Monologo di una scrittrice sperduta nello spazio vacuo dell’ispirazione
Distesa su di una chaise longue, la donna vestita di bianco è assorta nel flusso dei suoi pensieri, non sembra accorgersi dell’accadimento in atto, dell’occhio che la guarda e la attende. Chiama il marito, torna a rimuginare, guarda i fogli che la circondano, prende atto, si accorge.
In scena al Teatro Basilica dal 25 gennaio al 4 febbraio, Smarrimento della regista e drammaturga Lucia Calamaro intercetta la condizione di vacuità che sottende l’arresto dell’ispirazione, il suo lento calcificarsi al punto da tradursi in una muraglia apparentemente impossibile da valicare.
Lo spazio interrotto
Debuttato ad Ancona nel 2019, e giunto per la prima volta al Teatro India nel febbraio 2022, il monologo, interpretato dalla multiforme Lucia Mascino, attecchisce sapientemente allo spazio che abita, una basilica interrotta così come interrotta sembra la protagonista nell’atto di rincorrere inizi che poco dopo le si sgretolano tra le mani.
Eppure, così come accadde per la basilica di Piazza di San Giovanni in Laterano, divenuta poi teatro e spazio aperto alla sperimentazione; anche quello che per la scrittrice sembra un cortocircuito creativo diviene innesto per un’indagine sui motivi che lo hanno indotto, sui contesti e sulle forme dei turbamenti radicati nell’umano, sulle forze d’arresto che percorrono l’esistenza.
Lo spazio bianco, così come lo spazio della psiche, appare articolato su geografie imprecise, cosicché basta uno spostamento, a suscitare la perdita dell’asse, la perdizione delle idee.
Muovendosi nel labirinto domestico, tanto più rassicurante quanto più arido per l’immaginazione, la scrittrice cambia costantemente luogo, ma l’idea d’un tratto sorge dalla sua mente, qualche passo dopo è già oggetto di amnesia; la pera che addenta spinta da un’improvviso languore, alcuni metri più in là non le va più.
Radicata in lei, l’esigenza di scrivere diventa il solo mezzo per appuntare il mondo, per prendere coscienza del dolore, per non abbandonarsi alla dimenticanza, eppure le sue idee iniziano e non proseguono, di nuovo e di nuovo ancorate ad un terreno di inconcludenza.
L’incursione dei personaggi
Anche la protagonista è un luogo, i personaggi la abitano, dimorano in lei, attraversano le sue articolazioni, e forse pulsano, invocano di venire alla luce. Sovraffollata, impaziente, votata all’irrequietezza, la mente della protagonista sembra preservare però per i personaggi uno spazio di definizione, una nicchia talmente acuta e tangibile da farle credere che esistano davvero.
Così la protagonista è Anna, donna tenace e grave, che duramente ha attraversato il vuoto dell’eutanasia della madre, che di fronte al futuro marito, al primo appuntamento, impetuosa si è rivolta a lui gridando: tu perchè campi? Qual è il tuo buon motivo per vivere?
E ancora, la protagonista è Paolo, padre solo che in equilibrio precario sorregge il peso della quotidianità alla ricerca di una forma di comunicazione con i suoi figli; che arrancando, combatte le forze ostili della sua frustrazione, che nonostante tutto va avanti.
E forse, per far fronte al peso inesorabile delle creature che la investono, con le quali le sembra di condividere pensieri e visioni, e delle quali senza riserve accoglie la sofferenza; la scrittrice trova nell’ironia la chiave per una quantomeno epidermica salvazione.
Mascherato da divertissement, il dolore sembra più facile da guardare, e forse da quella prospettiva ora più lieve, ora più grottesca, è comunque possibile imbattersi negli spiragli che prima non si riuscivano a scorgere. E credere che forse l’immobilità, l’incapacità di proseguire, è il solo detonatore in grado di suscitare nuovi inizi.
Smarrimento scritto e diretto da: Lucia Calamaro – per e con: Lucia Mascino – scene: Lucio Diana – Teatro Basilica Dal 25 Gennaio al 4 Febbraio
Foto di copertina. Lucia Mascino