Il passato e il futuro di Noyz Narcos; recensione di “Virus”

  di Francesco Blasi

 

Lo scorso 14 gennaio è uscito l’ottavo album di Emanuele Frasca, in arte Noyz Narcos, intitolato Virus. Sbocciato nei primi anni del Duemila con il collettivo Truceklan, di cui era uno dei maggiori esponenti, il suo stile cupo, ribelle e anticonvenzionale lo ha sempre contraddistinto come uno dei rapper più talentuosi e rispettati della scena hip-hop italiana. A distanza di quasi 5 anni da Enemy, suo ultimo album che lo ha consacrato nel mainstream nazionale, Noyz è tornato a far parlare di sé con un’opera che non ha deluso le aspettative.

Nel corso della sua ormai più che decennale carriera, il rapper romano ha cercato sempre di mantenere la propria attitudine, fatta di eccessi, sregolatezze e ribellioni soprattutto verso le massime istituzioni nazionali. Questa estrema fedeltà ai propri ideali, lo ha consacrato nell’underground che lo considera come uno dei rapper più rappresentativi e più “real”, ma lo ha limitato da un punto di vista commerciale, impedendogli di arrivare al grande pubblico. Negli ultimi due album è evidente un’evoluzione in tal senso, poiché si nota un’apertura dal punto di vista musicale alle tendenze più fresche del momento, mantenendo comunque il flow aggressivo che lo contraddistingue.

Quest’album sembra celebrare il passato di Noyz, ma con uno sguardo verso il futuro. Lo si può notare scorrendo la tracklist dove spiccano i nomi degli americani Raekwon e Cam’ron, esponenti dei leggendari Wu-Tang e Dipset, che sono stati di grande influenza per la musica di Noyz, ma dove troviamo anche Capo Plaza e Sfera Ebbasta, artisti diametralmente opposti rispetto al rapper romano, ma che incarnano la tendenza musicale di oggi. È proprio il brano con quest’ultimo e con Luchè, intitolato Cry later, che può rappresentare il paradigma di quest’evoluzione: strofe metricamente esemplari di due colossi del rap, intervallate da un ritornello dell’artista più in voga del momento, che fa della linea vocale il suo punto di forza. Stesso discorso si può fare per No ratz, con Capo Plaza e Guè, pezzo meno melodico, ma che amalgama passato e presente in maniera vincente.

Ciò che non è cambiato, è il senso di appartenenza che Noyz manifesta nei confronti della sua città natale. Sono tanti gli elementi che rimandano a Roma. Innanzitutto la scelta dei featuring, dove troviamo diversi artisti appartenenti alla scena romana. Saltano all’occhio Volante 4 con Franco126 e Ketama126Daytona 2000 con Rasty Kilo, due pezzi simili per attitudine, dove gli artisti rimangono nella loro comfort zone, descrivendo ciò che li accomuna ovvero il proprio stile di vita, con un flow deciso che si incastra perfettamente con le produzioni di Night Skinny. Inoltre Noyz, attraverso le sue barre, celebra più volte i periodi passati nella capitale. Lo fa in vena autocelebrativa in Worst way : «Scrivevo ‘sti marmi de Roma da quando esisteva la Standa», o con un mood più nostalgico in Dope boy, pezzo di autentica devozione verso i suoi fan: “A Roma, corre er sangue mio, e se non me le fanno l’altri al giro ancora becchi qualche tag mio”. Verano zombie pt.3 invece, è un tributo ai tempi del Truceklan. Il terzo capitolo della saga, che vede le collaborazioni dei protagonisti dei due capitoli precedenti, che erano anche due degli esponenti più importanti della crew, ovvero Gemello e Metal Carter, rappresenta nelle sonorità, nel testo e nel flow lo spirito di uno dei gruppi più iconici della scena hip-hop italiana.

Spine con Coez Blister con Franco126 sono le due canzoni d’amore dell’album. In particolare nella prima, Noyz sembra parlare alla sua ragazza, spiegandogli cosa significa l’amore per lui e cercando di giustificare dei suoi comportamenti, per un pezzo che, come è stato per My love song in Monster, potrebbe essere il singolo dell’album.

Victory lap è la perfetta conclusione dell’opera: un’unica strofa fatta di punch line, flow crudo e incastri perfetti, il tutto sulla solita produzione luminescente di Mace, che riesce ad adattarsi in pieno allo stile di Noyz, sfornando però delle sonorità ben diverse rispetto a quelle a cui sono abituati i fan del rapper romano. Un vecchio e un nuovo Noyz Narcos, dove nel mezzo troviamo un processo di evoluzione che non è sinonimo di cambiamento ma di maturità. Evoluzione necessaria, se si vuole continuare a trovare nuovi stimoli che inevitabilmente, in una carriera così longeva, potrebbero venire meno, limitando così la creatività di un artista che tanto ha dato, ma che nella sua autenticità, ancora ha tanto da dare.