Un libro che racconta le donne ma è scritto da un uomo. 18 racconti, 18 vite, 18 personaggi che alla fine formano un romanzo.
Questo è “Il rosmarino non capisce l’inverno” ultimo libro di Matteo Bussola, edito da Einaudi e saldamente nei primi posti della classifica dei libri italiani più venduti dell’estate.
Matteo Bussola ha interessi poliedrici, diversi. Architetto, decide però quasi subito di dedicarsi alla carriera di fumettista, per poi cominciare a scrivere, altra sua grande passione.
Subito un successo, a partire dal suo primo romanzo, “Notti in bianco e baci a colazione” (2016 Einaudi) , tradotto in diversi paesi e da cui è stato tratto anche un film, fino ad arrivare a “Il tempo di tornare a casa” (2021 Einaudi), ultima raccolta di racconti.
Nel caso de “Il rosmarino non capisce l’inverno” vale la pena conoscere un dettaglio della biografia di Matteo Bussola perché gli dona autorevolezza ed esperienza: vive con quattro donne, una moglie e tre figlie.
E infatti si mostra abile e sensibile conoscitore dell’animo femminile e delle sue fragilità, cogliendone l’essenza e la delicatezza.
“Il rosmarino non capisce l’inverno” è un libro sulle donne che ricercano la felicità, e la ricercano nel loro personalissimo modo, come possono, ostinatamente, coraggiosamente, in modo determinato.
Ad aprire il libro una frase dello scrittore Haruki Murakami (uno degli scrittori preferiti di Matteo Bussola) che ben rappresenta l’essenza del libro:
“a unire il cuore delle persone non è soltanto la sintonia dei sentimenti. I cuori delle persone vengono uniti ancora più intimamente dalle ferite. Sofferenza con sofferenza. Fragilità con fragilità.”
Il libro è costituito da 18 storie, ognuna dedicata ad una donna, ma, quando si chiude l’ultima pagina, si capisce che non è un libro di racconti ma un vero e proprio romanzo, dove i personaggi fanno dei giri imperscrutabili e poi ritornano, a volte sono sullo sfondo ma poi…..
Meglio non rivelare troppo, perché parte della bellezza del libro sta anche nelle pagine finali, quando finalmente ci si svela la trama nella sua completezza.
“a cosa pensa una donna quando lascia qualcuno? Quando si innamora senza scampo? Quando non viene ritenuta all’altezza, quando le dicono che è troppo o troppo poco……… a cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all’improvviso di aver soffocato la propria?”
Come nella vita vera, le protagoniste a volte si sfiorano senza conoscersi, a volte sono influenzate da uno sguardo, da un gesto, dall’aver condiviso un piccolo momento di vita.
L’amore pervade tutto il libro, quell’ amore che si lascia dietro di sé e che ha un senso profondo, gratuito, quello per il quale siamo e saremo ricordati, quello che darà un significato profondo alle nostre esistenze, insieme a quei gesti compassionevoli e gentili che saremo capaci di regalare.
Fil rouge di tutto il libro è Mira, una donna che aleggia su tutte le storie, come una presenza che unisce tutte le altre. Nel primo capitolo, le protagoniste si ritrovano al suo funerale e si tratta di tutte donne capaci di rialzarsi dopo dolori, dispiaceri e perdite profonde, senza mai negare o nascondere le proprie ferite e le cicatrici dei loro animi.
Anche il titolo è metafora di tutto questo, il rosmarino è una piantina estremamente resistente, con l’inverno si secca, sembra sia morta, ma ecco che puntualmente in primavera un timido fiorellino viola ci fa capire che invece la pianta è sempre lì, viva e pronta a rifiorire.
Ultima annotazione, la copertina del libro è stata disegnata da Matteo Bussola, e mi sembra esplicativa dell’amore e della sensibilità che ha saputo mettere in questo suo romanzo, curando, esattamente come sono solite fare le donne, ogni aspetto, affinché ci fosse un senso universale e il suo messagio potesse arrivare a tutti.