Il mondo che non puoi lasciarti dietro

Il nuovo thriller targato Netflix, ispirato al romanzo omonimo di Rumaan Alam

Il mondo dietro di te, titolo che semplifica l’originale Leave the word behind, è un film che svetta sulla classifica di Netflix, tra i più visti, forse il più visto al mondo oggi… e di immediato non ha praticamente nulla. 

Tratto dal romanzo omonimo di Rumaam Alam, interpretato da un cast stellare, scritto e diretto da Sam Ismail, ha il sapore di un’operazione fruibile su molteplici livelli. Un po’ thriller, un po’ documentario, un po’ metaverso, con spruzzate di Hitchock e Indiana Jones, tra infiniti altri. 

Resta il fatto che, mentre nella estenuata periferia dell’impero gozzovigliamo a suon di rimozioni, una certa America tritura, reinventa, alchemizza eventi e letture degli stessi. Qui anneghiamo in brodi pecorecci, in grado di banalizzare monoteisticamente a commediole sciatte anche il delirio tecno sanitario che ci ha devastati di recente, oltreoceano ci si interroga -con qualche assonanza a “Dont look up– con ambivalente intento sulla storia recente e sui suoi pertugi segreti.

Dalla dichiarazione iniziale “Io odio la gente” della più intensa del solito Julia Roberts, gelida manager in candida vacanza con la famigliola, subito turbata dalla venuta di due sconosciuti che si presumono i legittimi proprietari della villetta affittata -ma chissà-

la storia ci costringe a ripassare tra angoscia e ironia tutti i nostri incubi, privati, storici e sociali: dal golpe incombente a fini di un assoluto stato di controllo, dall’eco ansia sulla fine del mondo, alle navi senza controllo che divorano la spiaggia – illusorio rifugio di tante altre famigliole in cerca di sollievo dalle contraddizioni del quotidiano, dall’incombere sacro e mistico del regno animale, probabile latore di messaggi ierofantici, al black out informatico, gli alert assordanti, dentifrici assassini, collasso mediatico, invasione russa, cinese, islamica, coreana e forse sotto sotto aliena, consumismo estremo e fondi bancari volatili, carte di credito inutilizzabili, moneta digitale, consumismo estremo, pistole nel cassetto di hitcockiana memoria anch’esse -che contro ogni manuale classico di sceneggiatura però non spareranno- auto elettriche in stormo suicida… praticamente il Bignami di un auto-sarcastico declino dell’impero americano, epicentro di un occidente tutto, sinergicamente allo sfacelo.

In questo divertito crogiolo di terrori, come scatole cinesi si affacciano questioni molto serie anche da un punto di vista squisitamente privato, come la radicale riscrittura del nostro globale concetto di protezione, l’angoscia di perdere chi amiamo, la sfiducia nel vicino di casa, la paura del diverso in ogni sua possibile manifestazione, la difficoltà di trovarsi al sicuro, la perdita di rapporti che si sarebbero pensati eterni, nel massacrante setaccio emozionale come relazionale che ogni sfida concentrazionaria impone, la scomparsa dei propri beni materiali – «siamo ciò che abbiamo» – viene anche detto, ma allora come abiteremo la profezia contemporanea del non avere più nulla ed essere felici della nota agenda che sottende la narrazione in  più passaggi?

La camera accompagna virtuosisticamente i sussulti del cuore con movimenti da centrifuga di lavatrice, sostenuta da una musica raffinata ed incalzante.

«Chi ha iniziato vuole che finiamo noi», recita uno dei protagonisti, ma il punto resta proprio quello del presupposto che un inizio ci sia stato. 

Nella generale deriva del pensiero della complessità il film non risponde alla questione annosa dell’uovo e della gallina, restituendo allo spettatore un esorcismo oppure un’amplificazione dei propri terrori più segreti, a seconda del proprio livello di coscienza, di paranoia, di approfondimento, chi lo sa… Un po’ sdrammatizza, un altro po’ inquieta, volendo farsi instillare dubbi spazio ce ne è a iosa. 

Certo non appare del tutto casuale il rimando alla  “malefica cricca che governa il mondo”, sostanzialmente negata in nome della vittoria di un caos meno identificabile, violentemente entropico. 

Eppure non appare neutra la potente partecipazione produttiva dei coniugi Obama, ma io ho solo fatto una quasi recensione, le conclusioni sono aperte, ognuno si faccia la sua personale, purché documentata, idea su chi sia buono e chi cattivo al secolo, questo conviene a tutti forse. Resta il fatto che Elon Musk pare si sia arrabbiato nel vederlo.

Non spoilero il finale -forse più che amichevole- sperando faccia parte di quel mondo che, appunto, nessuno di noi può davvero lasciare del tutto indietro. 

O forse invece sì?

Il mondo dietro di te – Regia: Sam Esmail – Con : Julia Roberts, Ethan Hawke, Mahershala Ali, Myha’la Herrold, Farrah Mackenzie, Charlie Evans, Kevin Bacon, Charlie Evans, Erica Cho, Josh Drennen, Vanessa Aspillaga, Kevin Kenny, Alexis Rae Forlenza – Casa di produzione: Email Corp, Higher Ground Production, Netflix, Red Om Films – Distribuzione in italiano: Netflix – Data di uscita: 22 novembre 2023 USA

Foto di copertina: Mahershala Ali, Myha’la Joel Herrold, Julia Roberts e Ethan Hawke