Intervista a Corrado Augias: il piacere della lingua italiana!

Decine di programmi televisivi come quello sulla Storia del cristianesimo, inchieste, reportage, altrettanti spettacoli teatrali seguitissimi dal pubblico, più di quaranta libri raccontando fra gli altri e facendo virtualmente rivivere  sul piano storico politico e sociale grandi capitali come Roma, Londra, Parigi. Corrado Augias, che abbiamo intervistato per Quarta Parete, è giornalista, storico, laureato in giurisprudenza, scrittore e sceneggiatore di film e serie televisive,  è stato fra gli ospiti d’onore con la scrittrice Dacia Maraini  nello storico teatrino di Palazzo Grassi a Venezia che ha ospitato lo scorso lunedì l’incontro “La Lingua Madre #ItalianoTrapassatoFuturo”.

Promossa dall’Università Ca Foscari e organizzata dall’Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza in Italia ha visto la partecipazione  di prestigiosi esponenti della cultura, della ricerca, della letteratura che che hanno dato vita ad un convegno tutt’altro che accademico, un’inaspettato  Festival pop con lo scopo di richiamare a uno sforzo collettivo di riappropriazione moderna, creativa e spigliata della lingua italiana.

L’ultima volta che ho incontrato Corrado Augias, per applaudirlo, è stato al Teatro Vittoria di Roma affascinante protagonista dello spettacolo Il Grande Romanzo dei Vangeli tratto dall’omonimo libro che Augias ha scritto con lo storico Giovanni Filoramo. Un’emozionante percorso della vita di Gesù ’Cristo che ha secondo noi il valore di rendere più vicino reale e rivoluzionario  il Cristo, dove  si riesce a scoprire martiri ed eventi le ingiustizie della contemporaneità storica-politica.

Dottor Augias, questo Festival pop di Venezia ha avuto lo scopo di verificare lo stato di salute della lingua cercando in qualche modo di riappropriarsene contro una più che evidente anglofonizzazione della lingua italiana, dove giusto per fare un esempio (goccia di latte in un mare di caffè) per dire SI si dice e si scrive OK.

Ormai ok è diventato un simbolo di approvazione in tutto il mondo non solo in Italia, ma non è quello il problema. La lingua italiana attraversa un periodo di trasformazione, nascono termini portati dall’economia e soprattutto dalla grande rivoluzione digitale. Vede, le lingue, sono come organismi viventi, crescono e nascono nuovi figli così come le “nuove” parole, muoiono vecchi signori, cioè echi e parole e ne nascono delle altre.

La lingua italiana è in continua trasformazione, quello che dobbiamo capire e se la veloce trasformazione avvenuta in questi anni, è un segno di passaggio come ne ha avuti tanti l’Italia nella sua storia. Basti pensare per esempio, alla differenza dell’italiano compiuto da quello che era il latino, oppure se si tratta di un segno fisiologico passeggero o peggio ancora di una malattia, cioè un indebolimento della lingua a vantaggio di molti anglicismi; tipico esercizio di sciatteria diffuso fra i giovani che mette a nudo una povertà di linguaggio che sono diventate una costante in quelle comunicazioni scheletriche che i giovani si scambiano fra loro. E tuttavia va evidenziato che se noi oggi leggiamo la prosa italiana non dico del Seicento ma quella degli inizi dell’Ottocento, pensiamo ai “libretti” d’opera, questi sono scritti in un italiano che oggi è difficile da capire. Una mia nipote con la quale ho visto di recente all’opera la Luisa Miller di Giuseppe Verdi, ha preferito seguire l’evoluzione dei personaggi leggendo i sopratitoli in inglese pur essendo italianissima.

Quindi dobbiamo dedurre che la stessa tecnologia digitale contribuirà giocoforza all’evoluzione della nostra lingua.

La rivoluzione digitale è di tale portata che non ha precedenti né per velocità’ di espansione né per  dimensione di trasmissione. Noi contemporanei in fondo leggiamo ancora con la velocità’ di Platone, il computer legge ad una velocità’ molto più alta, tutto questo avrà delle conseguenze sulla lingua molto importanti, sta a  noi capire e prevedere ove possibile queste “conseguenze” dove ci porteranno.