La rassegna di progetti teatrali presentati in forma di studio è giunta alla sesta edizione: “Autogrill” e “Il tempo di una sigaretta” in scena nella serata di venerdì 3 maggio allo Spazio Diamante
È singolare la visione degli spettacoli andati in scena allo Spazio Diamante di Roma, quasi un’esperienza a sè rispetto al tradizionale rito dello spectare. Siamo lontani dall’autocompiacimento di un prodotto finito che magari è stato rappresentato centinaia di volte; lontani dalla disinvoltura di chi, certo del successo, sconfina sovente in uno stucchevole manierismo. Niente di tutto ciò: qui si assiste alla nascita di un germoglio creativo, una creatura plasmabile, che vive una fase dialetticamente precedente a quella della realizzazione, che esiste solo in potenza ed è intrinsecamente aperta al cambiamento.

Ania Rizzi Bogdan, Eleonora Gusmano
La serata si apre con Autogrill, rappresentato nei suoi primi venti disarmanti e violenti minuti dalla Compagnia Focus 2. Un lavoro aspro, che tratta con la giusta crudezza le tematiche della dimensione femminile nella comunità ultras e di uno stupro che scuote questo piccolo mondo sommerso. L’unica soluzione sarà farsi giustizia da sè, perchè “La prima regola degli ultras è non parlare mai degli ultras”. La scena è carica di tensione, le protagoniste Eleonora Gusmano (anche regista) e Ania Rizzi Bogdan tengono bene il palco, lasciando il pubblico desideroso di vedere lo sviluppo drammatico della storia. Peccato che l'”assaggio” sia veramente esiguo; efficace se letto come manifesto attivistico, meno se si vuole valutare la consistenza drammaturgica e la credibilità dei personaggi, complice anche una scenografia ridotta all’osso. In entrambi i casi, la curiosità di vedere la pièce nella sua interezza è tanta e le aspettative sono più che alte.
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Autogrill – Regia: Eleonora Gusmano – Drammaturgia: Nicolò Sordo – Con: Ania Rizzi Bogdan, Eleonora Gusmano – Compagnia Focus 2 – Spazio Diamante 3 maggio 2025
Se il mondo smette di avere senso, dobbiamo ancora cercarne uno o imparare a navigare
nel caos? Questa la domanda che perseguita un contabile dell’esercito, protagonista dell’ultimo progetto della compagnia Limina, per la regia di Giacomo Buonafede, anche autore della drammaturgia. La ricerca artistica di Limina si muove nei fertili territori del Teatro dell’Assurdo, quella alienante rappresentazione del mondo contemporaneo che rese immortale un certo Samuel Beckett. Dialoghi volutamente senza una logica immediata, dai ritmi serrati e iterativi, di quelli che ti fanno affacciare un fugace sorriso, che però è talmente breve da sembrare una temporanea comparsa nel magone abissale che ti pervade fino alla fine. Tuttavia, la componente beckettiana qui è molto edulcorata e si scontra con una forte necessità di suscitare commozione nel modo più diretto e prevedibile. Lo si avverte dalla divisione stessa dei personaggi: smaccatamente surreali il Colonnello e il soldato messaggero, più razionali e retorici il Capitano e la donna incinta. Le due direzioni faticano a dialogare in modo organico, anche se si avverte che, con pochi accorgimenti, potrebbero farlo. Quello che ci si auspica è che la compagnia possa trovare una chiave convincente per tenere insieme entrambe le anime creative, oppure, con una scelta radicale, puntare con decisione sulla poetica dell’assurdo, che tutto sommato gli riesce anche abbastanza bene.
Finita la breve rappresentazione, ecco il momento dialettico vero e proprio, importante tanto quanto lo spettacolo stesso: sedie fronte pubblico, e ora tutto il cast -regista compreso- dialoga con gli spettatori, pronto ad accogliere le critiche e a spiegare quali cambiamenti sono ancora in cantiere. Un dibattito che costruttivo lo è non tanto per scelta, quanto per costituzione naturale. Comunicatore e ricevente sono esattamente sullo stesso piano, il pubblico è attento e competente. C’è chi fa notare le due già menzionate spinte opposte presenti nella storia: la componente “dell’Assurdo” e quella più personale e tragica; chi suggerisce un contatto visivo più diretto con gli spettatori; il collega attore che propone come approfondire una specifica parte narrativa; chi evidenzia gli inevitabili rimandi al contemporaneo, che rendono purtroppo attuale una storia di guerra, vita e morte.

Noemi Apuzzo, Francesca Piccolo
Con 16 opere presentate dal 28 aprile all’11 maggio, InDivenire è una fucina creativa che arricchisce, sorprende e insegna, permettendo di comprendere tanto di come nasce uno spettacolo. Ideato da Alessandro Longobardi con la direzione artistica di Giampiero Cicciò, il festival è laboratorio ma anche vetrina per la drammaturgia inedita, con un’attenzione alla scoperta di nuovi talenti, anche grazie alla presenza di ospiti importanti (quest’anno Massimo Popolizio e Pia Lanciotti). I vincitori, selezionati dalla giuria e dal pubblico, svilupperanno il proprio studio in un vero e proprio spettacolo, che debutterà nella stagione 2025/2026 dello Spazio Diamante. In attesa della prossima edizione della kermesse, non ha dubbi Alessandro Longobardi: «Lo Spazio Diamante vuole essere la casa di una comunità teatrale viva, che dialoga e costruisce futuro».
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Il tempo di una sigaretta – Regia e drammaturgia Giacomo Buonafede – con Alessandro Burzotta, Marcello Gravina, Noemi Apuzzo, Francesca Piccolo, Ivan Graziano, Vincenzo Bilotti – Scenografia e costumi: Martina Catelli – Musiche: Alberto Brega – Produzione Limina – Spazio Diamante 3 maggio 2025