Il Pinguino non è morto!

Presentiamo una breve recezione di “Maramao”, il nuovo album di Matteo Ferrari edito dalla Bluebelldisc Music dedicato alla canzone italiana degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso.

Maramao è un album nato dallo spettacolo “Maramao, canzoni tra le guerre” iniziativa che noi di Quarta Parete abbiamo già avuto modo di conoscere. Il CD contiene quattordici interpretazioni che ci presentano uno spaccato delle canzoni italiane più in voga negli anni ’30 e ’40.

In questo album la voce di Matteo Ferrari è stata accompagnata da una formazione strumentale molto particolare e di respiro, se così possiamo definirlo, “europeo”. La fisarmonica di Gino Zambelli e la chitarra di Giovanni Trivella in molti brani hanno dimostrato una certa inclinazione al jazz manouche che si evince particolarmente nell’interpretazione di “Tu musica divina”. Voglio qui citare anche gli altri componenti di questa piccola orchestrina che sono: Bruno Righetti (clarinetto) Ricardo Barba (pianoforte) Nicola Ziliani (contrabbasso) e Federico Negri (batteria).

Matteo Ferrari dal video musicale di “Ma l’amore no”

Le canzoni interpretate sono brani sia lenti che allegri e dunque si passa da slow-fox ai fox-trot. In tutto il disco sono presenti interessanti “trovate”, manifeste in bizzarre soluzioni e arrangiamenti. È il caso della canzone “Lili Marlene” che propone come tappeto musicale delle percussioni che ricordano molto un tamburino militare. In “Il pinguino innamorato” viene riscritto il testo proponendo un finale alternativo dove il pinguino non si è suicidato per amore, ma vive felice con la sua amata. La trovata in “A Zonzo” – che non svelo invitandovi all’ascolto – ci porta sì ai giorni nostri, ma ricalca lo spirito goliardico e di parodia tipico di quel tempo. Pensiamo al programma radiofonico di Nizza e Morbelli de “I quattro moschettieri” dove elementi del passato convivevano con quelli del presente in una continua crasi.

Nel brano “Tornerai”, inoltre, è possibile godere dell’amore che Matteo Ferrari ha per la filologia, intesa come ricerca dei testi che una canzone ha avuto nel tempo. In questo brano infatti l’arrangiamento polifonico a cappella a cura di Armando Franceschini propone i due testi che questa canzone ha avuto.

Interessante la scelta di proporre l’edizione in tedesco di “Non ti scordar di me (Vergiss Mein Nicht)”. Il brano è sicuramente più conosciuto in lingua italiana ma giustamente Matteo Ferrari, cantandolo in tedesco, ci ricorda che questa canzone è nata in doppia versione italiana e tedesca in quanto è stata creata a seguito di una collaborazione cinematografica tra i due paesi.

Il disco è corredato da un libretto in cui sono presentate le canzoni con dovizia di informazioni (se una canzone, per esempio, proviene da uno spettacolo di rivista o da un film). Questi dati sono tutt’altro che facili da reperire e sono il riflesso di un lavoro filologico accurato. Oltre ai dati di quanto inciso, questo libretto è arricchito da numerose foto che ritraggono il nostro Matteo in abiti d’epoca tra paesaggi rustici abbandonati.

Un’ultima riflessione vorrei farla soprattutto in merito alla “reazione musicale” che ha Matteo Ferrari nei confronti dei ritmi allegri. Non credo che il modo di cantare di Matteo abbia voluto ricalcare lo stile dei refrainisti del tempo (ovvero cantanti moderni con forti inclinazioni al jazz) come Ernesto Bonino o Natalino Otto. La sensibilità di Matteo trovo che sia molto più vicina ai grandi soprani leggeri del tempo, come Emilia Veldes o Miriam Ferretti. Ovviamente questa somiglianza non è vocale quanto piuttosto nell’approccio e nella sensibilità al jazz. A Matteo il ritmo sincopato piace, tanto da portarlo alla sua massima espressione canora, anche attraverso trovate brillanti che accostano la canzone al teatro e alla recitazione.

D’altronde le artiste a cui l’ho confrontato provenivano dall’operetta e Matteo proviene dal musical; e tra il musical e l’operetta il passo è breve.