“IL TRADITORE”: La recensione

Il 3 Aprile sarà la giornata dei David di Donatello e quest’anno il record di nominations spetta al Traditore di Marco Bellocchio con 17 candidature.

Unico film italiano al 72° Festival di Cannes, è stato accolto da ben 13 minuti di applausi, entusiasmando il pubblico ben oltre le attese.

Magistrale è l’interpretazione di Pierfrancesco Favino-Tommaso Buscetta che si conferma l’attore più eclettico e poliedrico dell’attuale panorama italiano.

Favino dà infatti vita ad un mafioso ricco di sfumature e contraddizioni e lo fa attraverso la recitazione, le espressioni sempre diverse, ma anche attraverso il cambio di parlata, intonazione, accento: siciliano, portoghese maccheronico, siciliano ripulito davanti ai giudici, italiano affettato con Falcone, americano sporcato di siciliano e portoghese.

Buscetta segue i suoi principi, è uomo di mafia ma è anche l’uomo che contribuirà a ferirla quella mafia che è cambiata, si è aperta al mercato della droga, ha mutato i suoi codici e non risponde più alle regole a cui era abituata.

E qui si riconosce la mano di Marco Bellocchio, che non concede nulla ad una  visione eroica ed epica di questo fenomeno, concentrato più sul personaggio attorno cui tutto ruota, Tommaso Buscetta, Il Traditore, appunto.  Il resto gli ruota intorno ed è quasi caricatura, con piccoli e mediocri criminali che si esprimono con difficoltà, quasi a dimostrare la piccolezza di questo mondo.

Magistrale e corale la scena del maxi processo con il confronto tra Buscetta ed i suoi amici mafiosi: Pippo Calò -Fabrizio Ferracane e Totuccio Contorno- Luigi Lo Cascio che si appropriano della scena e sembra di essere lì, che quelle immagini siano state prese dal vero: la parlata siciliana, le ripetizioni, i silenzi.  Davvero una grande interpretazione di tutti gli attori.

Il Traditore non è un film sulla mafia ma un film su di un uomo, la sua famiglia, i suoi ideali, così come l’altro racconto storico di Bellocchio, Buongiorno Notte, non era un film sul rapimento del leader della DC ma sull’uomo Aldo Moro.

Anche lì sullo sfondo di tutto, motore e pensiero centrale, è la famiglia, mentre si costruisce un rapporto umano tra prigioniero e carcerieri.  Nel Traditore Tommaso Buscetta entra in sintonia con Falcone – Fausto Russo Alesi, dimostrando una sua serietà ed affidabilità e condividendo con lui un destino di provvisorietà, di morte, la stessa caducità che tocca tutti, mafia compresa.

Ma se in Buongiorno Notte Bellocchio usa il cinema per lasciare aperta la porta della speranza cambiando il corso della storia, questo non succede con Il Traditore.  Buscetta e Falcone si guardano negli occhi sapendo che sono uomini destinati a morire, perché sono soli.  Finisce con loro un mondo fatto di principi da seguire, di rapporti umani e famigliari, di parola data e rispettata, in qualunque campo si giochi. 

Bellocchio lo sa, conosce la fine della storia e stavolta la dipinge fino in fondo con disincantato realismo.