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Il mito americano tra gioco e disillusione al Fringe Festival di Roma

Due cowboy smarriti attraversano la frontiera tra immaginazione e rovina, in un West che profuma di metropoli e fine del sogno

Il terzo ed ultimo spettacolo andato in scena per il Roma Fringe Festival, al Teatro Cometa Off , ha visto sul palco, al debutto assoluto, la pièce firmata Sam Shepard e portata in scena da Rachele Spinozzi e Francesco Terranova, che con questo lavoro restituiscono al pubblico una lettura originale e visionaria dell’immaginario americano, attraversando i grandi temi della storia statunitense con ironia, fisicità e un’inaspettata vena poetica.

Cowboys#2 – Rachele Spinozzi

Lo spettacolo si apre con un semplice espediente: una scatola misteriosa invade lo spazio scenico, elemento che attira subito l’attenzione e accende la curiosità. I due protagonisti, inizialmente indefiniti, si avvicinano con diffidenza e fascinazione, finché, quasi come per contagio, finiscono per trasformarsi nei Cowboys dell’epopea americana. È il punto di partenza per un viaggio teatrale che è allo stesso tempo gioco infantile e decostruzione simbolica, avvalendosi degli oggetti contenuti nella scatola, che narrano i momenti saliente della storia americana.

Spinozzi e Terranova si muovono sulla scena con una grande padronanza del corpo, costruendo attraverso gesti, posture e dinamiche un mondo immaginario che prende vita fisicamente, passando dalla guerra del Việt Nam , ad una sorta di “western disegnato” dal vivo. La loro fisicità teatrale è una delle componenti più potenti dello spettacolo: ogni sequenza è una composizione scenica, ogni movimento racconta qualcosa del paesaggio interiore dei personaggi. Senza bisogno di grandi scenografie o effetti, lo spazio si popola di canyon, polvere, sole cocente, silenzi e fantasmi, evocati con precisione e senso del ritmo.

Nel cuore della narrazione ci troviamo nella Red Valley, desolata e immobile. I cowboy, ormai pienamente immersi nella finzione, combattono non contro indiani o banditi, ma contro la sete, la fame e la verità. Chet (Francesco Terranova) e Stu (Rachele Spinozzi), i due protagonisti, per sopravvivere si aggrappano all’unico appiglio rimasto: la loro immaginazione. Fingono, esagerano, si illudono, trasformano la realtà pur di non doverla affrontare. È in questo gioco disperato che emerge la vera forza del testo: la denuncia della deriva del sogno americano, consumato da una modernità che ha smarrito il senso dell’armonia con la natura, con l’altro, con sé stessi.

Nel crescendo narrativo, lo spettacolo si fa sempre più inquieto, e la progressiva perdita di coscienza di uno dei due personaggi – Stu – diventa metafora di una generazione intera che si spegne senza accorgersene, consumata non dalla violenza visibile, ma da un vuoto incolmabile. La finzione non viene mai interrotta, fino a un ultimo spiraglio di consapevolezza, quando il morente Stu lancia una condanna netta alla scelleratezza umana, colpevole di aver distrutto l’equilibrio naturale e ogni forma di bellezza originaria.

La parte finale, sorretta da un contributo sonoro molto ben studiato, sorprende e rafforza il senso dello spettacolo. I suoni non sono più quelli del deserto o delle praterie, ma quelli di una metropoli contemporanea, caotica e alienante, che invade lo spazio scenico mentre i due protagonisti restano lì, ancora vestiti da cowboy, figure tragiche e anacronistiche che non hanno più una patria né un tempo in cui riconoscersi. È un finale amaro, spiazzante, che chiude il cerchio e lascia lo spettatore con domande aperte e immagini persistenti.

Una nota va dedicata, con garbo, al monologo conclusivo, ricco di significato ma forse troppo dilatato nei tempi. Dopo una costruzione ritmica ben calibrata per tutta la durata dello spettacolo, la chiusura si perde in un momento un po’ statico, che rischia di attenuare l’impatto emotivo di quanto vissuto fino a quel momento. Una sintesi più decisa avrebbe probabilmente rafforzato l’efficacia del finale.

Cowboys#2 – Francesco Terranova

Nonostante questa lieve flessione, Cowboys #2 si conferma uno spettacolo di grande intensità e valore, capace di coniugare teatro fisico, linguaggio simbolico e critica sociale con una freschezza rara. Spinozzi e Terranova si rivelano interpreti generosi e credibili, capaci di raccontare una storia collettiva attraverso un linguaggio intimo e fortemente visivo. Una chiusura densa per la prima giornata del Festival, che lascia il pubblico con immagini forti e riflessioni profonde.

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Cowboys #2 Roma Fringe Festival, di Sam Schepard, con Rachele Spinozzi e Francesco Terranova – Teatro Cometa Off 14 luglio 2025

Foto di ©Grazia Menna

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