Spettacoli, formazione, accessibilità: Genova apre le porte a un teatro vivo, necessario, partecipato.
“Il teatro è tuo!” È con questo claim che non vuole essere solo uno slogan, ma un invito reale diretto e inclusivo alla partecipazione, all’ascolto e alla cittadinanza culturale, che il Teatro Nazionale di Genova ha presentato, nella mattinata di oggi al Teatro Ivo Chiesa, il cartellone della stagione 2025/2026: una proposta artistica che punta a rendere il teatro sempre più accessibile, partecipato e parte integrante del tessuto cittadino.
Alla conferenza stampa hanno preso la parola il Presidente e il Direttore del Teatro Nazionale di Genova, Alessandro Giglio e Davide Livermore, tracciando le linee di un programma che unisce grandi titoli, drammaturgia contemporanea e respiro internazionale. A portare il saluto delle istituzioni anche un video messaggio delpresidente della Regione Liguria, Marco Bucci, e l’intervento della nuova sindaca di Genova, Silvia Salis, che ha sottolineato il ruolo strategico del teatro come spazio culturale e civile.
Durante la presentazione, alcuni momenti sono stati dedicati alla lettura di brani tratti da grandi autori del teatro e della letteratura: Bertolt Brecht, Eduardo De Filippo, Cesare Garboli, Sarah Kane, Pier Paolo Pasolini e William Shakespeare. Un gesto non solo simbolico, ma profondamente legato al messaggio della stagione, che intende ribadire il teatro come spazio di riflessione, bellezza e responsabilità civile.
Il presidente Alessandro Giglio ha aperto la conferenza illustrando numeri che raccontano una stagione di grande vitalità: oltre 10.000 abbonati; più di 125.000 biglietti staccati; un pubblico in continua crescita, con un terzo degli spettatori sotto i 30 anni; produzioni esportate in 78 città italiane, a testimonianza della centralità del Teatro Nazionale come punto di riferimento per il sistema teatrale nazionale.
«Il nostro obiettivo è creare legami permanenti con il pubblico – ha dichiarato Giglio – erafforzare la funzione pubblica del teatro nella società».
Il direttore Davide Livermore ha messo l’accento sulla funzione sociale del teatro, definendolo: «Un luogo di militanza per la democrazia e per i diritti». Un’immagine potente è stata evocata con la metafora dell’innesto radicale, per raccontare il lavoro del teatro: un’azione che crea legami duraturi, come tra radici e rami, rafforzando l’intero organismo sociale e culturale.
«Questo è il Teatro dove militiamo per la democrazia e per i diritti – ha affermato – un luogo necessario, che deve contribuire al pensiero critico e alla coesione».
Nel corso della conferenza stampa è intervenuta anche Elisabetta Pozzi, Direttrice della Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova, che ha presentato le linee guida della nuova stagione formativa. L’Accademia, da anni punto di riferimento nella formazione attoriale a livello nazionale, intende rafforzare il legame con il territorio e aprirsi sempre di più a nuove collaborazioni e linguaggi contemporanei.
«Formare attrici e attori oggi – ha sottolineato Pozzi – significa offrire loro strumenti per stare nel mondo prima ancora che sulla scena. La scuola vuole essere un luogo di crescita, confronto e consapevolezza».
Sono 97 spettacoli in cartellone e 18 le produzioni firmate dal Teatro Nazionale di Genova per la stagione 2025/2026 che si aprirà con Il lutto si addice ad Elettra di Eugene O’Neill, in prima nazionale, Con la regia di Davide Livermore, lo spettacolo segna l’avvio della programmazione sotto il segno della tragedia moderna e del confronto tra passato e presente. Ispirato all’Orestea di Eschilo ma riletto attraverso le lenti febbrili del Novecento, il capolavoro di O’Neill esplora le dinamiche familiari come campo di battaglia interiore. Le colpe dei padri, i non detti, le pulsioni represse e l’inesorabile destino si intrecciano in una narrazione che scava nelle crepe dell’anima, senza sconti né catarsi. Un teatro di emozioni forti, che interroga il rimosso, mette in scena il trauma e riconsegna alla classicità la sua funzione originaria: quella di specchio inquieto dell’umano.
Nel centenario di Dario Fo, due spettacoli celebrano l’eredità artistica e politica del Nobel italiano. Lu Santo Jullare Francesco, (14/16 novembre) con la regia di Giorgio Gallione, è un racconto ispirato alla vita di San Francesco, tra comicità, spiritualità e ribellione. Mistero Buffo, in scena in due momenti diversi (al Teatro Duse dall’11 al 13 novembre, e alla Sala Mercato dal 25 al 30 novembre), è il capolavoro di Fo e Rame che riscrive i Vangeli in chiave popolare e satirica. In entrambi, Ugo Dighero dimostra la sua versatilità di interprete, tra parola, gesto e improvvisazione.
Con la regia di Giorgio Pasotti e in scena accanto a Giacomo Giorgio, questo “Otello” (20/21 gennaio) è una delle proposte più dense della stagione. L’energia della tragedia shakespeariana incontra una drammaturgia inedita firmata daDacia Maraini, che inserisce nuovi equilibri e apre varchi di senso: la parola di Desdemona acquista corpo, mentre Otello stesso non è più solo un outsider tragico, ma simbolo della frattura tra appartenenza e alterità. Otello è un uomo nel vortice, ma lo spettatore è costretto a interrogarsi. Una versione viva, pensata per chi non vuole restare spettatore passivo della violenza e dell’ambiguità del potere.
Riccardo III, diretto da Andrea Chiodi (29 gennaio – 1° febbraio, Teatro Ivo Chiesa), è una delle operazioni registiche più audaci della stagione. Al centro, l’inquietante figura del tiranno shakespeariano viene rivisitata con un’intuizione potente: Maria Paiato, tra le voci più autorevoli e visionarie del teatro italiano, veste i panni del crudele sovrano. La scelta apre a una nuova ambiguità, che non è solo di genere ma di sguardo: il Riccardo di Paiato è oscuro, disturbante, ma anche dolorosamente umano. La sua ascesa e rovina diventano metafora di un potere che corrompe e consuma. La messinscena, elegante e rigorosa, gioca con l’essenzialità e con le ombre, lasciando che sia la parola – incisa, potente – a guidare lo spettatore in un abisso di lucida ferocia.
Con Colpi di timone (5–22 marzo, Teatro Ivo Chiesa), Tullio Solenghi omaggia Gilberto Govi, riportando in scena un classico intramontabile della tradizione ligure. Ma questa non è una semplice operazione nostalgica. Il testo di Enzo La Rosa, nelle mani di Solenghi, si arricchisce di toni nuovi: ironia, certo, ma anche malinconia e riflessione. La storia di un uomo comune che, inaspettatamente, prende in mano il timone della sua vita, e di un’intera azienda, diventa lo specchio di una Genova fatta di saggezza popolare, dignità operaia e resilienza. Solenghi, comico e narratore, padroneggia il ritmo della battuta e la densità dell’emozione, trasformando una commedia brillante in un atto d’amore verso la memoria teatrale e civile del territorio.
Lella Costa veste i panni di una Lisistrata ironica e sovversiva, e la regia di Serena Sinigaglia, questo allestimento, (10/12 aprile) dà nuova forza a una delle commedie più emblematiche della classicità greca. Le donne di Atene, stanche delle guerre volute dagli uomini, decidono di scioperare dal sesso per costringerli alla pace. È una risata che spiazza, quella che scaturisce da questo testo: nasce dal paradosso, ma colpisce perché dice il vero. Sinigaglia, con la sua attenzione ai temi della politica del corpo, e Costa, con l’ironia tagliente e disarmante che da sempre la distingue, danno vita ad un manifesto teatrale della pace, del consenso e della necessità di ascoltare le voci delle donne.
La stagione si chiude con un momento più intimo ma non meno significativo: Acoustic Night 26 (21–23 maggio), concerto teatrale di e con Beppe Gambetta, chitarrista genovese di fama internazionale. Dopo oltre venticinque edizioni, questa “notte acustica” è diventata una tradizione d’autore, capace di rinnovarsi e raccontare ogni anno qualcosa di diverso. Sul palco, Gambetta intreccia la sua musica con parole, racconti, suggestioni. Una narrazione musicale che parla di viaggi, radici e identità.
C’è un respiro ampio e necessario in questa nuova stagione del Teatro Nazionale di Genova. La scelta di mettere in dialogo classico e contemporaneo, tradizione e rischio. Un gesto di fiducia nei confronti del pubblico e nel potere trasformativo del teatro. Tra i palcoscenici, si muovono corpi, suoni, parole che non vogliono solo intrattenere: vogliono interrogare, attraversare, creare relazione. In un tempo in cui la distanza, fisica, sociale, culturale, sembra essere diventata la misura dominante, il teatro risponde con ascolto, con un senso ritrovato di comunità. E questa stagione lo dimostra: non si limita a parlare al pubblico, ma con il pubblico. Il teatro si apre, sceglie la responsabilità, prende posizione, si mette a servizio. “Il teatro è tuo”, recita il claim. Di chi guarda, di chi si emoziona, di chi inciampa, di chi torna. Di chi ancora crede che le luci sul palco possano, davvero, illuminare il presente. E magari anche il futuro.
La stagione completa è consultabile sul sito ufficiale del Teatro Nazionale di Genova
Cartellone 2025/26 Teatro Nazionale Genova