primo valore etico di cui mi nutro ogni mattina e lo stesso è vero come scrittrice per quanto riguarda temi delicati come la storia e la psicologia. Io cerco di essere semplicemente un catalizzatore in questo processo di eredità orale, però ci metto la faccia e devo farci i conti ogni volta che mi espongo pubblicamente.
Cosa insegna oggi ai giovani, il suo romanzo? Come parlare di libertà e resistenza? Con quale linguaggio parlare oggi ai giovani di oppressioni, di guerra? E qual è il valore del dialogo intergenerazionale (rapporto nonno/nipote)?
Prospettiva Quadraro è un libro che vuole, in generale, diffondere fiducia nell’essere umano e, in particolare, parlare ai giovani con il proprio linguaggio. La mia opinione è che i giovani sappiano bene cosa sia l’oppressione e cosa sia la guerra.
La tematica della libertà narrata in questo libro spero porti a sviluppare un mantra da dirsi; sul credere e avere compassione per noi stessi, nonostante tutto, pensando: “Ce la posso fare”, “Eddaje”.
Nei limiti del racconto ho voluto dare il messaggio di poter trovare un punto di luce anche in situazioni che sembrano non avere un’uscita, purtroppo in opposizione al picco dei tentati suicidi tra i ragazzi con la prima ondata della pandemia.
La libertà di cui si racconta è sia fisica sia psicologia. Per chiarirci, la libertà psicologica non è l’assenza di confini, ma avere limiti giusti che non ci facciano, comunque, sentire in gabbia. Si trova nella libertà psicologica un’utile risorsa quindi, per superare sia la costrizione fisica e sia quale motore per superare le nostre paure più profonde.
Il dialogo intergenerazionale è il collante che facilita il recupero e il far pace in alcuni casi con le nostre radici; che fa da terreno fertile per buttare giù le barriere tra le diverse generazioni; e che, infine, ci dimostra come le vicende del passato, in quanto tali, si ripetano, come affermò Nietzsche. Le epoche sono diverse, ma i mezzi e gli strumenti di propaganda, di mistificazione e di oppressione sono sempre gli stessi. Il fil rouge tra il passato e il presente è molto spesso evidente, ma per il cambiamento verso il futuro, a volte, bisogna guardarlo con nuovi occhi.

Lei è profondamente legata al quartiere del Quadraro. C’è un luogo proprio del Quadraro di cui conserva un ricordo particolare?
Ho un’idea che si è plasmata nel momento di iniziare la scrittura del libro, ossia che da ragazza ronzavo là intorno con molta spensieratezza, ma avevo un’attrazione che veniva da dentro per quell’area. Ad oggi posso dire che quell’attrazione aveva un fondamento nella mia storia familiare, che mi è stata donata come ricchezza sociale e storica che, in quanto tale, devo condividere. Tuttavia sono più legata alla zona Tuscolana, in cui infatti ambiento parte del libro.

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